
Cresce il numero di lavoratori in tutto il mondo, dai 18 anni in su, a rischio burnout. Un under 34 su 2 si dimette per preservare la propria salute mentale
Segnaliamo un articolo di Adalgisa Marrocco pubblicato il 26 maggio 2022 su Huffingtonpost
Irene, 23 anni, lavorava da pochi mesi per un’agenzia creativa, quando dentro di lei è iniziata la tempesta. "Ogni volta che il telefono squillava, ogni volta che arrivava un messaggio su Whatsapp, percepivo una sensazione di ansia mista a nausea", ci racconta, "mi sentivo inondata di responsabilità ma, allo stesso tempo, non volevo mai dire di no. Arrancavo, ma ci tenevo a fare una buona impressione”.
Disconnettersi, certi giorni, le sembrava impossibile. A volte le mail giungevano oltre le otto ore lavorative: “Desideravo soltanto portare a termine i miei compiti, ma la fine non arrivava mai. Perfino uscire con gli amici era diventata un’impresa. Con la casella mail attiva sullo smartphone, ero perennemente in tensione, preoccupata dal fatto che avrei potuto ricevere un messaggio da un momento all’altro". Irene ci ha provato, ha tenuto duro, finché si è resa conto che la tempesta andava placata: era a un passo dal burnout, doveva dimettersi.
Quello della 23enne non è un caso isolato. Sono sempre di più i dipendenti giovani, giovanissimi, che si sentono sfiniti, avvertono calo dell'efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo rispetto al lavoro, anche nelle prime fasi della loro carriera: lo dicono i dati. Un sondaggio realizzato lo scorso anno dal sito web di lavoro Indeed ha mostrato che, tra le varie generazioni, i millennial e i lavoratori della Gen Z (categoria ampia, che raggruppa i nati tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Dieci del XXI secolo, ndr) riportano i tassi di burnout più alti, rispettivamente al 59% e al 58%. In particolare, i dati riguardanti gli “Zers” sono risultati in rapida crescita: nel 2021, il 47% di loro ha dichiarato di sentirsi esausto, rispetto al 53% dei millennial. Una ricerca citata dal Daily Mail afferma che il 46% dei lavoratori di età compresa tra i 18 e i 25 anni si sentono “affaticati” dopo una giornata trascorsa in ufficio, in fabbrica o a lavorare in un negozio di vendita al dettaglio.