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I protagonsiti dell’Ict: Riverbed

I protagonsiti dell’Ict: Riverbed

29 Maggio 2014 Redazione SoloTablet
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Infrastrutture sempre più convergenti e mobile-centriche grazie ad una soluzione di Location-Independent Computing (LIC). Una proposta di Riverbed che fornisce all’IT la flessibilità di ospitare applicazioni e dati nel luogo più adeguato, assicurando allo stesso tempo una fornitura impeccabile e la migliore esperienza utente. Una intervista di SoloTablet a Albert Zammar, Country Manager Italia di Riverbed.

Intervista condotta da Giancarlo Lanzetti

Riverbed è una azienda americana nata 11 anni fa con l’obiettivo di eliminare le variabili costituite dalla distanza e dalla dislocazione fisica quali ostacoli alla fornitura delle applicazioni su WAN, risolvendo i problemi di latenza e le limitazioni di banda. Ultimamente ha ampliato il suo raggio di azione, ponendo le premesse per una fase di ulteriore crescita. La società ha realizzato nell’ultimo esercizio ricavi per 1,040 miliardi di dollari, conta 2556 dipendenti e al Nasdaq la sua capitalizzazione è attualmente di quasi 3,2 miliardi di dollari. Gli oltre 24.000 clienti  comprendono il 97% delle aziende Fortune 100 e il 95% di Forbes Global 100.

 

Quali sono le principali novità che ultimamente hanno trasformato missione e strategia di Riverbed?

Di fatto siamo entrati in mercati nuovi, ampliando e anche di parecchio le nostre ambizioni di sviluppo. In particolare Riverbed giunge da quattro anni di sforzi di trasformazione che l’hanno portata dall’essere un’azienda con un singolo prodotto ad un’azienda con una piattaforma di soluzioni e un portfolio prodotti ben posizionato per rispondere a un mercato 10 volte più vasto rispetto a quello di iniziale interesse.

Praticamente tutti utilizzano applicazioni, dati e reti, in ogni luogo, nella sede principale e nelle filiali, negli home office, negli uffici remoti, in aereo e sul telefono. Tuttavia le grandi distanze e il moltiplicarsi delle sedi di lavoro nel mondo fisico causano latenza (che rallenta le applicazioni) e limitazioni di banda (che aumentano i costi) nel mondo digitale che influiscono sulle performance applicative e su collaborazione e produttività. Noi ci siamo attrezzati per colmare questi gap.


Di fatto siete diventati un fornitore di tecnologie che non ottimizzano più soltanto le Wan ma tutta l’infrastruttura IT?

È proprio cosi. Gli investimenti fatti ci consentono di disporre oggi della la piattaforma di application performance più completa disponibile sul mercato che permette di realizzare un concetto che definiamo di Location-Independent Computing (LIC). Esso fornisce all’IT la flessibilità di ospitare applicazioni e dati nel luogo più adeguato, assicurando allo stesso tempo una fornitura impeccabile e la migliore esperienza utente.

Le aziende che adottano il Location-Independent Computing ottengono una maggiore produttività, facendo leva su capacità e risorse globali e riducendo drasticamente il TCO. In altri termini con il LIC la distanza e la dislocazione geografica vanno ad assumere un vantaggio competitivo,grazie appunto alla flessibilità di ospitare applicazioni e dati nei siti IT più ottimali, e in pari tempo garantire prestazioni conformi alle attese nonché di rendere disponibili i dati quando e dove necessari. In questo nuovo concetto la mobilità viene ad assumere un ruolo centrale e di efficientamento delle risorse IT, proprio per la possibilità di accedere liberamente da ogni dove. Senza dimenticare che Il mercato generale dell’Application Performance Infrastructure ha un valore di circa 11 miliardi di dollari contro poco più di un miliardo per quello della Wan optimization.

 

Perchè tanto interesse per le infrastrutture?

