
Più la trasformazione digitale permeerà la vita aziendale tanto maggiormente si assisterà a una sempre maggiore integrazione con la sicurezza elettronica. Una associazione non naturale ma che dovrà essere perseguita dalle aziende per garantire il buon esito della digitalizzazione dei processi. E’ uno dei messaggi emersi in occasione della Idc Security Conference 2017, svoltasi nei giorni scorsi a Milano. Un evento quest’anno molto tecnico e poco marketing oriented. Una seconda indicazione che ci ha particolarmente sorpresi, trattandosi a quanto ci è dato sapere, di una novità statistica, riguarda il valore dei digital data memorizzati dai singoli individui. Il loro valore economico viene stimato da Giovanni Ziccardi, professore associato di informativa giuridica ed informatica giuridica avanzata alla Statale di Milano, in 15-45 mila euro.
Ma diamo spazio ad alcuni dati presentati da Giancarlo Vercellino, Research & Consulting Manager di Idc Italia. Una conclusione l’abbiamo già dichiarata ma la ripetiamo. La trasformazione digitale può rappresentare un driver importante nello sviluppo della sicurezza, per la ragione detta e per ragioni comprensibili. Per utenti e vendor si tratta pertanto di una occasione per riposizionarsi sul fronte della security, una necessità che i fatti di cronaca di questi giorni rendono ancora più attuale.
In più a premere c’è il General Data Protecntion Regulation da adottare e qui la sensazione è quella di essere in ritardo nella sua adozione piena.
In altri termini grandi cambiamenti sono in atto nel settore della sicurezza It, e non solo sotto le sferzate della Digital Trasformation. Gli attacchi, confermano dati di Idc, sono in continua crescita e sono sempre più diversificati, con livelli di sofisticazione sempre più elevati.
In tutto il mondo e quindi anche in Italia il mercato è sotto pressione. Il 40% di un gruppo di aziende con oltre 50 dipendenti ha subito delle intrusioni nel corso dello scorso anno. Più del 16% delle aziende colpite ha subito da 3 a 4 data breaches ma alcune sono state perpetrate anche una decina di volte.
Il senso della vita
Idc si è chiesta quali sono stati gli impatti di questi data breaches sugli asset aziendali. L’asset più colpito è il sito pubblico, denunciato dal 28% delle aziende che hanno subito delle intrusioni. Seguono la perdita di dati finanziari (24%); flessione nella fiducia dei clienti (22%), perdita di dati sui dipendenti (21%), perdita di clienti e perdita di dati cui clienti (18% circa). Il downtime non è citato tra principali rischi: occupa la nona posizione (su 11 considerate) con poco più del 12% delle aziende dichiarate.
Vercellino ha poi commentato le sfide che riguardano la sicurezza, in questo caso assumendo un campione di aziende con oltre 500 addetti. Ebbene in questo caso, come era da aspettarsi, in cima alla lista stanno le limitazioni di budget, indicate dal 52% delle aziende. A scendere l’impegno delle risorse It aziendali focalizzate su operation di routine (48%), la mancanza di skill (37%) e la non sufficiente interazione (della sicurezza) nelle infrastrutture It. Da citare tra le sfide anche il crescente livello di di domanda per nuovi servizi di business.