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Cybercultura (Pierre Levy)

Cybercultura (Pierre Levy)

11 Dicembre 2020 Redazione SoloTablet
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Un libro datato ma fondamentale per chi volesse immergersi nella cultura digitale e virtuale che ha accompagnato l'avventura tecnologica degli ultimi anni. Un'avventura che ha visto la trasformazione dell'essenza stessa di cultura verso una "presenza virtuale dell'umanità a se stessa" e una cultura universale nella quale tutti gli umani possono incontrarsi. Una cultura universale che, a differenza di quella dei mondi chiusi con la loro cultura orale e delle società civilizzate caratterizzate dalla comunicazione scritta, è diventata mondiale ma non totalizzante, sempre conflittuale e inegualitaria. Una cultura caratterizzata dalle reti e da interazioni effettive e concrete, nelle quali le comunità virtuali costruiscono e dissolvono in continuazione la loro realtà e totalità nel flusso continuo, simultaneo e sincronizzato del cyberspazio.

 

"Una tecnica non è nè buona nè cattiva (dipende dagli, usi, dai contesti e dai punti di vista) e neppure neutrale (essendo condizionante o cogente...). Non si tratta di valutarne gli impatti ma di individuare le irreversibilità in cui uno dei suoi usi ci immette, le occasioni che può permetterci di cogliere, e di formulare progetti che sfruttino le virtualità di cui è portatrice, decidendo cosa farne in futuro."

 

Autore

Perre Levy, filosofo francese, insegna all'università di Parigi VIII nel dipartimento Ipermedia. È uno studioso delle implicazioni culturali della tecnologia e dell'informatizzazione, del mondo degli ipertesti e degli effetti della globalizzazione. È titolare della cattedra di Intelligenza Collettiva all'università di Ottawa ed autore di numerosi testi tra i quali L'intelligenza Collettiva e Il virtuale.


Con questo libro il filosofo Pierre Levy affronta la sfida teorica della cybercultura ponendosi, negli anni novanta, domande ancora oggi di attualità. Domande sui significati della cultura digitale emergente, sui movimenti culturali e sociali che l'hanno prodotta, sui suoi rapporti con le forme del sapere esistenti e sulle mutazioni da essa messe in moto in ambiti diversi quali quello della formazione e dell'educazione ma anche artistico, dell'organizzazione del territorio e dello spazio urbano. Alla base di tutte le domande c'è la ricerca da parte di Levy di quali siano le implicazioni culturali delle nuove tecnologie e dei loro linguaggi, degli effetti della navigazione in Internet e della frequentazione dei suoi spazi digitali, dei luoghi abitati online e della Realtà Virtuale, dei nuovi strumenti multimediali e della interattività tecnologica. Nel porsi queste domande Levy offre al lettore una presentazione delle nuove tecnologie emergenti, dei loro linguaggi e significati e del loro uso sociale. Il tutto molto prima dell'arrivo dell'era Mobile, della pervasività di smartphone e APP e soprattutto del fenomeno che ha cambiato il modo di dialogare con la tecnologia rappresentato dall'arrivo dei social network e dai media digitali. 

Pierre Levy è un autore che non ha bisogno di presentazioni per tutti coloro che hanno vissuto le rivoluzioni tecnologiche che si sono susseguite dagli anni ottanta. Il libro Cybercultura merita una menzione particolare perché offre una riflessione di filosofia politica sulla comunicazione del sapere e su come essa possa essere comunicata e distribuita. L'assunto di base è che Internet (e le nuove tecnologie correnti) non è solo una rivoluzione tecnologica ma innanzitutto sociale e culturale oltre che politica e antropologica. La tecnologia non è qualcosa di alieno dalla vita autonoma ma ha senso per la sua intima correlazione con il mondo. Le sue rivoluzioni, unitamente alla loro opacità e capacità manipolatoria, non nasce dal nulla ma da processi di mutamento sociale e tecnologico nella produzione e distribuzione della conoscenza. 

La trasmissione orale del sapere, la scrittura e poi i media tradizionali hanno portato ad una universalizzazione della conoscenza ma a spazi privi di interazioni e caratterizzati dalla passività del ricevente. L'arrivo di Internet e la pervasività della Rete delle reti ha introdotto nuove forme di comunicazione di tutti verso tutti e di interazioni che hanno reso possibili nuove modalità do distribuire e condividere conoscenza. Il tutto è stato reso possibile dall'esistenza di un movimento sociale e culturale che ha tratto vantaggio dagli strumenti tecnologici di interconnessione, di comunicazione ipertestuale e di socializzazione online attraverso la creazione di comunità virtuali (oggi evolutesi in social network) e di una intelligenza collettiva prodotta dalla maggiore disponibilità e accessibilità all'informazione e della condivisione di conoscenze. 

Lo scenario prodotto dalla tecnologia è un cyberspazio, un insieme di spazi digitali ricchi di informazione, di saperi e di conoscenze, capace di attrarre tutti, anche coloro che non hanno ancora dimestichezza con la Rete o ne sono esclusi. È uno scenario che mette in crisi modelli e realtà ad esso precedenti come quelli dell'insegnamento gerarchico (la scuola come animatrice di nuove forme di intelligenza non nozionistica), dei media tradizionali, del mercato, delle professioni e che suggerisce l'adozione di nuovi linguaggi e concetti (interconnessione, interattività, intelligenza collettiva, ecc.), l'esperienza di nuove pratiche come quella dell'apprendimento continuo e permanente e dell'informazione intesa come bene pubblico da condividere. 

Con grande anticipo e con un approccio tecnofilo ma mitigato dalla riflessione critica del filosofo, Pierre Levy descrive l'avvento della Cybercultura ai suoi esordi come una trasformazione dell'essenza stessa della cultura. Una trasformazione che nasce dalla sua carica universale finalizzata a orizzonti fatti di spazi virtuali interconnessi nei quali i suoi abitanti partecipano alla produzione e condivisione di conoscenza, producono cultura e partecipano ad una intelligenza collettiva ubiquitaria. 

Per Levy la Cybercultura è la terza tappa dello sviluppo degli esseri umani dopo quella delle società chiuse con tradizioni orali dell'antichità e quella delle società civilizzate fondate sulla scrittura e la stampa che hanno dato forma a nuove posisbilità di memoria sociale e di cultura. La terza fase di questa evoluzione, quella della Cybercultura, corrisponde alla mondializzazione delle società, alla globalizzazione e alla planetarizzazione economica, alla interconnessione delle reti di informazione e dei trasporti di merci, ma anche all'affermazione di nuove forme di comunità non totalizzanti e fondate sulle diversità delle culture (comunità di pratica o di interessi), sullo scambio e anche sulla conflittualità. 

Dopo le intelligenze collettive di tipo diacronico legate alla storia delle grandi tradizioni intellettuali e religiose del passato, la cybercultura è frutto della grande sincronia del cyberspazio, della sua forma orizzontale, simultanea e atemporale. Il cyberspazio, con il suo pullulare di comunità, di iniziative e di opere "è un immenso atto d'intelligenza collettiva sincronica, convergente verso il presente, lampo silenzioso, divergente esplosivo come le sinapsi dei neuroni."

 

Scheda libro

Titolo intero: Cybercultura

Titolo originale: Cyberculture

Genere: Scienze sociali

Listino: ESAURITO

Editore: Feltrinelli

Collana: Interzone

Pagine:

Data uscita: 29/10/1998

 

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