
La ricerca ha coinvolto più di 3.100 decision maker in ambito IT di aziende di medie dimensioni in 12 paesi, e Chester Wisniewski, principal research scientist di Sophos l’ha commentata spiegando che “I server custodiscono informazioni sensibili relative all’azienda, ai suoi dipendenti e ai dati finanziari e le normative sempre più stringenti – come il GDPR – mettono le imprese nella condizione di dover comunicare tempestivamente eventuali attacchi subiti.
La sicurezza a livello server e rete ha dunque conosciuto una notevole impennata e resta una priorità assoluta per le aziende. Di conseguenza, gli IT manager dedicano massimo impegno a proteggere queste aree al fine di prevenire il possibile ingresso di attacchi proprio da questi due punti di accesso che diventano inevitabilmente il luogo in cui è più facile individuare e bloccare i cybercriminali. Tuttavia, gli IT manager non devono ignorare gli endpoint perché molti cyber attacchi iniziano proprio lì ed è allarmante notare che troppo spesso ancora non sia possibile identificare come e quando le minacce siano entrate nel sistema”.
Il 20% degli IT manager che nell’ultimo anno sono stati vittime di uno o più attacchi, non sono in grado di identificare come sia avvenuto l’ingresso delle minacce e il 17% non sa per quanto tempo tali pericoli siano stati presenti nel sistema prima di essere rilevati.
Al fine di ovviare a questa mancanza di visibilità, afferma Sophos, gli IT manager devono avvalersi di soluzioni EDR (Endpoint Detention and Response) in grado di rivelare il punto di partenza della diffusione delle minacce e l’impronta digitale lasciata dai cybercriminali che si muovono lateralmente all’interno di una rete.