
Il 2015 per l’editoria italiana è stato un altro anno di trasformazione all’insegna del cambiamento e della ricerca di nuovi modelli di business sostenibili da buone pratiche e risultati commerciali con il segno più. Un cambiamento che ha coinvolto processi produttivi e distributivi, prodotti e iniziative marketing e comunicazionali. La trasformazione in atto è in parte legata a innovazione e strategie e all’impatto forte del digitale e in parte dettata dalla crisi che ha imposto un’urgenza maggiore nelle scelte di strategie diverse dal passato, molte delle quali focalizzate sul digitale.
Nonostante gli sforzi e gli investimenti fatti il segno rimane negativo, anche se in percentuale ci son o dei miglioramenti che lasciano ben sperare. Non c’è ancora una inversione di tendenza e i miglioramenti sono dovuti soprattutto all’andamento positivo di alcuni segmenti di mercato come quello dell’infanzia e del mercato digitale (+26,7% di titoli di e-book pubblicati).
I dati italiani sulla lettura dei libri non sono incoraggianti ma non si discostano moltissimo da quelli di altri paesi. Anche negli Stati Uniti ad esempio il 25% delle persone nel 2015 non ha letto alcun libro e solo il 28% ha letto più di dieci libri. In Italia la percentuale di non-lettori è stata nel 2015 del 51%, uno su due. L’aumento degli e-book può fornire nuove motivazioni alla lettura ma non sembra per il m omento capace di cambiare verso a comportamenti consolidati e legati probabilmente a motivazioni che esulano dal costo di un libro o dalla sua utilità.
Oltrepassare - Intrecci di parole tra etica e tecnologia
I numerosi dispositivi tecnologici in circolazione dovrebbero spingere a leggere di più. In realtà si scrive di più e gli strumenti per messaggiare sono più conosciuti e usati di quanto non lo siano e-reader e applicazioni per la lettura digitale e online. A poco serve la maggiore facilità di lettura offerta da un tablet o da un e-reader e ancor meno sembra sostenere la lettura la possibilità di incontrare autori e lettori online all’interno di reti sociali o comunità oline.
Fonte: Nielsen
Alla lettura veloce suggerita da coloro che vorrebbero favorire il diffondersi della pratica della lettura digitale si contrappongono pratiche ben consolidate di lettura visuale o legata a testi brevi delle dimensioni di un cinguettio.
Tutti i possessori di uno smartphone leggono di più ma non necessariamente libri o racconti. Attenzione e tempo sono rubati da messaggi, immagini, testi pubblicati sui muri delle facce o altri social network. Questo tipo di lettura non deve essere vissuto come colpevolizzante. Non tutti sono obbligati a leggere i classici o i libri che diventeranno dei classici in futuro. Non tutti devono aspirare necessariamente a far parte di club o comunità online di lettori forti.
Le nuove tecnologie stanno giocando un ruolo importante nella trasformazione del mercato editoriale e del libro in particolare ma anche del mondo della lettura. E forse non è un caso che a crescere di più siano oggi i libri per persone giovani, nativi digitali che grazie al loro essere sempre connessi e a contatto con l’informazione leggono di più e oggi acquistano anche più libri. Nel 2015 ad esempio il 52% dei giovani tra i 18 e i 24 anni hanno acquistato e letto almeno un libro, una percentuale simile a quella di quindici anni fa, prima che arrivasse Facebook.