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Il destino della tecnica, battere le ideologie.

Il destino della tecnica, battere le ideologie.

14 Novembre 2015 Redazione SoloTablet
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LIBRI DI TECNOLOGIA - Oggi il limite della tecnica è di essere usata come mezzo al servizio dei poteri e non come fine. E della tecnica si serve anche la politica – giacché se il buon senso non ha mai negato l’esistenza di rapporti sociali (cioè politici), invece la «politica» come criterio di organizzazione di tali rapporti è stata sempre messa in questione e travolta, ossia è sempre stata intesa come «ideologia». Poiché solo la tecnica gode del consenso di cui si è detto, «ideologia» dovrebbe essere tutto ciò che non è tecnoscienza.

Emanuele Severino, Il destino della tecnica, BUR

Descrizione

Viene ripubblicato "Il destino della tecnica" apparso nel 1988 presso Rizzoli. Lo scopo distintivo della tradizione occidentale è quello di plasmare il mondo a sua immagine, e lo strumento principe per ottenere questo risultato è la tecnica. Le singole forze in conflitto fra loro all'interno di questa tradizione - il cristianesimo, l'umanesimo, l'illuminismo, il sapere filosofico, il capitalismo, la democrazia, il comunismo, il pensiero scientifico - si sono servite e si servono della tecnica per far prevalere i propri scopi su%quelli antagonisti. Ma la loro è un'illusione.

Trasformata da mezzo in fine, la tecnica ha conquistato il dominio sul mondo contemporaneo. Emanuele Severino tira le fila di una riflessione che da sempre costituisce uno degli assi portanti del suo pensiero e che costituisce per i lettori un'indispensabile chiave d'interpretazione dei grandi temi di oggi: la telematica, le comunicazioni di massa, la globalizzazione, il capitalismo del terzo millennio. Temi che assumono un'inedita profondità e ci appaiono per quello che sono: l'espressione più piena del nichilismo dell'Occidente.

Emanuele Severino nasce nel 1929 a Brescia, si laurea a Pavia nel 1950 con una tesi straordinaria su " Heidegger e la metafisica ". Ottiene la libera docenza in filosofia teoretica nel 1951. Dopo un periodo di insegnamento come incaricato all'Università Cattolica di Milano, nel 1962 diventa ordinario di Filosofia morale presso la stessa Università. Nel 1964 sconvolge il dibattito teoretico con il saggio " Ritornare a Parmenide ". Dal 1970 è ordinario di Filosofia teoretica presso l'Università di Venezia dove è stato direttore del Dipartimento di filosofia e teoria delle scienze fino al 1989. E' accademico dei Lincei. Tra le sue numerose opere ricordiamo: " Note sul problematicismo italiano ", Brescia, 1950; " La struttura originaria " (1957), Milano, 1981; " Studi di filosofia della prassi " (1962), Milano, 1984; " Essenza del nichilismo ", Milano, 1972; " Gli abitatori del tempo ", Roma , 1978; " Legge e caso ", Milano, 1979; " Le radici della violenza ", Milano, 1979; " Destino della necessità ", Milano, 1980; " A Cesare e a Dio ", Milano, 1983; " La strada ", Milano, 1983; " La filosofia antica ", Milano, 1985; " La filosofia moderna ", Milano, 1985; " Il parricidio mancato ", Milano, 1985; " La filosofia contemporanea ", Milano, 1988; " Il giogo ", Milano, 1989; " La filosofia futura ", Milano, 1989; " Alle origini della ragione ", Milano, 1989; " Antologia filosofica ", Milano, 1989; " Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica ", Milano, 1990; " La guerra ", Milano, 1992; " Oltre il linguaggio ", Milano, 1992; " Tautotes ", Milano, l995; " La gloria ", Milano, 2001. Ha pubblicato, inoltre, una storia divulgativa della filosofia (Filosofia antica, moderna, contemporanea, futura), ed un manuale scolastico (Filosofia, 3 volumi). Ci troviamo di fronte ad un lavoro sterminato e, per lo più, scritto con un linguaggio da addetti ai lavori. Massimo Cacciari lo definisce un gigante, l'unico filosofo che nel Novecento si possa contrapporre a Heidegger.

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