Una espressione molto assertiva ma falsa, una manipolazione e un grande inganno! Molti continuano infatti a esistere anche senza essere connessi alla rete o su Internet. Al tempo stesso molti di coloro che abitano in pianta stabile i social hanno spesso rinunciato a esistere. Conversano, chattano, commentano, ma sempre su un palcoscenico non disegnato da loro, che vivono da spaesati nell’assenza di ciò di cui sentono un grade bisogno: la vicinanza, anche prossemica dell’Altro, in carne ed ossa, del suo sguardo e del suo volto. Per non parlare degli innumerevoli falsi account, entità artificiali, assistenti personali, ecc. che vivono in Rete ma non hanno alcuna sostanza corporea. Infine, anche se abitiamo Internet e le piattaforme social lo facciamo pur sempre con profili digitali, avatar, entità disincarnate ed eteree, per definizione “non esistenti”.
Viviamo ormai dentro dimensioni spazio-temporali che vedono la convergenza di realtà fattuale e digitale, incarnata e disincarnata. Le due realtà sono distinte ma generano effetti consistenti sul come pensiamo e come agiamo, su come siamo o ci sentiamo di essere, sulla nostra identità e soggettività. Il fatto però che passiamo sempre più tempo online, lontani dal proprio corpo, si crea una asimmetria che dovrebbe far riflettere tutti. Le opportunità offerte le conosciamo. La riflessione andrebbe rivolta invece ai rischi che nascono dall’affidarsi ciecamente ad altri. Non persone in carne e ossa ma loro semplici rappresentazioni, algoritmi, intelligenze artificiali, piattaforme, applicazioni, tante realtà nelle quali svanisce la differenza tra umano e macchina e un umano può tranquillamente o paurosamente essere scambiato per un robot.
