
Demis Hassabis, uno dei fondatori della startup DeepMind, ora acquisita da Google, è stato tra i primi a raccontare che una intelligenza artificiale generale sia oggi possibile. Lo ha fatto in convegni e interviste nei quali ha presentato la visione di macchine intelligenti (AGI – Artificial General Intellgence) capaci di giocare a scacchi, riconoscere foto, tradurre da una lingua a un’altra ma anche di fare calcoli, comporre novelle, conversare e prendere decisioni. Una intelligenza che solo gli umani vantano ma che è differenza da essa può disporre di illimitate capacità di calcolo e soprattutto di dati. Il cervello umano è delimitato e limitato dalla scatola cranica che lo contiene, AGI non ha scatole craniche, può essere distribuita e disporre di risorse limitate solo dall’energia e dai server/processori disponibili. Il cervello umano è lento, AGI può essere molto veloce e scalabile, con la sua capacità di apprendere poi potrebbe diventare sempre più intelligente.
Le intelligenze artificiali odierne sono molto diverse da quelle del passato. Più che cercare di replicare il cervello umano sono impegnate a far parlare tra loro componenti diversi, tutti capaci di interconnettersi e di apprendere. Più che cercare di ricostruire la componente hardware dell’intelligenza umana, il cervello, cercano di catturarne la mente, i suoi processi, molti legati al flusso di informazioni di cui hanno bisogno, le sue esperienze.
DeepMind, la creatura di Hassabis, è nata nel 2010 ed è subito stata capace di raccogliere importanti investimenti milionari per poi essere acquistata per 600 milioni di dollari da Google nel 2014. Oggi DeepMind opera come entità separata dentro la galassia Alphabet ma ha il vantaggio di poter attingere al ricco portafoglio di investimenti di Google. Grazie a Google oggi DeepMind ha la possibilità di implementare la sua visione di AGI. Una visione fondata sulla capacità della macchina di apprendere dall’ambiente nel quale è inserita, anche se di esso non conosce nulla, di farlo partendo da zero e con in dotazione una semplice rete neuronale. Una rete fatta d livelli diversi di strutture computazionali che usano le informazioni rilevate per esaminare l’ambiente con gradi diversi di astrazione e sperimentare/imparare sbagliando. Un po' come se stesse giocando a scacchi o Go (AlphaGo è l’AGI che ha stupito tutti nel 2016 così come Deep Blue è l’AI che lo fece nel 1997). Con la differenza, rispetto a DeepBlue, di farlo con comportamenti, scelte e decisioni percepibili come umane, perché creative e financo artistiche.
Benchè separata, oggi DeepMind è sempre più promossa, pubblicizzata e controllata da Google che, grazie ai suoi finanziamenti e investimenti è diventata la vera protagonista del futuro delle AGI di DeepMind. Una realtà che, se Hassabis avesse ragione, porta molti a preoccuparsi per i possibili utilizzi che di una tecnologia di questo tipo potrebbe essere fatto da un’azienda che non ha mai nascosto la sua volontà e visione di controllo del mondo, grazie alle sue numerose tecnologie (dimenticatevi Google Search).
Nel frattempo Google non perde occasione di celebrare ogni nuova fase evolutiva di DeepMind che si presenta nella forma di nuove capacità, le più strane, applicabili ad ambiti diversi, come prevedere la struttura tridimensionale di una proteina o rendere sempre più efficienti, grazie a nuovi algoritmi, i Data Center di Google.
Le AGI DeepMind al momento stanno mostrando la loro abilità nei mondi virtuali e digitali, meno nella vita reale. Forse perché le due realtà pur essendo parallele continuano a essere diverse, percepite e vissute in modo diverso da chi le sperimenta. Cosa potrebbe succedere se DeepMind cominciasse a giocare la sua partita anche nella realtà fattuale? Cosa succederebbe se diventasse un altro strumento per allargare il potere di Google? Cosa succederebbe poi se, continuando ad apprendere, le AGI DeepMind diventassero sempre più potenti e indipendenti? E le domande potrebbero proseguire. Tutte domande che oggi dovrebbero servire a riflettere sul futuro delle intelligenze artificiali e su quello del genere umano che, per come lo conosciamo noi, nel prossimo futuro potrebbe anche non esistere più!