Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale per l’elaborazione di testi di cui molto si sta parlando.
La sensazione è che, fosse esistita una formula superlativa ancor più superlativa di “straordinariamente impressionante”, gli autori avrebbero usato quella.
Il motivo di tanto sbalordimento è semplice: McKinsey chiede a Chat GPT di scrivere, nello stile McKinsey, il paragrafo di apertura di un articolo su come l’intelligenza artificiale (da adesso in poi la chiameremo anche AI) influirà sul mondo degli affari. E scopre che l’AI è in grado di farlo.
ESPERIMENTI DI SCRITTURA. Compiono un esperimento analogo molti altri. Tra questi, l’Atlantic, che pubblica un gustoso articolo di critica alle prestazioni dell’AI. La quale non ha la capacità di capire realmente la complessità del linguaggio e della conversazione umana. È semplicemente addestrata a generare parole sulla base di un dato input… ciò significa che è probabile che qualsiasi risposta generata sia superficiale e manchi di profondità e comprensione.
Il fatto notevole, però, è che – in un curioso gioco di specchi – questo testo è stato scritto dall’AI medesima, in risposta alla richiesta di produrre, nello stile dell’Atlantic, un articolo critico nei confronti dell’AI. L’altro fatto notevole è che l’AI sembra essere piuttosto onesta a proposito di se stessa.
Tra l’altro: l’Atlantic ha coperto ampiamente il tema dell’AI. Qui, se volete dare un’occhiata, ci sono tutti gli articoli.
Anche Federico Rampini, dopo aver sottoposto all’AI un argomento che conosce bene, racconta il proprio sconcerto sul Corriere della Sera: ho chiesto a ChatGPT di scrivere un’analisi di cinquemila parole. Lo ha fatto in cinque minuti. Ho letto il risultato: dignitoso. Non solo per la forma, ortografia e sintassi di un inglese perfetto. Anche il contenuto: una sintesi che definirei equilibrata e aggiornata di informazioni e analisi correnti sul tema della Cina in Africa. Posso fare di meglio io? Per adesso sì… ma anziché cinque minuti ci metterei cinque ore, o forse cinque giorni.
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