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Da Steve Jobs il mago, a Tim Cook mago senza bacchetta…

Da Steve Jobs il mago, a Tim Cook mago senza bacchetta…

24 Aprile 2013 Redazione SoloTablet
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Il valore delle azioni di un’azienda non è sempre indicativo della sua salute. Ma quando l’azione è quella di Apple, sono molti ad interrogarsi su cosa stia succedendo e perché. La percezione è che dall’arrivo di Tim Cook le cose siano cambiate….in peggio!

Le azioni di Apple a Wall Street hanno perso da sel mese di settembre 2012 ben il 44% (700 dollari ad azione il suo massimo e ora 395, per la prima volta dal 2011 sotto i 400 dollari). Per alcuni è arrivato il momento di acquistare, per altri di chiedersi ancor più cosa stia succedendo e se il ribasso sia destinato a continuare. Nessuno ha la risposta o può averla Nel frattempo Apple continua a macinare profitti e ad essere una delle aziende più robuste al mondo.

Ad interrogarsi sono investitori, analisti e osservatori di mercato che sono rimasti colpiti dalla rapidità e brutalità del cambiamento in corso e dal fatto che Apple sembra avere perso lo smalto che aveva fino alla morte di Steve Jobs.

I ribassi consecutivi sono stati determinati da notizie, più o meno reali, sul calo di ordinativi di componenti tecnologici per la costruzione dei prodotti di punta come iPhone e iPad. Nonostante Apple non abbia mai venduto tanti prodotti come ora, le sue azioni in borsa sono state le peggio performanti nell’arco degli ultimi sette mesi.  Secondo alcuni analisti la cosa è assolutamente normale, soprattutto dopo che l’azione aveva raggiunto il valore irrazionale e forse esagerato di 700 dollari.

Per capire cosa stia succedendo ad Apple, guardare solo al valore delle sue azioni in borsa può dar luogo a qualche forma di strabismo. Bisogna infatti analizzare prodotti, store delle applicazioni, calendario degli annunci, strategie e capacità innovativa. L’analisi va fatta tenendo conto di ciò che nel frattempo hanno messo in campo le aziende concorrenti come Samsung ( vedi il rilascio dello smartphone di ultima generazione Galaxy S4 ), Google e altri.

Questa analisi evidenzierà la perdita della leadership nel mercato degli smarthone a favore di Samsung e la perdita di market share nel mercato delle piattaforme di sistema operativo a favore principalmente di Android, ma confermerà anche l’assoluto predominio di Apple nel mercato delle APP. Nonostante la costante crescita di Google Play, lo store di Apple controlla ancora il 70% del mercato complessivo delle applicazioni. Una supremazia che non dipende solo dall’aver aperto lo store prima di altri ma soprattutto per la qualità, la superiorità in termini di completezza e sicurezza delle applicazioni pubblicate e distribuite attraverso lo store e il modello di business che garantisce agli sviluppatori maggiori opportunità di guadagno.

L’analisi dovrebbe infine prendere in considerazione anche le dichiarazioni di Tim Cook che raccontano bene come con la scomparsa di Steve Jobs, un mago capace di magie, Apple abbia perso la capacità di sorprendere. Le reazioni de CEO di Apple all’andamento boxistico delle azioni sono tutte incentrate sul fatalismo (“non possiamo controllare i tassi di cambio, i mercati mondiali e le pressioni du alcuni costi…”)  numeri e sui risultati finanziari, sempre rigogliosi, dell’azienda. Questi numeri sono impressionanti. Nella prima metà dell’anno fiscale in corso Apple ha generato 98 miliardi di dollari di fatturato ( +13 miliardi in più dello stesso periodo dell’anno precedente) con un utile di 22. Gli iPhone venduti nei primi due trimestri sono stati 85 milioni e 42 milioni gli iPad.

E' assente dal racconto di Tim Cook qualsiasi elemento capace di far sognare, di creare attesa e aspettative per nuovi prodotti fantastici, di contrastare le proposizioni della concorrenza in termini di innovazione e strategia di prodotto ( vedi le interfacce per la gestione gestuale e visiva del galaxy S4 di Samsung ).

E’ come se nel tentativo di sostituire il mago Steve Jobs, il suo successore Tim Cook non si fosse accorto che la sua bacchetta magica si è rotta. Per usare una metafora Steve Jobs sta ad Harry Potter, come Tim Cook a Ron Weasley.

E non ci sono all’orizzonte neppure delle Hermione Granger.

 

 

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