
Tutti avranno visto almeno una volta una scena cinematografica nella quale qualcuno lancia una corda a qualcun altro, intrappolato nel fango delle sabbie mobili, chiedendogli di non dimenarsi per non sprofondare. Cosa che fa regolarmente, vittima del terrore di essere risucchiato. Più si muove e più sprofonda. Stare fermi per galleggiare meglio è la soluzione, riuscirci è più facile a dirsi che a farsi.
Apple per alcuni analisti è nelle sabbie mobili, sa di dover rallentare per riflettere e ripensare le sue strategie ma si muove perché abituata a cicli di prodotto accelerati, dettati dalla necessità di vendere dispositivi, specialmente iPhone. Puntando sull’aggiornamento continuo da parte di consumatori che negli anni hanno contribuito generosamente al successo commerciale di Apple, il cui fatturato e profitto sono composti in larga parte dall’iPhone.
Un video che illustra l'attuale potere e la reputazione del Brand di Apple sul mercato
La focalizzazione sui servizi è la corda che potrebbe salvare dalle sabbie mobili ma richiede tempi lunghi. Nel frattempo, Apple ha bisogno di rilanciare le vendite di iPhone, peraltro senza abbassare i prezzi, per non perdere quote importanti di profitto, e senza grandi rivoluzioni che potrebbero generare confusione o disappunto nel mercato, nel caso in cui l’innovazione non avesse colto bisogni e aspettative reali.
iPhone 11: anticipazioni, previsioni e prezzi
Per capire quanto siano fangose le sabbie mobili per Apple bisogna ricordare che le vendite di iPhone rappresentano il 59% del fatturato totale. L’iPhone da anni detta le traiettorie del business e guida le strategie. E questo nonostante molta attenzione nel frattempo si sia focalizzata sui servizi e sulle tecnologie indossabili (Watch). Ora che le vendite di iPhone rallentano e declinano, le strategie vanno riviste insieme alle analisi del mercato e alle previsioni. La riflessione è necessaria anche perché buona parte del fatturato iPhone viene dai mercati emergenti, Cina (iPhone sceso al quinto posto tra i marchi più venduti), India ed Europa in primo luogo. Mercati che stanno evidenziando debolezze che si traducono per Apple in minori fatturati, anche per la difficoltà crescente a vendere smartphone di fascia alta e per l’accresciuta concorrenza (non solo Huawei…). Ad esempio in un mercato come quello cinese.
Il problema per l’iPhone non sono solo le debolezze crescenti dei mercati e la saturazione del mercato smartphone. C’è anche un problema di ciclo di vita dei prodotti. Un ciclo che si è allungato, anche perché l’iPhone è fatto per durare nel tempo. Una durata che ha rallentato gli aggiornamenti di prodotto da parte dei consumatori, soddisfatti del loro smartphone e della sua longevità. Uno scenario poco esaltante per un’azienda abituata a battere record di vendita trimestre dopo trimestre e che ora vede la domanda diventare volatile e debole.
Una situazione da sabbie mobile, anche perché una soluzione possibile ci sarebbe. E’ suggerita dagli stessi consumatori che da tempo segnalano che i prezzi elevati dell’iPhone non favoriscano aggiornamenti più frequenti o nuovi acquisti. Soprattutto se i nuovi modelli che arrivano sul mercato mancano di innovazioni reali, capaci di mantenere alto il magnetismo del prodotto iPhone e della Marca Apple. L’elemento della mancata innovazione spiega ad esempio perché neppure l’iPhone XR (750 euro) sia in grado di guidare la domanda di mercato. In generale I prezzi dell’iPhone sono comunque troppo elevate, sicuramente se comparati ai prezzi degli smartphone commercializzati dalla concorrenza.
Se non verranno abbassati i prezzi è probabile che la domanda di iPhone continui a declinare o a essere debole. Un bel problema per Apple, un’azienda che ha fondato tutto su un modello di business basato sull’elevato profitto. Un bel problema anche perché se i prezzi non verranno abbassati, a rischio ci potrebbe essere la fedeltà dei consumatori al Brand. Una situazione tipica da sabbie mobili! Il dilemma tra l’abbandonarsi alla corda di salvataggio e l’agitarsi non è sempre risolvibile razionalmente. Ci sono le consuetudini e le abitudini, ci sono le reazioni emotive, i timori e le paure di sbagliare, l’insufficiente conoscenza del potenziale salvatore e molto altro. Tanti elementi non sempre controllabili e tutti portatori di potenziali rischi. Soprattutto in una fase nella quale Apple deve preparare il dopo iPhone con l’obiettivo di aumentare il fatturato con streaming di contenuti e servizi.
Al dopo iPhone Apple sta già pensando. Lo segnala il cambamento che Tim Cook sta facendo nel management aziendale. Un rimpasto mai visto dai tempi di Steve Jobs e che ha visto la promozione del numero uno per l’intelligenza artificiale e l’aumento di potere del manager a capo dei servizi. Tutte scelte che indicano un indirizzo strategico, la transizione verso un modello di business non più trainato dall’iPhone. Va in questa direzione anche la riduzione di personale nella divisione auto senza guidatore. Un modo per riconoscere il vantaggio della concorrenza (Google) e per focalizzare investimenti e risorse su nuovi modelli di business e prodotti. Un modo anche per arginare il calo di fedeltà dei consumatori pensando a come soddisfare meglio i loro bisogni, ad esempio fornendo loro servizi di streaming di contenuti, informativi (abbonamenti mensili ai quotidiani principali), di pagamento e molto altro.
Con la speranza di uscire fuori dalle sabbie mobili attuali.