
In questo libro l'autore, professore alla Harvard Business School, separava le tecnologie in due categorie, quelle che intervengono per migliorare l'esistente (sustaining) e quelle invece che all'opposto ( disruptive ) operano per disgregare l'esistente per sostituirolo con qualcosa di nuovo. Le prime si appoggiano su elementi pre-esistenti e consolidati, le seconde mancano nella loro fase iniziale di completezza, non offrono prestazioni elevate, vengono ustae e sperimentate da audience poco numerose e potrebbero non avere una applicazione immediata nella realtà.
Il libro scritto nel 1997 portava come esempio di Disruptive Technologies il telefono inventato da Alexander Graham Bell come macchina elettrica parlante e non poteva contenere esempi in grado di smentire ricerca ed evidenza storica come quello rappresentato oggi dall'iPad. Un dispositivo che ha trovato da subito un pubblico vasto, che è penetrato immediatamente nelle aziende ed ha trovato numerosi ambiti di applicazione fornendo prestazioni elevate e funzionalità innovative.
Le aziende che hanno adottato il tablet si trovano oggi di fronte ad una scelta difficile: continuare con l'esistente affidandosi a tecnologie evolutive e di miglioramento/ammodernamento o adottare il nuovo paradigma suggerito dall'iPad/tablet. Nel primo caso la conoscenza, le buone pratiche e le competenze accumulate sulle tecnologie esistenti, facilitano lo sviluppo morbido che garantisce quanto è stato acquisito anche in termini di capacità nel produrre risultati. Nel secondo caso invece può essere complicato giustificare economicamente ( costi, budget, risorse ) l'adozione di tecnologie che impediscono nell'immediato di avere ritorni sugli investimenti certi e tranquilli.
SAP investe nel brainstorming
Il fenomeno del tablet suggerisce nuove riflessioni e può portare molti manager d'azienda a scelte radicali e 'disruptive' più rapide e sicure. La crescita numerica di tablet venduti ed utilizzati in azienda è esponenziale e il ROI derivante da investimenti su progetti tablet produce risultati in tempi molto stretti ( da pochi mesi a tre anni ) rispetto a progetti simili del passato.
La rivoluzione passa dall'applicabilità e utilizzabilità del tablet in tutti gli ambiti di lavoro e in quasi tutti i mercati merceologici siano essi privati o pubblici, ma anche dal cambiamento che sta avvenendo nel modo in cui le persone interagiscono con il computer. La interfaccia touch/multitouch ha nella realtà messo in soffitta non soltanto il mouse, la tastiera, gli stilo ma anche le 'finestre'.
Le nuove interfacce utente non si limitano a interagire con le nostre dita come se fossero composte da bottoni virtuali ma comprendono la nostra gestualità esercitata sullo schermo per istruire e comandare in modi fino ad oggi quasi impensabili. Il cambiamento nell'interazione uomo-macchina è più profondo del risultato ottenuto. Il tablet iPad può oggi essere sviluppato come un architetto o un ingegnare disegnano un edificio per soddisfare le esigenze personali dei loro clienti. Le APP basano molto del loro successo sulla loro abilità nell'utilizzare le tecnologie e le funzionalità di base del dispositivo e sulla abilità dello sviluppatore nel creare User Experience coinvolgenti perchè realizzate con accorgimenti intelligenti e personalizzati grazie al ricorso alle gestures.
In pratica l'interfaccia utente non è più assimilabile allo schermo, alla tastiera e/o al mouse ma all'intero dispositivo e alle sue caratteristiche incorporate di fotocamera, di GPS, di accelerometro ecc. Il tablet è multilingua e si adatta senza problemi ( senza dover cambiare la tastiera e il software ) alle specificità di ogni singola lingua, anche arabo, ebraico, cinese e/o giapponese ( orientamento destra-sinistra e alto-basso).
Pensare, nell'ottica del libro di Clayton Christensen che l'iPad/tablet non sia una 'disruptive technology' significherebbe non avere colto alcunchè della componente rivoluzionaria, disgregatrice del vecchio e di forte cambiamento in esso implicita.