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Il manifesto di SoloTablet

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18 Gennaio 2021 Redazione SoloTablet
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Dobbiamo andare oltre la semplice divulgazione e promozione della conoscenza tecnologica. E' urgente interrogarsi in modo critico su come e quanto gli artefatti tecnologici stiano modificando la nostra mente, i nostri pensieri e comportamenti, condizionando le nostre conoscenze, percezioni della realtà e interazioni con essa.

Interrogarsi è urgente anche perché, in un'epoca caratterizzata dal massimo della pervasività tecnologica, stiamo cominciando a sperimentare una fase di disincanto emergente che suggerisce di analizzare le tematiche che l'avanzata della tecnologia impone e di riflettere criticamente sugli effetti della tecnologia e i suoi impatti, sia quelli positivi traducibili in vantaggi e benefici, sia in termini di rischi e di conseguenze. Gli uni e gli altri contestualizzati nei molti ambiti abitati dalla tecnologia, mediati e ibridati tecnologicamente. Tutti riferiti a singole persone così come aziende, organizzazioni, entità associative, sociali, economiche e politiche.

La finalità è quella della (Tecno)consapevolezza affiancata dalla responsabilità, dalla gentilezza del linguaggio, dalla solidarietà e dalla generosità, con l'obiettivo di contribuire a un nuovo umanesimo, caratterizzato dalle tecnologie virtuali e delle loro piattaforme e come tale definibile come digitale. Le audience di riferimento sono composte da nativi e immigrati digitali, giovani e vecchi, Baby boomers, Millennial e Generazione Z, nel loro ruolo di individui, lavoratori, tecnici e protagonisti dell'Era Digitale.

Con lo sguardo rivolto al futuro verso un HOMO SAPIENS DIGITALIS capace di mantenere l'umano nell'uomo technologicus e digitalis!

"Esistere, vivere esistendo, sperimentando, conquistandosi nuove libertà fuori dai pantani virtuali inerziali, ripetitivi e abitudinari nei quali ci siamo imprigionati."

 

Per Harari l’Homo sapiens dell’era digitale (Homo digitalis?) si è trasformato in Homo deus, per Vittorino Andreoli in Homo stupidus stupidus. Nel mezzo ci sta un nuovo Homo sapiens, da costruire, come comunità di individui e cittadini con una visione esistenziale, critica della realtà tecnologica e digitale nella quale sono immersi come pesci che non sanno cosa sia l’acqua perché non l’hanno mai lasciata.

E’ un Sapiens capace di guardarsi dentro (Il filosofo non deve limitarsi a scuotere la testa)e di guardare con uno sguardo diverso, di riflettere sul Sé, individuale, di genere e collettivo, disposto ad aprirsi alle novità, alla negatività (neg-attività) dell’esistenza, ai cambiamenti e alle sorprese. Capace soprattutto di elaborare pensiero critico, di riflettere, di decostruire e, nel farlo, di dare forma a pensieri diversi, alternativi, liberi, ribelli, ricchi di senso, utili a vivere la cosiddetta era digitale da esseri umani, in modo esistenziale e non solamente funzionale (La tecnologia affascina. Più affascinante è la questione del nostro destino).

Al nuovo Homo sapiens serve un MANIFESTO, aperto al contributo di tutti!

Scrive Noah Harari che “quando la tecnologia ci permetterà di reingegnerizzare le menti umane, Homo sapiens scomparirà […] e un processo completamente nuovo avrà inizio”. La previsione può rivelarsi errata ma se si riflette sulla profondità dei cambiamenti in corso e il ruolo che la tecnologia sta avendo nel determinarli, si comprende che siamo in una fase di cambio di paradigma. Quando il nuovo emergerà noi potremmo non essere più umani. Cyborgsimbionti, semplici intelligenze artificiali più o meno ibridate, potenti, intelligenti e capaci di apprendere ma non più umane.

Se questa prospettiva è verosimile è più che mai necessaria una riflessione approfondita, puntuale e critica di quanto sta avvenendo. Paradigmatico per questa riflessione è il tema dell’intelligenza artificiale che, più di altri, suggerisce bene il rischio e la sfida che tutto il genere umano si trova di fronte. Un rischio da molti sottovalutato e una sfida da molti accettata forse con eccessiva superficialità. Un tema che comunque è di interesse generale e vale la pena approfondire. E la riflessione deve essere fatta da tecnici, esperti, fautori della IA, ma senza mai dimenticarsi di essere esseri umani.

L’Homo sapiens si trova in una fase critica della sua evoluzione millenaria. La tecnologia che ha creato avanza molto più rapidamente di quanto la sua consapevolezza e coscienza gli permettano di padroneggiarla (Gatti, asini e canarini. Voliere, acquari e gabbie di vetro. Metafore per la tecnoconsapevolezza). La sfida che Homo Sapiens si trova davanti non è negare l’avanzata della tecnologia e la sua evoluzione accelerata, ma fare uno sforzo maggiore per comprenderla meglio, per conoscerne implicazioni ed effetti, per individuare in che modo metterla al servizio e a vantaggio degli esseri umani senza cedergli il controllo e farsi condizionare.

