
Quando la tecnologia giunge a modificare etica e valori
Sul ruolo della tecnologia sull'oralità, la scrittura, la comunicazione e la società dell'informazione è stato scritto molto e molti sono gli studiosi che hanno elaborato riflessioni interessanti e spesso contrastati ( De Kerckove, Kevin Kelly, Pierre Levi, Paul Virilio e molti altri). Il punto di vista di Ferraris è che l'evoluzione recente della tecnologia smentisce coloro che pensavano alla prevalenza dell'oralità sulla scrittura e che l'iPad è metafora e strumento del proliferare di quest'ultima. Il telefonino prima e ora l'iPad con il suo schermo e una tastiera più grandi sono sempre più strumenti importanti per costruire biblioteche, discoteche, cineteche e pinatocoteche a cui attingere periodicamente e su cui registrare scrivendo.
L'icona e la metafora iPad serve a Ferraris per esprimere le sue opinioni sull'evoluzione della tecnologia e sui suoi effetti collaterali sulla vita sociale, culturale e individuale. Mentre Kevin Kelly ha descritto in "Cosa vuole la tecnologia' uno scenario positivo fatto da un technium amico dell'umo, Ferraris sottolinea vincoli e rischi associati ad una 'tecnica' che sta creando nuove forme di sfruttamento e alienazione. Sono alienati e in qualche modo sfruttati coloro che sono sempre connessi ma anche coloro che sono sempre disponibili per attività lavorative (mobile) e lo siamo tutti in quanto tutto viene registrato e tracciato. Internet forse non rende stupidi ma puà rendere schiavi come avevano già anticipato filosofi e studiosi come Schmitt, Junger e Foucaut.
Il libro di Ferraris è erudito e composto da due parti tra loro strettamente collegate. La prima fornisce una trattazione ampia dei temi oggetto di analisi e scrittura, la seconda per confutare alcune tesi in circolazione come quelle di Searle sul ruolo del cervello e della mente e sulle loro interazioni e interdipendenze.
L'iPad serve per raccontare come la nostra mente sia in realtà un apparato scrittorio che noi usiamo per dare forma al nostro spirito. Nella nostra anima, così come sull'iPad noi scriviamo, resgistriamo, archiviamo e memorizziamo e da queste attività prendono corpo le nostre idee, le intenzioni e la nostra coscienza.
La nota dell'editore Guanda
Che cosa c'entra l'anima con l'iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l'assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha una affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione e, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime.
La danza estatica
Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l'anima quanto l'iPad hanno memoria da vendere e sono dei blocchi su cui si legge, si scrive e si archivia. Sì, perché non solo il «pad» di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla e rigata reso familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell'anima, da Platone a Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, la tabula su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l'origine della coscienza e del mondo sociale.
Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale (è impossibile pensare a una società senza una qualche forma di memoria, dal rito al computer passando per l'archivio e il portafogli) e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l'iPad.
Anima e iPad sono dunque gemelli. E l'iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell'anima.
"L'anima la conosciamo, almeno di nome, da millenni, l'iPad non c'era un paio di anni fa. Eppure il "tablet" svela la natura profonda di quello che, da Platone a Freud, si rappresenta come una "tabula", come il supporto per una scrittura da cui dipendono la coscienza, la società e la nostra sopravvivenza dopo la morte."
Anima e iPad (edizione eBook)
Maurizio Ferraris edito da: Guanda
Maurizio Ferraris (Torino, 7 febbraio 1956) è un filosofo e accademico italiano. Dal 1995 è professore ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino.
Prezzo: 11.99 €
Compatibilità:
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Profilo professionale di Maurizio Ferraris
Insegna filosofia teoretica nella Università di Torino, dove dirige il Labont (Laboratorio di Ontologia). è direttore della Rivista di Estetica e condirettore di Critique. Directeur d’études al Collège International de Philosophie, Fellow della Italian Academy for Advanced Studies in America e della Alexander von Humboldt-Stiftung, visiting professor in molte università europee e americane, ha scritto una quarantina di libri tradotti in varie lingue, tra cui Storia dell’ermeneutica (1988), Estetica razionale (1997) e Dove sei? Ontologia del telefonino (2005, Premio filosofico Castiglioncello). Nel 2008 ha ricevuto il Premio Filosofico “Viaggio a Siracusa”. I suoi ultimi libri sono Documentalità (Laterza 2009) e Ricostruire la decostruzione (Bompiani 2010).
Bibliografia di Maurizio Ferraris