
Ne deriva ovviamente che se governi, imprese e utenti provvederanno ad eliminare il software privo di regolare licenza dai sistemi informativi, dalle reti e dal cloud, ciò si tradurrà in un netto vantaggio in termini di riduzione delle minacce in ambito di cyber security.
L’analisi statistica ha rapportato i tassi di software privo di licenza installato in ben 81 nazioni (fonte BSA Global Software Survey, giugno 2014) al dato di attacchi malware subiti sui computer dei medesimi Paesi, risultante da un’indagine condotta da Microsoft (Microsoft Security Intelligence Report, maggio 2014). Il raffronto ha riscontrato una forte correlazione positiva (corrispondente a una ratio pari a 0,79 su un massimo di 1) tra tasso di utilizzo di software illegale e incidenti legati al malware. Per avere un ordine di raffronto, la ratio che collega l’abitudine al fumo con il rischio di cancro al polmone è di 0,72!
Il senso della vita
La ricerca si fonda sulla principale ricerca di BSA ,che esamina i tassi d’illegalità negli impieghi di software a livello globale: nel 2014, tale BSA Global Software Survey ha riscontrato in Italia un tasso di pirateria pari al 47%, superiore alla media mondiale (pari al 43%, ma ovviamente comprensiva anche delle economie in via di sviluppo). È curioso notare che la stessa ricerca notava la consapevolezza di molti utenti di computer in tutto il mondo, che indicavano proprio le minacce alla sicurezza originate dal malware come principale deterrente all’utilizzo di software pirata. Al quale il 69% di loro associa il timore di accessi non autorizzati di hacker, e il 59% il rischio di subire perdite di dati.
BSA invita pertanto le organizzazioni – sia pubbliche che private – ad implementare i più accurati controlli interni, come ad esempio le pratiche di software asset management allineate con gli standard ISO, al fine di ridurre la loro esposizione alle minacce informatiche, assicurandosi che tutto il software installato sui propri sistemi sia originale.