Una prima risposta, per l’azienda di cui faccio parte, sta nei numeri prima citati. Poi questa riconversione strategico-operativa risponde a quelle che sono le nuove tendenze di mercato, sempre più verticalizzate su mobility, cloud oltre che Big Data e social media. I manager vedono queste nuove tecnologie come un’opportunità significativa per innovare, incrementare l’efficienza e fornire esperienze differenti ai clienti in un mercato altamente competitivo. La sfida, tuttavia, è di assicurare che l’adozione ripetuta della “next big thing” garantisca il massimo beneficio e un valore ottimale al business. Oggi la fioritura di servizi cloud, la proliferazione di dispositivi e una crescente domanda di accesso alle informazioni sempre e ovunque rappresentano la necessità delle aziende di un'infrastruttura IT dotata di maggiore flessibilità e agilità.

 

Il ruolo del tablet in questo scenario che hai tratteggiato molto efficacemente?

Il tablet si va a integrare come strumento di accesso alle reti aziendali e dunque come un trait d’union molto importante. Come già detto si integra in modo perfetto con il concetto di LIC. Inoltre dopo avere risolto il problema della ottimizzazione delle reti geografiche è ora la volta delle applicazioni mission critical e dell’integrazione delle infrastrutture nel paradigma SDN (Software Defined Networking) e le diverse classi di servizi, mettendo il responsabile IT nella condizione di ottemperare nel migliore dei modi alle istanze di provisioning.

 

Immagino discenda da questi approcci la definizione di “infrastruttura convergente”?

È cosi. Si è data sostanza a una idea, per le aziende geograficamente distribuite, allo scopo di non lasciare dati nelle unità periferiche ma farne oggetto di consolidamento al centro e in questo modo semplificare anche il funzionamento e ottimizzare il data center. In altri termini con un numero sempre più elevato di filiali e dati, le aziende sono in difficoltà con i costi e l’inefficienza della gestione di infrastrutture “a isola”, cioè server, app e storage situati al di fuori del data center. Riverbed ha sviluppato SteelFusion, la prima soluzione che fornisce tutti i benefici di un’infrastruttura convergente di data center, quali performance, sicurezza, scalabilità, migliore disaster recovery e gestione, ma ottimizzata per i requisiti specifici delle filiali. SteelFusion migliora le condizioni economiche delle filiali, unendo server, storage, virtualizzazione e networking in un’unica soluzione. Inoltre, permette di abbattere i costi IT, con l’eliminazione della necessità di acquistare, mantenere e proteggere i server nelle filiali.

 

E il cloud?

Il cloud darà certamente una mano a tutti gli operatori, oltre che agli end user. Si tratta di qualificare meglio il Quality of Service per assecondarne gli sviluppi futuri e porre mano anche a processi di integrazione. Sull’esempio di quanto noi come Riverbed stiamo facendo con Azure (Microsoft) e Amazon.

 

In quali aree diverse dalla tecnologia state investendo?

Direi che al primo posto mettiamo i nostri partner per porli nella condizione di avvantaggiarsi dei nuovi trend dell’azienda e del mercato. Li dobbiamo educare e formare a comprendere i nuovi concetti e quindi attrezzare per entrare nei nuovi mercati nei quali siamo entrati a nostra volta. Mi riferisco ai mercati dell’Application Performance Management, del Networking Performance Management, dell’Application Delivery Control e anche dello Storage.

 

Puoi dare una idea sul ROI?

Mediamente è stato calcolato che un investimento nelle nostre soluzioni, se bene implementate, si ripaga in sette mesi.

Come sarà il 2014?

In Italia prevediamo una crescita a doppia cifra, nonostante un mercato ancora molto flat. Nel primo trimestre a livello di casa madre abbiamo realizzato un fatturato di 265 milioni di dollari (+7,8%), con il ritorno all’utile netto (3,3 milioni di dollari) dopo la perdita di 8,1 milioni nel primo quarter 2013.

 

Gian Carlo Lanzetti

 

 

 

 

 

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