Serve un manifesto! SoloTablet ne ha creato uno!

Il manifesto del nuovo Homo sapiens digitalis

 2019 - Foto di viaggio tra i vulcani e le spiagge nere della Kamchatka

Per riuscire a fare questo l’Homo sapiens dell’epoca digitale contemporanea dovrebbe impegnarsi a:

  • Non dare tutto per scontato affidandosi alla tecnologia, ai suoi giocattoli, ai suoi algoritmi e alle sue piattaforme (“aprire una breccia nella normalità acquisita…osando uno scarto…” - Francois Jullien)
  • Rallentare (unico modo per ri-trovare slancio) per poter meglio ascoltare, sentire, accorgersi, relazionarsi, parteciparsi (“[…] pratica di affidabilità, capace di fecondare la relazione con senso ed appartenenza” - Anna Maria Palma), appartenere, recuperare un campo di senso (capacità di ri-organizzare la realtà) utile alla (tecno)consapevolezza (prendere coscienza, rendersi conto, realizzare)
  • Interrogarsi, dubitare e porsi delle domande sulla relazione con la tecnologia e le sue piattaforme che si esprime in sottomissione, complicità, passività e adeguamento (“sono più importanti le idee della tecnologia” – Vittorino Andreoli)
  • Elaborare pensiero critico sui comportamenti indotti dall’uso della tecnologia recuperando gli argomenti che servono alla critica
  • Riflettere sugli effetti di strumenti tecnologici di cui sappiamo sempre meno, di cui non conosciamo i linguaggi e il codice con cui sono stati creati e del cui utilizzo sociale siamo spesso inconsapevoli, disinformati o misinformati
  • Difendere il NOSTROVERSO resistendo ai varui metaversi in formazione
  • Resistere al pensiero conformistico delle narrazioni digitali e di chi le suggerisce
  • Conoscere meccanismi, processi, modelli di business, finalità, strategie, ecc. alla base delle piattaforme tecnologiche e di chi le possiede
  • Approfondire la conoscenza del proprio Sé, del proprio valoredi quanto serve per dare forma a nuove narrazioni capaci di raccontare sè stessi e non i profili digitali che siamo diventati
  • Volgere lo sguardo al di fuori dei mondi online per vedere, prendere coscienza delle realtà di vita materiale dei mondi offline: realtà declinabili in povertà, disuguaglianze, precarietà, mancanza di lavoro, iper-consumismo, malattie psichiche, crisi ambientali e molto altro
  • Costruire nuove narrazioni, diverse da quelle ormai prevalenti perché uniformate, modellate e mediate tecnologicamente, poco meditate, dominate dal chiacchiericcio godereccio e felicitario della vita digitale e online
  • Decostruire terminologie, parole e concetti (social network mondi chiusi o aperti? Internet libera e democratica?) per dare loro significati veritieri e far emergere ciò che è rimasto implicito o nascosto
  • Disubbidire per non conformarsi alle regole date, a guru, paraguru, influencer, sacerdoti e sacrestani, storyteller e filosofi dell’era digitale
  • Trasgredire (il riferimento è a un libro di Francesco Varanini) le leggi bronzee dell’era digitale
  • Contrastare le tecnocrazie e tecno-burocrazie emergenti, le loro chiese new age e relative ideologie religiose, i loro sacerdoti e intellettuali al servizio
  • Dissentire da quanti agiscono per impedire che lo si possa fare
  • Recuperare la capacità di negare, il negativo (il neg-attivo di Jullien) come elemento per contrastare la falsa positività delle narrazioni correnti in cui tutto deve essere adeguato e adatto
  • Ribellarsi alla omologazione, alla profilazione, alla trasparenza assoluta, all’invasione della privacy personale, all’invadenza degli algoritmi a caccia di dati,
  • Produrre cultura tecnologica alternativa (“If we allow our self a congratulatory adoration of technology to distract us from our own contact with each other, then somehow the original agenda ha been lost.” – Jerome Lanier)
  • Proteggere le prerogative dell’essere umani coltivandone le specificità di senso, di sentimento e di saggezza
  • Riscoprire la collettività, la socialità e la dimensione relazionale incarnata, facendo prevalere la visione del noi più di quella individuale
  • Sostenere le iniziative finalizzate a mantenerci esseri umani capaci di sognare ed (e)sperimentare, di immaginare percorsi e futuri diversi, di desiderare, di agire in scenari e progetti al limite dell’impossibile,
  • Esistere, vivere esistendo, sperimentando, conquistandosi nuove libertà, anche fuori dai pantani virtuali inerziali, ripetitivi e abitudinari nei quali ci siamo imprigionati. Esistere perchè noi umani non siamo fatti, come direbbe Benasayag, solo per funzionare.

 

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