
«I'm watch», l'orologio da polso che dialoga con lo smartphone progettato e realizzato con due anni di anticipo rispetto ad Apple da una società vicentina finanziata da Ennio Doris, il patron di Banca Mediolanum, è in liquidazione. Infatti, «I'm spa», questo il nome del contenitore, ha annunciato formalmente l'uscita dal business della «wearable technology», la tecnologia che si può indossare, sostanzialmente perché i conti non sono stati all'altezza delle previsioni.
Anzi, il calcolo che c'era nel piano industriale è andato ampiamente fuori bersaglio. A una settimana dall'inizio della distribuzione, due anni fa, scrive il Corriere della Sera, I'm spa vantava ordinativi da 102 Paesi del mondo, proiettava in 50 mila i pezzi distribuiti entro la fine dell'anno che sarebbero quadruplicati, sottostimandoli, nei dodici mesi successivi. Il fatturato 2012, cioè operando soltanto sei mesi, avrebbe dovuto raggiungere i 12 milioni e, ovviamente, decollare da lì in poi. Nel 2013, invece, il valore delle vendite ha toccato i 4,2 milioni con perdite di poco al di sotto dei quattro milioni.
Tutto questo nonostante il prodotto fosse più versatile degli Iwatch, se non altro per il fatto di supportare anche i sistemi operativi Android e BlackBerry, ed esteticamente più convincente.
Così non è andata, nonostante la fiducia di qualcuno che negli affari ha sempre dimostrato di vederci molto bene, come, appunto, Doris, il quale aveva finanziato per metà la startup avviata da due giovani veneti, Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini. Samsung e Apple hanno fatto evaporare il sogno, forse anzitempo.