Prima del tablet a monopolizzare il tempo libero di molti bambini e ragazzi è stata la televisione. Lo schermo televisivo è servito a numerosi genitori e adulti come utile strumento per intrattenere i loro figli in modo passivo ma congeniale alle loro esigenze o necessità. Poi è arrivato il tablet e molti genitori lo hanno visto come un perfetto sostituto dello schermo del televisore.
Oggi la maggioranza dei ragazzi (70%) tra i cinque e i quindici anni ha accesso a un tablet o ne possiede uno (30/40%) con il quale si intrattiene felicemente e grazie al quale ha dimenticato o messo in secondo piano la televisione. Il fatto che il tablet sia un dispositivo interattivo e non semplicemente passivo, non è un argomento sufficiente a evitare discussioni controverse sul ruolo dei nuovi dispositivi e delle loro applicazioni. La critica principale è rivolta alla loro capacità magnetica nel distrarre i ragazzi, nel rubare la loro attenzione e nell’impedire loro di dedicarsi a sane abitudini tradizionali, ritenute da molti come necessarie e più educative di quelle, molto tecnologiche, digitali e online attuali. Una su tutte, la lettura!
Benchè non siamo nati per leggere, siamo dotati di un cervello plastico che ha imparato a farlo, da molto lontano, quando gli umani hanno cominciato più di seimila anni fa a fissare su tavolette di creta alcuni segni cuneiformi a cui erano stati associati significati e descrizioni. Internet, smartphone e tablet rappresentano l’ultima versione delle tavolette sumeriche ma con le loro caratteristiche digitali e tecnologiche offrono la possibilità di diverse forme di lettura che poco hanno da spartire con la pratica della lettura tradizionale. Quella che tutti i Baby Boomers hanno praticato e su cui si sono formati e cresciuti. Baby Boomers che oggi amano e giocano con la tecnologia cogliendone i molteplici vantaggi e benefici ma che hanno trascurato gli effetti che essa ha avuto sulle nuove generazioni favorendo un tipo di lettura per immagini, visuale, iconica.
Un tipo di lettura che, come ha scritto Maryanne Wolf nel suo libro Proust e il calamaro, sta creando una trasformazione epocale, una transizione e un cambiamento di paradigma che sta riorganizzando il cervello dei nativi digitali. E’ un punto di vista di una studiosa, neuroscienziata cognitivista, amante del nuovo e della tecologia ma che si interroga criticamente su di essa per cercare di capire verso quale nuova destinazione è indirizzata l’evoluzione del genere umano. E’ un punto di vista condiviso da un numero crescente di persone ma non da tutti, soprattutto non da coloro che vedono nelle nuove tecnologie solo una nuova opportunità per modi di leggere alternativi o che evidenziano con indagini alla mano il ritorno alla lettura degli adolescenti, anche grazie al successo di romanzi come Divergent, la serie di Hangry Games, la saga di Martin, i romanzi di vampiri, Cronache del Mondo Emerso, ecc.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Non in tutti i paesi ma la percentuale di ragazzi tra i 5 e i 15 anni che leggono ogni giorno viene valutata nel 35%/40%. Sono percentuali legate ai paesi anglosassoni che non trovano consensi generali, soprattutto da parte di coloro che vedono nella lettura una opportunità solitamente associata alla classe media e alta e che hanno opinioni diverse sul ruolo della scuola nell’apprendimento alla lettura dei ragazzi. I ragazzi che non leggono a casa o non trovano stimolazioni e ambienti adeguati per farlo, finiscono per doversi confrontare con l’obbligo della lettura a scuola, da cui deriva frequentemente un rigetto o una fuga. Una fuga resa oggi più facile dal possesso di un dispositivo tecnologico che si presta a mille distrazioni e non obbliga ad alcun tipo di lettura perché basta navigare e lasciarsi catturare dalla potenza visuale dell’immagine.
Tra coloro che si interrogano criticamente sulla lettura dei ragazzi prevale la preoccupazione per una lettura che non facilità alcuna immersione dall’inizio alla fine in nessun tipo di storia. Ne deriva un’incapacità a concentrarsi e a contestualizzare il racconto in una narrazione e prevale la tentazione di spostarsi rapidamente verso nuove destinazioni e più facili e immediate gratificazioni. La fine della storia finisce così per perdere molto del suo interesse e nel mancare al suo compito principale, quello di dare un senso al racconto e alla lettura.
Coloro che guardano alla tecnologia come opportunità si interrogano come e cosa fare per fare in modo che fine e senso della storia ritrovino nuovo interesse grazie a nuove modalità e applicazioni per la lettura implementate sui nuovi dispositivi mobili e non necessariamente pensate per il semplice divertimento.
