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Internet e cosa è diventato

Internet e cosa è diventato

28 Novembre 2016 Redazione SoloTablet
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E se Internet fosse semplicemente un unico grande acquario mondo nel quale pesci di ogni forma, colore e dimensione nuotano felici e contenti, nonché ignari della loro sorte e dell’ambiente circostante, del cibo che viene loro offerto e del perché si trovino ad esistere nella forma di pesce? Da città utopica ricca di opportunità per tutti, Internet si sta trasformando in un territorio infido e pieno di rischi imprevedibili. Almeno questo è quanto emerge da numerosi fatti di cronaca che hanno caratterizzato il 2016.

Utopia Internet e promesse

Internet continua a essere un spazio aperto a tutti e ricco di grandi opportunità. Al tempo stesso è diventato anche lo spazio preferenziale per criminali sempre meglio organizzati capaci di trasformare l'utopia in distopia e la connettività reticolare e globale in un nuovo ordine del caos. A rischio non c'è solo la privacy e la riservatezza individuali ma anche i conti correnti e i beni delle persone così come gli asset e le finanze delle aziende e delle organizzazioni.

L'affermazione è certamente esagerata ma genera dalla semplice osservazione di quanto è successo durante il corso del 2016 in termini di attività criminali legate alla Rete delle reti. Non tutti gli eventi hanno avuto le prime pagine dei giornali italiani perchè svoltisi in paesi solitamente fuori dal nostro osservatorio mediatico e giornalistico ma tutti hanno evidenziato un fenomeno emergente di pericolosità e rischio crescente legato ad una crescita quantitativa e qualitativa degli attacchi criminali attraverso Internet e i media digitali.

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La realtà dei fatti

In febbraio 2016 una banca del Bangladesh ha visto volatilizzarsi più di cento milioni di dollari per avere visto violato il suo sistema di accesso al sistema usato per i pagamenti internazionali interbancari. Entrati in possesso di questi codici i criminali hanno provveduto a trasferire il denaro dalle riserve bancarie a conti fasulli e, prima di abbandonare la scena, hanno modificato il software applicativo per eliminare le loro tracce e non farsi individuare. Negli Stati Uniti a giugno un attacco criminale ha permesso il furto di quasi 20 milioni di informazioni personali di cittadini americani, comprese informazioni riservate usate dall'amministrazione americana per l'assunzione del personale. In ottobre un'azienda di telecomunicazioni inglese ha visto volatilizzarsi i dati personali di quasi duecentomila clienti. La lista potrebbe continuare, tanto sono stati numerosi gli attacchi di questo tipo che hanno caratterizzato il 2016 così come avevano caratterizzato l'anno precedente.

Il libro I pesci siamo noi: pesci, pescatori e predatori nell'acquario digitale della tecnologia è disponibile sullo store online di Delos Digital

I fatti di cronaca legati a Internet non riguardano solo furti o truffe di tipo finanziario ma anche azioni di bullismo digitale come quelle che hanno portato al suicidio della ragazza di Napoli, attività finalizzate a scopi politici come quelle che hanno caratterizzato la campagna elettorale americana e che per alcuni hanno favorito l'elezione di Trump o attività come quelle che in settembre hanno bloccato centinaia di server mettendo in crisi alcuni dei principali portali e servizi online statunitensi come Spotify, Twitter, Verizon e molti altri.

Tutti questi fatti messi insieme sembrano evidenziare una accresciuta debolezza di Internet ed una evoluzione qualitativa delle capacità criminali di trarne vantaggio. E' come se singoli criminali digitali o organizzazioni criminali ben più organizzate abbiano studiato a fondo la Rete a lungo per prepararsi agli attacchi di oggi, sempre più pericolosi, agguerriti e attrezzati per penetrare le difese del singolo utente della rete, di una organizzazione pubblica ma anche dei sistemi più potenti delle aziende. Gli attacchi sono sempre più calibrati, meglio studiati, mirati, preparati e organizzati. E come se a favorirli fosse Internet stessa e i suoi mondi digitali, tanto potenti quanto fragili e indifesi.

Speranze e illusioni

Chi guarda alla realtà odierna con occhi da nativo digitale forse non si meraviglia per nulla ma chi viene da una pratica Internet di lunga durata sa che la situazione prima non era così. Alla sua nascita e per molti anni a seguire Internet è stata principalmente uno spazio di sperimentazione di libertà e democrazia e anche una utopia da realizzare nelle sue molteplici promesse e opportunità. Un mondo nuovo frequentato e abitato da persone che volevano trarre il massimo vantaggio delle nuove tecnologie per costruire nuove realtà. Un mondo nel quale non esistevano fenomeni come quelli che tutti oggi sperimentano in forma di spam sulle caselle di posta personale, di phishing e altri attacchi simili circolanti in Rete, pubblicità interstiziali noiose e qualche volta anche pericolose, furti di dati e di informazioni.

