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L'uomo è antiquato

L'uomo è antiquato

13 Settembre 2018 Redazione SoloTablet
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BIBLIOGRAFIA TECNOLOGICA - Un libro del 1956, costruito intorno alla percezione dell'autore che l'uomo non sia più al centro della Storia, spodestato dalla tecnica. Una visione profetica visto il ruolo e la forza delle nuove tecnologie e l'accelerazione di fuga della tecnologia attuale. Rispetto alle macchine che ha creato, sempre più perfette, efficienti e intelligenti e sostanzialmente eterne, secondo Anders, l'uomo è antiquato, obsoleto, subalterno. E lo diceva negli anni cinquanta.

Il libro di Gunther Anders L' uomo è antiquato. Vol. 1: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale è pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri

In questo libro del 1956, Günther Anders muove dalla diagnosi della "vergogna prometeica", cioè dalla diagnosi della subalternità dell'uomo, novello Prometeo, al mondo delle macchine da lui stesso create, per affrontare il tremendo paradosso cui la bomba atomica ha posto di fronte l'umanità, costringendola fra angoscia e soggezione.

La vergogna prometeica è legata anche a un senso di "dislivello", di non sincronicità, tra l'uomo e i suoi prodotti meccanici che, sempre più nuovi ed efficienti, lo oltrepassano, facendo sì che egli si senta "antiquato".

Oltre che perfetta la macchina è ripetibile, standardizzata, riproducibile in esemplari sempre identici; quindi possiede una specie di eternità che all'individuo umano è negata.

Di qui, una rivalità, una impari gara dell'uomo, una inversione dei mezzi con i fini, di cui Anders analizza con grande anticipazione tutta la portata. In particolare, là dove tratta delle tecniche di persuasione, soprattutto televisive e radiofoniche, che ci assediano con immagini-fantasma, irreali, di fronte alle quali l'individuo diventa passivo, maniaco, incapace di pensare e comportarsi liberamente.

 

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