
Gli spunti per parlare nuovamente dello Watch di Apple sono numerosi ma uno su tutti è sufficiente. Dopo averlo acquistato, molti utenti sembrano perdere il loro entusiasmo in tempi rapidi, una perdita che porta ad abbandonare lo smartwatch per tornare, probabilmente, all’ora visualizzata sul display dello smartphone. Ciò è quanto emerge da nuove tipologie di indagini come quelle di Wristly che si focalizzano sull’analisi del comportamento dei consumatori e lo fanno dopo l’acquisto, nella fase iniziale del ciclo di vita del prodotto nelle mani del suo acquirente e del suo utilizzo.
L’indagine di Wristly è rivolta all’analisi del comportamento di consumatori che acquistano smartwatch e non è focalizzata esclusivamente sul prodotto di Apple, ma il suo maggiore successo di pubblico trasforma il marchio Watch in uno strumento perfetto di analisi e di studio del mercato. I comportamenti legati allo Watch fanno emergere comportamenti generali e applicabili anche a altri prodotti che indicano l’emergere e l’affermarsi di comportamenti standard, non sempre prevedibili e sempre interessanti da osservare.
L’ultima indagine, condotta ad inizio novembre 2015 intervistando quasi 400 persone, ha preso in esame i comportamenti degli utenti che hanno avito con Watch una esperienza negativa e hanno smesso di usare l’orologio o di usarlo meno.
I dati emersi sono molto interessanti si prestano a varie cosiderazioni. Innanzitutto il 50% di coloro che hanno acquistato uno Watch smettono di usarlo in meno di due settimane. I motivi possono essere diversi. Ad esempio il prodotto è concettualmente così nuovo da richiedere tempo per comprenderne la reale utilità o comprenderne il suo valore. Il mercato dei prodotti tecnologici indossabili è ancora immaturo e ha bisogno di utenti capaci di calare ogni singolo prodotto nella realtà concreta dei loro gesti quotidiani.
Ciò che emerge comunque dall’indagine è che il valore di cui lo Watch è portatore non sembra essere stato colto facilmente dal consumatore, nonostante vi abbia dedicato due o più settimane di tempo per capirlo. I motivi emersi sono stati diversi: le scarse prestazioni soprattutto nella visualizzazione dei dati e nell’esecuzione di applicazioni di terze parti, la scarsa durata della batteria e la necessità noiosa di doverla caricare quotidianamente, la mancata indipedenza dallo smartphone, il prezzo troppo alto, la distanza fra quanto promesso e quanto ottenuto.
“I’m watch”: un sogno svanito
I dati rilevati dalla ricerca non indicano il fallimento di un prodotto come Watch e non ne mettono di crisi la proposizione in termini di funzionalità e destinazioni d’uso. Probabilmente il mercato non è ancora maturo per le tecnologie indossabili e l’uso dello smartphone è troppo diffuso e abitudinario per aprire spiragli a qualcosa di nuovo. Questo ora, perché il futuro potrebbe anche riservare delle sorprese, soprattutto se i produttori sapranno trovare le risposte ai bisogni e alle aspettative dei consumatori, dopo avere ben compreso i loro comportamenti.