Quel mondo era forse un paradiso terrestre perchè abitato da poche persone che si conoscevano tra di loro, si rispettavano e collaboravano, rispettando codici di comportamento e netiquette della Rete, convinti che le nuove tecnologie fossero generatrici di benefici e vantaggi reali per tutti. Quel paradiso terrestre è convissuto come un universo parallelo a quello reale a lungo, almeno fino alla metà degli anni 90. Poi tutto ha cominciato a essere diverso e con la globalizzazione di Internet, la diffusione del WWW e dei nuovi media sociali tutto è cambiato.

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Oggi miliardi di persone sono interconnesse attraverso una piattaforma globale fatta di macchine e software interoperanti che rubano il tempo delle persone rendendo sempre più labile la linea di demarcazione tra mondo reale e universo digitale e online. L'universo che ne è derivato è molto popolato e abitato, presenta un numero di servizi, divertimenti, conoscenze, soluzioni, possibilità e opportunità infinitamente più grande del passato ma anche un numero di pericoli e rischi incommensurabilmente più grande e terrificante. Il problema nasce dalla soluzione stessa. Un mondo sempre più interconnesso a vari livelli, hardware, software e sociale ha trasformato la piattaforma su cui è costruito in potente strumento di sorveglianza e di accesso ai dati, alle esperienze e ai comportamenti di coloro che lo abitano. E' una sorveglianza che può essere praticata da governi e istituzioni, da aziende private o pubbliche ma anche da realtà diverse, alcune anche con finalità di tipo criminale.

Ciò che ne è derivato è parte dell'esperienza quotidiana di tutti gli internauti: spam, malware, phishing, furto di identità, frodi digitali, bullismo scolastico, ecc. Le vittime non sono solo singoli cittadini ma sempre più istituzioni, organizzazioni e aziende. Gli attacchi non sono più semplici tentativi di truffa con email di spam o con allegati phishing ma sempre meglio pianificati e mirati a realtà individuate sulla base della loro vulnerabilità (attacchi Ransomware) o ancora meglio della loro ricchezza. La cosa più preoccupante del fenomeno è il numero elevato di attacchi riusciti e il numero altrettanto elevato dei crimini che rimangono impuniti perchè è diventato sempre più complicato individuare la sorgente dell'attacco e chi lo ha organizzato e compiuto. Impuniti rimangono anche molti gesti criminali che si stanno diffondendo grazie ai social network. Gesti di bullismo digitale, razzismo, sessismo che possono essere percepiti come crimini poco rilevanti ma che hanno al contrario conseguenze pesanti e che a volte portano al suicidio delle persone colpite.

Da terra promessa a realtà dell'incertezza

Uno degli effetti di questa evoluzione di Internet è il passaggio da una terra promessa, un paradiso in terra digitale, a una realtà ricca di incertezza e di caos vissuta spesso in modo leggero per esorcizzarla e non cadere nella paranoia che molte azioni criminali online possono generare.

Chi paragona Internet a qualsiasi altra esperienza umana intravede la possibilità di superare la fase attuale della Rete con la sua pericolosità crescente. Alcuni però paventano anche che Internet si stia trasformando sempre più in uno spazio-mondo ingestibile, insicuro e pieno di pericoli.

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Le due visioni a confronto, definibili come tecnofile e/o tecno-apocalittiche, non aiutano da sole a comprendere la realtà emergente. Servono di più le numerose informazioni fornite da indagini di mercato e studi del fenomeno così come quelle relative ai numerosi fatti di cronaca criminale legate al mondo della Rete e del Web. Molti studi suggeriscono la fragilità delle piattaforme della Rete e la necessità di comportamenti più intelligenti e idonei ad affrontare i pericoli che questa fragilità fa emergere e alimenta.

Una fragilità grande è l'assenza di un controllo della Rete e dei suoi territori. E' un  problema grande non solo perchè manca ma anche perchè molti continuano a ritenerlo inutile e non desiderato.

Chi naviga Internet da semplice internauta, chi lo usa per attività aziendali o di business e chi lo studia come fenomeno sociale non può non cercare di capirne la realtà e ipotizzare i suoi scenari prossimi venturi. Sono scenari percepibili in  modo diverso a seconda dell'attitudine generale con cui si sperimenta la tecnologia ma utili per capire quanto e se Intenet continuerà a essere un mondo tranquillo e felice nel quale passeggiare e prosperare.

Quali scenari futuri?

Un primo scenario vede Internet continuare così com'è, un luogo percepito fondamentalmente come sicuro anche se turbato, come la realtà fattuale, di gesti di criminalità più o meno diffusi e più o meno intercettati e puniti.

Un secondo scenario vede una conflittualità crescente che può portare a una centralizzazione maggiore della rete in ottica di controllo e si sicurezza. Uno scenario che molti prefigurano come antidoto o strumento per le prossime guerre digitali in arrivo e per una balcanizzazione di Internet legata anche a motivi politici, militari e nazionali.

