
E' un fatto che molte aziende si sono trovate impreparate alle più recenti innovazioni tecnologiche e soprattutto sono state sorprese dalla loro rapida diffusione e pervasività. L'esempio più recente è quello della rivoluzione Mobile innescata dall'arrivo sul mercato di uno strumento magnetico come l'iPhone. Le aziende hanno visto lo smartphone arrivare in azienda e ne hanno subito cavalcato l'onda commerciale e operativa ma sono state lente nel comprendere l'impatto che esso avrebbe avuto sui dipartimenti e sulle strategie IT aziendali. Soprattutto non hanno compreso come una rivoluzione di massa e partita dal mercato consumer stesse cambiando comportamenti, stili di vita, aspettative e bisogni dei loro dipendenti rispetto agli strumenti di lavoro da utilizzare nelle loro attività lavorative. Prima del Mobile, il computer si portava a casa dall'azienda, con l'arrivo dello smartphone il viaggio del dispositivo ha cambiato direzione dando luogo alle pratiche BYOD in azienda.
Enterprise mobility? Alcune domande inevitabili.
Lo smartphone con le sue APP e l'esperienza utente a esse associata è diventato rapidamente un cavallo di Troja potente per la penetrazione rapida delle nuove tecnologie in azienda. Il tutto è avvenuto nonostante le resistenze e, in alcuni casi, la contrarietà e l'opposizione di molti responsabili IT, preoccupati dalla percezione, dimostratasi errata, di una potenziale carica anarchica e caotica dei nuovi strumenti tecnologici. Oggi lo smartphone è penetrato in ogni tipo di organizzazione, le pratiche BYOD sono state accettate ovunque, anche se regolamentate da sane policy aziendali, e per gestirne l'impatto si sono introdotte in azienda strumenti di Enterprise Mobile Management nella forma di EMM, MDM (Mobile Device Management) e MAM (Mobile Application Management).
Oggi lo smartphone non è più oggetto di discussione ma strumento potente per strategie di trasformazione digitale. Queste strategie richiedono tempi accelerati, una nuova cultura tecnologica e digitale e una predisposizione mentale alle nuove tecnologie. Non tutti in azienda sono in grado di adeguarsi e adattarsi. Sicuramente non lo sono coloro che sono arrivati in ritardo a comprendere la profondità della rivoluzione digitale e la sua influenza nel determinare il successo o il fallimento di un'azienda o di una strategia. A fare la differenza ci sono però le nuove generazioni di Millennial che, lentamente ma inesorabilmente, stanno sostituendo in azienda i rappresentanti delle generazioni precedenti e permettendo il superamento veloce del digital divide generazionale.
Essere un Millennial non significa necessariamente avere una cultura digitale adeguata ai bisogni tecnologici e strategici di un'azienda ma essere portatori e portatrici di comportamenti, stili di vita, atteggiamenti e modi di pensare diversi rispetto alle generazioni precedenti. Da queste diversità, espresse ad esempio nella capacità di multitasking e di lavorare collaborando, emerge la cultura necessaria a permettere alle aziende di implementare con successo le loro strategie di trasformazioni digitali.
Numerose indagini evidenziano come molti Millennial, quando si tratta di scegliere un'azienda per cui lavorare, preferiscano scegliere quelle percepite come più innovative perché hanno già adottato strategie di trasformazione digitale. Un segnale forte che suggerisce di implementare iniziative utili ad attrarre personale Millennial in modo da poterne sfruttare cultura, approcci e capacità per trasformare infrastrutture tecnologiche aziendali ma soprattutto modelli di business, processi e flussi di lavoro.
La trasformazione digitale sarà Millennial o non sarà!