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Droni per la sorveglianza futura

Droni per la sorveglianza futura

28 Giugno 2018 Redazione SoloTablet
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Rileggere 1984 di George Orwell potrebbe essere un esercizio utile e interessante. Il Grande Fratello del romanzo sembra una pallida sembianza dei numerosi Grandi Fratelli che si stanno delineando all'orizzonte. Alcuni di questi sono nella forma di droni. Apparecchiature avanzate tecnologicamente dai sicuri vantaggi e benefici, in termini di protezione, prevenzione e sicurezza, ma anche preoccupanti per l'uso politico e poliziesco che ne può essere fatto.

Droni di tutti i tipi, potenza e dimensione sono già in uso in diversi paesi del mondo a scopo militare, politico e poliziesco. Israele li ha usati per lanciare bombe lacrimogene sui palestinesi che protestavano ai confini per l'esproprio della loro terra avvenuto quaranta anni fa. Gli Stati Uniti li usano negli scenari di guerra nei quali operano ma anche, facendoli partire da Sigonella, per bombardare le basi terroristiche libiche.

A fare notizia ora è l'alleanza tra società private (una, DJI, cinese, maggiore produttrice di droni al mondo) che negli Stati Uniti mira a costruire droni attrezzati come strumenti di sorveglianza per essere usati dalla polizia americana.  Droni dotati di videocamere per la sorveglianza dall'alto, collegati a big data in cloud computing per l'eventuale identificazione di potenziali criminali non è certamente una grande novità ma la loro destinazione finale apre le porte a infinite possibilità per una sorveglianza poliziesca diffusa che potrebbe andare oltre gli ambiti della sicurezza e della lotta alla criminalità e diventare politica. Ad esempio per il monitoraggio (già in atto in alcuni paesi) delle manifestazioni politiche e pubbliche.

Taser, videocamere individuali, droni, sistemi di riconoscimento facciale e nel prossimo futuro robot e intelligenze artificiali, sono tutti strumenti utili alle forze di polizia nell'esercizio delle loro normali attività di sorveglianza, prevenzione e repressione. Le implicazioni etiche, sociali e politiche sono però numerose, soprattutto se i dati che i vari dispositivi tecnologici producono sono elaborati da entità private sulle quali potrebbe venire meno il controllo democratico o essere parte interessata del confronto politico che caratterizza ogni paese.

A preoccupare non sono soltanto la maggiore sorveglianza, le potenziali violazioni dei diritti civili e della privacy dei cittadini, e i quasi certi errori, anche determinati da pregiudizi (ad esempio negli Stati Uniti sulle minoranza latine e nere). Preoccupano le potenziali evoluzioni di macchine tecnologiche come i droni che potrebbero in futuro essere equipaggiati di armi ed usati nella gestione dell'ordine pubblico. In molti paesi occidentali questa eventualità è al momento remota ma le ultime vicende politiche e l'avanzata di nuove forze politiche che puntano a cambiare i sistemi democratici dei loro paesi, rende più reale la preoccupazione e meno ipotetico un uso esteso e legalizzato alla sorveglianza con nuove tipologie di droni. Preoccupa infine il fatto che le scelte politiche future possano appoggiarsi sempre più su realtà o agenzie private alle quali viene demandato per decreto o per legge la gestione dei dati raccolti attraverso dispositivi tecnologici. Negli Stati Uniti ad esempio Viglilant Solutions è un'azienda privata legata alle forze di polizia specializzata nell'archiviazione delle patenti di guida dei cittadini americani in modo da permettere l'individuazione rapida di automobili e dei loro proprietari nel caso di azioni criminali o violazioni del codice stradale in qualsiasi parte degli Stati Uniti.

Un'altra società, Axon, sta lavorando alla realizzazione di un hub centralizzato per la raccolta e gestione di dati provenienti dalla video-sorveglianza, dalle videocamere indossabili, dai droni e da altri dispositivi legati alla sorveglianza. Una anticipazione di potenziali panottici futuri in un mercato nel quale la competizione è al momento limitata e che può portare a preoccupanti monopoli futuri.

Il fatto che droni dedicati alla sorveglianza vengano usati per sorvegliare un evento pubblico di massa non sembra sollevare molte obiezioni, anche nel caso in cui venissero usati per tenere sotto controllo manifestazioni politiche o di protesta. Ma cosa succederebbe se gli stessi droni venissero usati per reprimere la protesta o per sorvegliare dal cielo in modo indiscriminato interi quartieri di città o paesi, all'insaputa dei cittadini che li abitano? Non sarebbe questa una anticipazione di distopie fin qui raccontate in romanzi o film come Brazil?

E' pratica corrente e normale che le forse di polizia si dotino di nuove armi o dispositivi per la sorveglianza senza che ci sia stata sul tema alcuna discussione pubblica. Se queste pratiche interessano strumenti ad alta tecnologia come quelli oggi disponibili la discussione andrebbe però imposta come prassi obbligatoria così come dovrebbero essere sempre coinvolte le municipalità e le rappresentanze politiche al governo delle città. Un modo per coinvolgere i cittadini, investigare su cosa pensino e verificare quanto siano disponibili a rinunciare alle loro libertà in cambio di una maggiore sicurezza (promessa ma non garantita) e sorveglianza.

 

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