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L'onnipresenza del digitale

L'onnipresenza del digitale

26 Agosto 2015 Biancamaria Cavallini
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Biancamaria Cavallini
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Ormai non è possibile fare un discorso al netto della tecnologia. Non si può prescindere da essa se si parla di genitorialità, non si può non tenerla in considerazione nella gestione delle dinamiche relazionali e dei processi organizzativi nelle aziende, non si può non considerarla nelle evoluzioni del mercato del lavoro, nell’educazione, nella scuola e nel rapporto che ognuno di noi ha con le informazioni, l’intrattenimento, le relazioni. L’aggettivo “digitale” dovrebbe entrare di diritto a fianco di (quasi) ogni concetto. Vi sembra esagerato?

Come alcuni sapranno, pochi giorni fa è uscito il report Global Digital 2018, un’indagine condotta da We Are Social e Hootsuite. Il report restituisce una fotografia dell’utilizzo della tecnologia a livello mondiale e parallelamente, propone approfondimenti suddivisi per singole nazioni.

Tralasciando un paio di perplessità che mi sono sorte osservando i dati relativi all’Italia, quello che sicuramente salta all’occhio è la quantità di persone che oggi risulta connessa. Nel mondo siamo 4 miliardi, di cui più di 3 attivi sui social media. In Italia, i numeri sono, in proporzione, anche più alti: 43 milioni di persone online, con 34 milioni sui social. E sono tutti dati in crescita, che confermano il pensiero che ho ormai ben radicato nella mia testa e che dà il titolo a questo articolo: il digitale è onnipresente.

Con questa affermazione, non voglio alludere a qualche strana proprietà divina della tecnologia, quanto dare un nome a quello che oggi è ormai un dato di fatto, ossia che ovunque si guardi, si può notare un computer, un tablet, un’applicazione, un social network, uno smartphone.
Il digitale ha mutato - e sta continuando a mutare - le dinamiche personali, relazionali, professionali e culturali di quei 4 miliardi di persone che vivono connesse. E, indirettamente, di almeno un altro paio di miliardi non connessi.

Ormai non è possibile fare un discorso al netto della tecnologia. Non si può prescindere da essa se si parla di genitorialità, non si può non tenerla in considerazione nella gestione delle dinamiche relazionali e dei processi organizzativi nelle aziende, non si può non considerarla nelle evoluzioni del mercato del lavoro, nell’educazione, nella scuola e nel rapporto che ognuno di noi ha con le informazioni, l’intrattenimento, le relazioni. L’aggettivo “digitale” dovrebbe entrare di diritto a fianco di (quasi) ogni concetto. Vi sembra esagerato? Può sembrarlo, ne convengo, ma se si vuole davvero comprendere come le tecnologie stanno mutando la nostra realtà, è necessario tenerle sempre presenti, in qualsiasi discorso si voglia affrontare relativo a questa realtà. Perché ormai siamo immersi in un mondo tanto analogico quanto digitale ed è da folli pensarla diversamente. Può non piacere, certo, ma è pur sempre così. Anche perché il cambiamento sta navigando a una velocità tale che nessuno può ragionevolmente pensare di arrestarlo o di fargli cambiare rotta semplicemente astenendosi da qualsiasi discorso sul digitale.

Nella formazione aziendale, ad esempio, mi batto per portare temi legati strettamente alle tecnologia, come la gestione del gap generazionale in azienda, che oggi, sempre più, dipende dalla trasformazione digitale. Parallelamente, anche i temi classici della formazione andrebbero rivisti, declinandoli all’interno di una matrice digitale e tecnologica di cui non possiamo più fare a meno. Infondo, l’obiettivo di qualsiasi azienda non dovrebbe essere quello di rimanere calata nel presente, riuscendo a stare al passo con i cambiamenti che sempre più veloci si susseguono?

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