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Questa non è la storia di David

Questa non è la storia di David

23 Settembre 2020 Redazione SoloTablet
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“Questa non è la storia di David” è un romanzo breve di Anna Mur.

Siamo all’indomani della scarcerazione di Gregg De Sandri, professore di filosofia incriminato sette anni prima per il brutale omicidio della sua compagna. L’ex detenuto riesce ad infiltrarsi nel carcere da cui era stato appena rilasciato, uccide un prigioniero e rapisce gli altri due presenti in cella.

Ma non si tratta di detenuti come tutti gli altri: nell’ambito di un programma sperimentale, ai prigionieri è stato espiantato l’encefalo e si trovano ora in uno s

tato di incoscienza, all’interno di contenitori criogenici, in attesa di venir re-impiantati in un corpo bionico (come è accaduto allo stesso professore al termine della sua pena).

La trama si sviluppa con le ricerche del professore e della sua preziosa “refurtiva”, indagando sui moventi che lo hanno indotto a compiere il suo crimine e ripercorrendo le storie degli altri detenuti.

Ci troviamo in un contesto in cui la Ricerca in ambito neuroingegneristico ha fatto passi da gigante, permettendo l’innesto di microelettrodi sul cervello in grado di trasmettere i segnali ad un computer che, a sua volta, istruisce il corpo bionico perché compia l’attività desiderata.

Le indagini sono condotte dalla collaboratrice della polizia Olivia e dall’agente Phil, anch’egli dotato di un corpo bionico. I due non potrebbero essere più diversi: rigorosa, ligia al dovere e fiduciosa nella “versione dell’establishment” lei; indifferente, leggero e polemico con il “sistema” lui. Anche per questa loro complementarietà, i due formano una coppia ideale.

I temi della scelta e del condizionamento sono presenti nel romanzo sotto più forme.

Come spesso accade, i primi su cui viene effettuata la sperimentazione sono i soggetti deboli della società, i più condizionati dal “bisogno” e di conseguenza privi di una reale scelta (nel caso dei detenuti, ad esempio, la partecipazione al programma permette di ottenere uno sconto di pena e la promessa di seguire un adeguato periodo di riabilitazione per la loro reintroduzione nella società civile, cosa che si rivelerà falsa).

La protagonista è condizionata dal suo bisogno di primeggiare e, almeno fino all’arrivo di Phil, è sola e non riesce a collaborare con altri.

Phil stesso è dotato di un corpo artificiale: ma questo gli permette di agire autonomamente oppure, come lui stesso teme, ha “venduto l’anima al diavolo”? Chi gli garantisce, ad esempio, che il computer a cui è collegato sia obiettivo ed interpreti correttamente le azioni che lui intende svolgere?

Questo romanzo si interroga su cosa accade quando si perde il controllo della tecnologia che, nata per ovviare a problemi di salute (nel romanzo si accenna ad un’epidemia che ha messo in pericolo la sopravvivenza stessa del genere umano) diviene da mezzo, un fine.

L’opinione dell’autrice Anna Mur, al suo primo romanzo auto-pubblicato, è che quando possibile si dovrebbe tornare spesso dal fruitore della tecnologia, in maniera autonoma da interessi di parte, per correggere possibili storture e perché l’individuo possa continuare a chiedersi se i potenti strumenti di cui sta beneficiando siano voluti oppure no e a quali condizioni, nella consapevolezza che quell’individuo nel frattempo è cambiato, e non è più la stessa persona che aveva acconsentito all’uso della tecnologia.

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