Infine ci sono i due scenari contrapposti, tipici della contrapposizione che da sempre vede confrontarsi tecnofili e tecnofobi. Da un lato lo scenario roseo e paradisiaco di una Internet globale, sicura, collaborativa e libera da criminaltà e guerre digitali. Dall'altro un mondo distopico, degenerato in situazioni da guerriglia diffusa e tale da rendere insicuro qualsiasi luogo della Rete.

Essendo la realtà mai prevedibile è facile pensare che ipotizzare gli scenari futuri di Internet sia una pratica inutile e forse semplicemente esorcizzante.

Più che fare previsioni e immaginare scenari più o meno utopici o distopici sarebbe probabilmente meglio cercare di approfondire le conoscenze di quanto succede online, studiare il mondo di Internet e dei suoi numerosi spazi digitali e riflettere sui loro effetti e rischi, sulle loro conseguenze e problematicità attualo. La riflessione potrebbe suggerire di dotarsi di un paracadute, di tenerlo sempre aperto, acquisendo nel contempo  informazioni e conoscenze utili a renderlo immediatamente operativo quando serve, ad usarlo per solcare l’etere in cerca di correnti ascensionali e fenomeni climatici emergenti e per sfruttarne le sue caratteristiche di volo e direzionali. In assenza di paracadute si può ricorrere a un parapendio ma anche ad un aquilone.

Meglio dotarsi di paracadute

Il paracadute è diventato necessario per tutti i cittadini dell'acquario digitale. Pesci-utenti che non sono fatti per vivere rinchiusi ma che l’abitudine ad esserlo li ha cambiati dentro, facendo perdere loro la nozione di dove si trovano e condizionando la loro percezione di felicità e libertà.

Trovare il tempo per riflettere sulla propria condizione permetterebbe di conoscere meglio il mondo dentro l'acquario e quello che ancora sta fuori. Per vedere oltre dovrebbero però diventare coscienti dei confini rigidi, vitrei e trasparenti del contenitore in cui sono immersi, decidere di romperli per immergersi nella realtà.

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Conoscere implica un processo di indagine faticoso e che richiede tempo, tanta curiosità, grandi disponibilità e volontà a mettersi in discussione, ponendosi domande le cui risposte potrebbero anche non piacere. Le tecnologie usate sono diventate così pervasive da caratterizzare tutti gli ambiti esperienziali e da condizionare pratiche e modi di pensare, individuali e collettivi. L’esperienza tecnologica può portare alla passività, alla delega e alla complicità oppure suggerire l’osservazione attenta, l’apprendimento continuo, la riflessione, il riconoscimento delle proprie vulnerabilità, lo sguardo critico ed eccentrico, la sperimentazione di processi decisionali attivi con scelte non scontate e poco conformiste.

Il primo passo è prendere coscienza della falsità di molte narrazioni agiografiche e mitologiche che celebrano Internet e le nuove tecnologie dell’informazione come strumenti di conoscenza, libertari e liberi. La riflessione deve avere come oggetto sia gli spazi e i contesti frequentati dei social network, della Rete e delle applicazioni Mobile sia se stessi nella forma dei vari avatar e alter ego digitali con cui si fa esperienza dei numerosi multiversi digitali. 

Il secondo passaggio, diventato ormai urgente, è una riflessione allargata sul ruolo che le tecnologie hanno assunto nell’evoluzione del sistema economico, politico, sociale e culturale contemporaneo e nei rapporti di produzione e relazionali che li caratterizza. I mondi digitali non sono lo specchio della Realtà ma a essa si ispirano e per questo possono essere utilizzati come strumenti potenti di interpretazione del reale, sia esso immaginario, simbolico o fattuale.

Riflettere sulla propria realtà è ciò che distingue gli umani dagli altri esseri animali ma è una pratica che, quando non è esercitata, può anche essere dimenticata. Perdere la capacità di ragionare e riflettere può essere l’effetto del controllo degli apparati tecnologici sui mondi digitali e dell’addomesticamento della componente cognitiva ed emotiva di chi li frequenta che induce assuefazione, abitudine e aderenza acritica a modelli comportamentali, modi di pensare e stili di vita.

Il passaggio e la destinazione finali portano ad un uso leggero, consapevole, felice e liberato della tecnologia. Un uso non edulcorato dall’imperativo della felicità che l’industria tecnologica sta diffondendo a piene mani, giocando sulle emozioni umane come risorse da conquistare e colonizzare. Un utilizzo non più condizionato dall'immediatezza e dalla ricerca della felicità e del benessere personale a tutti i costi, ma governato dalla lentezza e dall’approfondimento, dall’incertezza e da una felicità legata alle condizioni materiali. Un uso meno vincolato alla comunicazione continua dello smartphone e all'essere sempre connessi e online e più attento ai fatti che in questi mondi si manifestano, anche in termini di azioni criminali, frodi, controllo e costruzione di scenari futuri  che sarebbe bene conoscere a fondo per evitarli.

 

 

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