Le due scuole di pensiero si devono confrontare con numerosi studi e ricerche incapaci di suggerire visioni condivise perché sempre molto controverse e condizionate dal background culturale, dall’età, dall’ideologia e dall’appartenenza di classe dei ricercatori. Controversa è soprattutto la valutazione oggettiva dei benefici e dei vantaggi derivanti da una lettura digitale, soprattutto di quella oggi guidata da interazioni di tipo tattili e sensoriali come quelle di smartphone e tablet. Le controversie nascono dal numero insufficiente di studi e dalle disparità che caratterizzano i ragazzi. Non tutti sono nati uguali e pochi sono cresciuti in ambienti che coltivano o hanno i mezzi e il tempo per coltivare la lettura. I dispositivi digitali sono sicuramente validi per bambini affetti da dislessia e da altri problemi legati all’apprendimento e alla lettura e per genitori impegnati ad aiutare i loro ragazzi nell’affrontare la loro difficoltà. Difficile valutare quanto lo siano per ragazzi normali o per ragazzi di provenienza sociale diversa. Inoltre riuscire a definire esattamente cosa significhi leggere oggi è reso estremamente complicato dalla molteplicità di strumenti disponibili, di attività condotte in parallelo possibili e dai nuovi comportamenti multi-tasking dei ragazzi.
All’uscita dell’iPad i ragazzi, così come gli adulti, si sono trovati a sfogliare un libro bellissimo ma anche difficile da leggere come Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, un testo che ogni genitore dovrebbe leggere ai suoi figli o consigliarne la lettura. Oggi i testi per ragazzi e adolescenti in forma di e-book o di applicazioni sono innumerevoli e molti sono stati creati in modo sperimentale e sviluppando nuove idee per facilitare la lettura o per generare con letture di tipo diverso, perché digitali, illustrate e piene di link e bottoni, gli stessi risultati di esercizio delle strutture e dei circuiti neuronali e di apprendimento della lettura tradizionale su carta. Nulla di nuovo se si pensa al libro come uno strumento tecnologico e si guarda alle APP e agli e-book come semplici evoluzioni del testo, passato dall’essere dipinto su una pietra o papiro ad essere stampato da una pressa speciale piena di caratteri. Se così è, le nuove tecnologie rappresentano semplicemente una nuova opportunità, per i ragazzi ma anche per adulti disponibili a dedicare maggiore tempo alla educazione dei loro figli, ripristinando anche la lettura ad alta voce che tanto potrebbe contribuire allo sviluppo del cervello che legge e dell’apparato cognitivo dei più giovani. Un’abitudine facilmente ripristinabile grazie a strumenti potenti e innovativi come il tablet ma che richiede un salto di paradigma mentale e nuove destinazioni d’uso del mezzo tecnologico. Da baby-sitter e giocattolo capace di intrattenere il ragazzo/a e tenerlo tranquillo, il tablet si trasforma in strumento di crescita, sviluppo mentale, affiancamento educazionale e molto altro.
Un modo per contribuire a cambiare l’uso che i figli fanno dei loro dispositivi è di conoscere e imparare a usare le applicazioni da loro preferite e usate. Applicazioni come YouTube, Angry Birds, Minecraft, Candy Crush Saga e altre. Tutte applicazioni difficilmente collegabili alla lettura ma che possono diventare un veicolo utile a suggerire nuove esperienze online e nuovi utilizzi del dispositivo mobile per alimentare immaginazione e creatività, vivere emozioni e sensazioni diverse e sperimentare nuove forme di interazione, di conoscenza e di apprendimento.
Per tornare a essere un oggetto desiderabile, il libro deve cambiare forma. Deve diventare attrattivo, ricco di immagini, ripensato graficamente. Deve cioè seguire la logica del tablet o presentarsi nella forma di contenuto digitale usufruibile attraverso strumenti tecnologici. La tecnologia e la riprogettazione in senso moderno e tecnologico del libro non è comunque sufficiente. Ciò che conta di più è quanto ben descritto da Maryanne Wolf nel suo libro. A fare la differenza è il ritorno alla lettura ad alta voce e all’impegno del genitore nel regalarla ai suoi figli nei primi anni della loro vita. Un’attività che trasforma la lettura in un evento sociale e che favorisce l’interazione, la curiosità e il dialogo (la maieutica al tempo del tablet). Senza la consapevolezza dell’importanza della lettura per il cervello in formazione dei ragazzi, dovremo fare i conti con le conseguenze di una lettura filtrata tecnologicamente o dell’assenza di lettura.
* Suggeriamo la lettura del bellissimo libro di Marianne Wolf: Proust e il calamaro