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Assinform vede una inversione di tendenza per l’Ict nostrana

Assinform vede una inversione di tendenza per l’Ict nostrana

02 Luglio 2015 Redazione SoloTablet
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Dopo anni di difficoltà, il mercato italiano dell’Ict ha ripreso a dare segnali positivi. Se il 2014 registra ancora un calo dell’1,4% (era stato -4,4% nel 2013/12), per un volume di affari di 64.234 milioni euro, vi sono ormai segmenti emergenti in forte crescita che, iniziata nella seconda parte dell’anno, è attesa consolidarsi sull’onda delle componenti più innovative. Assinform conferma quindi le previsioni di una crescita dell’1,1% a fine corrente anno.

Crescita che potrebbe continuare e anche ampliarsi se venissero accettate le richieste dell’Associano relativamente al rilancio della digitalizzazione.

Il documento “Digitale per Crescere - Manifesto Assinform per l’Italia che ci crederiassume le indicazioni dei gruppi di lavoro di Assinform e Confindustria Digitale per dare più rapida attuazione alla Strategia per la Crescita Digitale.

Sette le priorità individuate:

  1. 1. Cultura digitale diffusa, perché è condizione non solo di inclusione, ma anche di domanda di nuovi servizi digitali;
  2. 2. Sviluppo di ecosistemi digitali, perché la competitività si gioca sempre più sulla capacità di avvalersi di reti dinamiche di collaborazione a tutti i livelli - imprese, Pa, università, centri di servizio, comunità sociali, ecc.;
  3. 3. Vita digitale, con l’IoT, che va creando scenari di grande interesse per il benessere, l’efficienza energetica, la sicurezza, la mobilità e l’ambiente e l’innovazione di prodotto;
  4. 4. Pa Digitale, perché la digitalizzazione può fare della PA un potente motore di cambiamento a livello si sistema;
  5. 5. Impresa digitale, perché conviene estendere le attività di e-Business (B2B, B2G, ecc.) e di e-Commerce in tutti i settori produttivi e manifatturieri, favorendo l’ammodernamento e l’aggregazione per distretti, filiere ed ecosistemi di un tessuto produttivo altrimenti troppo frammentato;
  6. 6. Ricchezza digitale, perché i dati e le informazioni crescono rapidamente in quantità e qualità e stanno già diventando il ”capitale” e la materia prima per creare nuova imprenditorialità, lavoro, e innovazione;
  7. 7. Sicurezza digitale, perché essa è prerequisito per lo sviluppo dei servizi in rete.

 

Ma torniamo un attimo ancora alle indicazioni fornite da Assinform, attraverso la voce del suo presidente, Agostino Santoni, e del suo “osservatore” dei mercati, Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting che da sempre cura la stesura del rapporto sullo stato dell’Ict, mondiale e in particolare modo italiano. Se l’Italia è in ritardo rispetto agli altri paesi nella implementazione dell’innovazione digitale, sostiene Capitani, la colpa è della PA (centrale e locale) e delle Pmi che per ragioni diverse investono poco in questa direzione. E questo lo si dice da anni.

La novità di oggi è che anche questi due spender sono stati contagiati in qualche misura dal fenomeno della “digitalizzazione spontanea”, ovvero partorita dal basso (consumatori e cittadini) e stanno manifestando propositi sconosciuti in passato, anche se ancora in attesa di verifica. Ne deriva che la “digital transformation” è diventata un obiettivo primario anche delle imprese italiane e gli effetti si dovrebbero vedere nei prossimi anni. Ci sono poi due motori specifici che sostengono il mercato dell’Ict.

Da una parte la mobility, intesa soprattutto come modo nuovo di organizzare il lavoro e rapportarsi tra i soggetti. L’altro motore è quello dell’Internet of Things. Oggi è organizzato ancora per silos ma appena assumerà contorni più da ecosistemi integrati avrà impatti rilevanti sullo spending dell’informatica. Nel 2014 il mercato IoT è stato in Italia di 1620 milioni di euro, con una crescita del 13,3% sull’anno precedente.

 

 

Ma il suo potenziale è enorme. C’è un gap da recuperare, aggiunge Santoni, che favorirà la crescita. Mentre in Europa l’Ict pesa per il 6,4% sul Pil, in Italia si è al 4,7%. “Posso confermare che non esiste impresa del settore, conclude, che non stia battagliando per dare un senso compiuto a questo processo di trasformazione o anche di rivoluzione. Con il nostro manifesto vogliamo dire chiaro e forte che oggi c’è una opportunità strategica per l paese di cambiare passo e che va assolutamente colta”.

Insomma sarebbe tempo di passare anche in Italia alla adozione dei device, tra cui un posto di primo piano spetta al tablet, anche all’interno delle strutture produttive e amministrative, semplicemente importando e adottando le esperienze dei singoli utenti. Un auspicio non nuovo ma proveniente questa volta da un pulpito autorevole.

Gian Carlo Lanzetti

 

 

 

 

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