
Ci si può opporre o allineare ma la situazione non cambia. La rivoluzione digitale procede a passi veloci modificando le molte realtà da essa frequentate. Il vecchio si trova in difficoltà e il nuovo emerge e si afferma. Il primo tenta di resistere ma sa che la battaglia è persa perchè la nuova realtà emergente non è emersa improvvisamente e in modo casuale ma è il frutto di una trasformazione che dura da tempo, frutto di innovazione e tecnologia che ha cambiato lo scenario dei media con una rapidità che ha sorpreso tutti, compreso quelli che, avendovi creduto fin da principio, se ne consideravano gli alfieri rivoluzionari. Oggi la realtà vede testate giornalistiche storiche e media tradizionali continuare a perder audience e lettori, soprattutto tra le nuove generazioni composte da nativi digitali che forse non sono neppure in grado di provare simpatia per tutto ciò che è avvenuto prima della rivoluzione digitale di cui sono protagonisti e attori.
Per comprendere la crisi in atto non è necessario informarsi sulle crisi finanziarie ed econimiche di grandi testate come Il Sole240re ma è sufficiente frequentare le edicole, quelle che ancora resistono, e osservare le pile dei giornali che si ridimensionano a vista d'occhio. Il giornale stampato, nazionale e locale, è la prima vittima della rivoluzione determinata dalla tecnologia. Le vendite sono in calo ovunque, anche in paesi con lettori forti come l'Inghilterra (-10% ogni anno). Al tempo stesso però l'audience digitale per contenuti giornalistici è aumentata in modo esponenziale. Non è un caso ad esempio che la Repubblica abbia in questi giorni rinnovato nuovamente la veste grafica del suo portale per continuare a mantenere soddisfatti i numerosi lettori che negli anni ha conquistato. Il successo digitale non coincide però automaticamente con il successo economico e commerciale delle aziende editoriali che negli anni hanno visto calare costantemente gli investimenti pubblicitari. Gli investimenti milionari in pubblicità si calcolavano in multipli di euro sulla carta mentre sul web sono diventati multipli di centesimi rendendo sempre più difficile monetizzare i contenuti pubblicati su siti web molto meno visitati di quanto non lo siano le piattaforme di altri produttori editoriali che hanno nomi da tutti riconosciuti come Facebook. Con deu milairdi quasi di utenti la piattaforma più diffusa di media sociali, unitamente a tutte le altre, è diventata la destinazione preferenziale degli utenti ma anche degli inserzionisti e delle loro agenzie e uffici di marketing.
La scelta degli inserzionisti è facilmente comprensibile. Chi può oggi snobbare Google e il suo motore di ricerca o le piattaforme sociali e globali di Facebook, WhatsApp, Youtube ecc. traendo benefici e vantaggi dalla mole di dati da esse generati che possono essere usati, con adeguati strumenti di business intelligence e data mining, per meglio personalizzare e mirare promozioni e offerte?
Tra tutte le nuove tecnologie a emergere sono quelle mobili che, grazie alla pervasività dello smartphone e delle sue APP, sono diventate strumento, piattaforma, canale e luogo esperienziale e di vita di milione di persone che passano con loro un tempo crescente delle loro vite quotidiane (fino a 7 ore per i più giovani).
Con il loro smartphone i nuovi potenziali lettori fanno di tutto, leggono giornali e riviste, guardano film e programmi televisivi oltre che video YouTube, messaggiano, comunicano via email e lavorano. Con lo stesso strumento contribuiscono ad alimentare conversazioni, scambiano immagini e fotografie, producono video, filmati e contenuti, il tutto solitamente condiviso su canali più o meno abitati e frequentati. Con le loro azioni gli utenti determinano il successo di contenuti, video, portali o notizie partecipando in modo attivo e dinamico ad una realtà diventata già di suo molto dinamica e in continua trasformazione.
La dinamicità è determinata da molteplici fattori. Non esistono più programmazioni o scadenze ma tutto succede rapidamente e all'improvviso. Non è un caso che a prevalere nei contenuti televisivi è l'on-demand alla Netflix, una startup che in poco tempo ha messo in difficoltà aziende più strutturate ma già superate nella percezione di audience alla ricerca di contenuti sempre più personalizzati e on-demand, capaci cioè di soddisfare bisogni emergenti e impellenti che le programmazioni dei media tradizionali non sono più in grado di soddisfare.
La rivoluzione digitale è guidata certamente dall'evoluzione continua della tecnologia ma in primo luogo dai consumatori che con le loro scelte determinano le tendenze emergenti e bocciano qualsiasi status quo perchè sono alla ricerca di soddisfazioni ai loro bisogni in tempo reale.
Il futuro si presenta incerto per molte delle realtà editoriali così come delle testate giornalistiche che conosciamo oggi. Le scelte che si presentano loro non sono semplici e molte rischiano di esser scelte prese al buio e senza alcuna certezza di un loro successo. Tutti sembrano essere diventati consapevoli della necessità di cambiare e adattarsi alle nuove realtà digitali ma tutti sono anche altrettanto consapevoli che adattandosi dovranno rivedere i loro modelli di business e fare i conti con situazioni finanziarie notevolmente mutate. Senza contare il problema doloroso e difficile da affrontare del personale, spesso specializzato e comporto da professionisti, da ridurre con l'obiettivo di ridurre i costi e mantenere alta la profittabilità. A peggiorare la situazione c'è anche il fatto che il mercato dei media attuali è caratterizzato dall'incertezza e dalla emergenza improvvisa di nuovi eventi destinati a creare sempre nuove disruption e nuove rivoluzioni, dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Rimane comunque valido il detto "adapt or die".