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Le origini della rovina attuale

Le origini della rovina attuale

19 Dicembre 2022 Redazione SoloTablet
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BIBLIOGRAFIA TECNOLOGICA - Un testo che forse ha poco a che fare con la tecnologia ma che ne spiega molto bene le sue evoluzioni e accelerazioni passate, tutte all'interno del modello capitalistico, che hanno dato forma ai fenomeni sociali e antropologici, consumistici, di globalizzazione, ed economici attuali

Il libro di  David Graeber Le origini della rovina attuale è pubblicato in Italia da E/O


Quattro saggi inediti e seminali

Antropologo anarchico, critico radicale della disuguaglianza economica e sociale, David Graeber ha scritto per tutta la vita sugli effetti negativi della globalizzazione e come abbia favorito la disciplina del lavoro e il controllo sociale

«Uno dei più importanti pensatori d’antropologia dei nostri tempi».
Journal of the Royal Anthropological Institute

I quattro saggi da cui è composto questo volume corrispondono alle ricerche che David Graeber intraprese negli anni Ottanta del secolo scorso all’università di Chicago. Raccolti in volume con altri nel 2007, sono uno studio antropologico delle origini del capitalismo.

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Visto il carattere totalizzante di quest’ultimo, esaminarle dà modo di riflettere sulle infinite possibilità alternative, sempre presenti, di intendere e di vivere le relazioni sociali, i desideri, il mondo.

Buone maniere, individualismo, gerarchia, proprietà, una critica (alla critica) del consumo, il ribaltamento dei modi di produzione, la creatività sociale e il feticismo, sono solo alcuni dei temi affrontati in questa raccolta. Graeber, anarchico e tra i più brillanti antropologi della sua generazione, ha partecipato al movimento altermondialista ed è stato tra i principali agitatori di Occupy Wall Street.

 

David Graeber
David Graeber (1961-2020) è stato attivista, saggista e antropologo statunitense. Ha insegnato alla Chicago, alla New York University, a Yale e infine alla London School of Economics. Ha collaborato con testate quali Harper’s MagazineNew Left Review e The Guardian. È stato tra i promotori del movimento Occupy Wall Street.

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