
Nell’ultimo anno, in Italia, gli acquirenti online hanno superato i 16 milioni. Gli acquirenti abituali – ossia quelli che effettuano almeno un acquisto al mese - sono circa 10 milioni e generano il 90% circa del valore dell’e-Commerce B2c, mentre quelli sporadici sono 6 milioni. In media spendono 1000 € all’anno. Se confrontiamo i nostri 16 milioni di acquirenti con i web shopper dei principali mercati eCommerce europei non riscontriamo valori di spesa annua molto differenti: 1.100 euro/anno per quelli tedeschi, 1.000 euro/anno per i francesi e 700 euro/anno per gli spagnoli. Solo gli inglesi fanno registrare un valore degli acquisti annui decisamente superiore con quasi 2.000 euro all’anno. Resta ancora differente la numerosità: in UK i web shopper sono 39 milioni, in Germania 44 e in Francia 29, ossia rispettivamente il 78, il 74 e il 59% degli Internet User.
Cresce però il valore dell’eCommerce B2c: +17% se consideriamo le vendite da siti italiani (verso consumatori italiani e stranieri), per un valore complessivo di 13,3 miliardi di euro, e +16% se consideriamo gli acquisti dei clienti italiani (da siti italiani e da siti stranieri), per un valore totale di 14,6 miliardi di euro. Il valore dell’eCommerce passa così dal 2,6 al 3,5% del totale vendite retail e cresce significativamente la penetrazione in diversi settori merceologici: nell’Editoria dal 4 al 7%, nell’Informatica dal 7,5 al 10,5% e nell’Abbigliamento dal 2,9 a quasi il 4%.
I device mobili sono sempre più protagonisti: le vendite via Smartphone registrano un incremento del 100% nel 2014 e superano gli 1,2 miliardi di euro, pari al 9% dell’eCommerce complessivo. Se si aggiungono quelle via Tablet, l’incidenza delle vendite da dispositivi mobili raggiunge il 20% del totale eCommerce.
Sono questi i principali numeri presentati dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm al convegno intitolato “L’eCommerce B2c in Italia: le Dot Com corrono, i retailer rincorrono”.
“L’eCommerce nel nostro Paese è sempre più appannaggio delle Dot Com – prevalentemente straniere (come ad esempio Amazon, Booking.com, eBay, Expedia, Privalia, vente-privee.com), ma anche italiane (ad esempio Banzai e YOOX Group) – che complessivamente pesano per il 54% delle vendite (oltre il 70% se consideriamo solo i comparti di prodotto)”, afferma Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c di Politecnico di Milano e Netcomm. “Questa percentuale, non negativa di per sé, mette però in luce le debolezze degli operatori tradizionali (produttori e retailer), che ancora stentano a interpretare l’online come un reale canale alternativo e che per questo non riescono a giocare un ruolo da protagonisti come è invece avvenuto in molti mercati occidentali. Nonostante oltre 30 nuovi ingressi online tra gli operatori tradizionali nei diversi comparti merceologici, vediamo molto spesso un approccio poco convinto, volto più a enfatizzare i limiti dell’eCommerce rispetto al business tradizionale piuttosto che a coglierne pienamente le potenzialità. A nostro avviso, quindi, la strategia dovrebbe essere quella della progettazione integrata dei percorsi multicanale, volta a sfruttare al massimo il reale asset differenziale degli operatori tradizionali, ossia lo store. In questa direzione, anche lo Smartphone avrà un ruolo sempre più significativo nell’unire il mondo fisico con quello digitale”.
“Anche nel 2014”, afferma Riccardo Mangiaracina, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, “l’analisi condotta attraverso le interviste agli operatori di eCommerce italiani conferma che il fattore determinante nell’indurre i web shopper all’acquisto online è il vantaggio di prezzo nei confronti dei canali tradizionali. La forte sensibilità dei clienti al prezzo ha come ovvia conseguenza una competizione molto agguerrita, potenzialmente pericolosa per la sostenibilità del business di molti operatori, che si sono quindi attivati per introdurre elementi di differenziazione del servizio, più efficaci sia nel creare fidelizzazione sia nel preservare marginalità adeguate. Si stanno quindi migliorando progressivamente le prestazioni di consegna, attraverso servizi aggiuntivi come la consegna su appuntamento, e si offrono modalità di acquisto sempre più personalizzate e su misura per il cliente.”
L’Export dell’eCommerce B2c italiano cresce del 24% e supera i 2,5 miliardi di euro. Le esportazioni valgono quindi un quinto delle vendite da siti italiani e sono imputabili per oltre il 50% al Turismo, grazie prevalentemente agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e per circa un terzo all’Abbigliamento grazie a operatori con spiccata vocazione internazionale e ai produttori I principali mercati di sbocco restano quelli occidentali (Europa e USA) con l’aggiunta del Giappone e la Russia. Restano sostanzialmente non aggrediti gli altri mercati, come ad esempio Cina e Sudamerica (Brasile in primis), e quasi assenti gli altri settori merceologici, come ad esempio il Food&Wine e il Design nonostante le interessanti potenzialità.
gielle