
Alcuni osservatori di mercato sono stati sorpresi dalla crescita nel numero di iPhone 6 venduti, anche per il loro costo elevato, persino più elevato dei modelli precedenti. L’iPhone non è collassato ma anzi ha macinato nuovi record, alla faccia dei molti Androidiani che vedevano con soddisfazione la diminuzione del suo share di mercato.
La sorpresa degli osservatori del mercato è derivata dal fatto che solitamente sul mercato tecnologico, i prodotti proprietari e altamente integrati finiscono per lasciare il posto a quelli più modulari e aperti. E’ successo per Nokia e RIM e molti si aspettano che succeda anche per Apple. Non è un caso che la piattaforma Android, percepita come altamente modulare, possegga oggi più dell’80% del mercato. Sorprende anche la capacità di Apple di mantenere prezzi premium molto alti per i suoi dispositivi smartphone, quando sul mercato sono disponibili prodotti di grande qualità con sistema operativo Android.
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Il modello di business di Apple è noto da tempo e tutto focalizzato sul profitto. A Apple lo share di mercato non sembra interessare, almeno non tanto quanto possa interessare il profitto garantito e alto su ogni singolo dispositivo venduto. Questa attenzione al guadagno si traduce nel fatto che con minori unità vendute Apple è capace di generare un profitto maggiore di quanto non riescano a generare i produttori di dispositivi smartphone Android.
La strategia di Apple è vincente perché tiene conto della specificità del mercato tecnologico attuale, non più determinato dagli acquisti monolitici aziendali ma da consumatori alla ricerca di user experience e disposti a pagare un prezzo più alto pur di soddisfare bisogni personalizzati grazie a prodotti altamente integrati che sembrano essere stati prodotti ad hoc.
E’ vincente anche perché i prodotti di Apple hanno una loro modularità intrinseca legata alla numerosità di APP di terze parti che mette a disposizione sui suoi suoi dispositivi e di servizi che vanno ben oltre il semplice sistema operativo. I dispositivi di Apple sono il risultat della integrazione modulare di tecnologie prodotte da centinaia di fornitori differenti, probabilmente un numero più alto di quelli che può vantare Samsung sulle sue piattaforme Android. La vera modularità dei prodotti di Apple è però tutta incentrata su milioni di applicazioni, canzoni, film, video e altri contenuti multimediali disponibili attraverso il suo negozio online iTunes.
Infine la modularità dell’offerta di Apple si misura anche nella sua strategia ambiziosa di trasformare la vita dei consumatori in una esperienza Apple con solzuioni come HomeKit e la Internet degli oggetti per la domotica, CarPlay per la mobilità, Apple Pay per il commercio elettronico, Siri per l’interfaccia tecnologica e HealthKit per la cura del corpo. Queste soluzioni non hanno la pretesa di sostituire il mondo già esistente ma di integrarlo e farlo comunicare. La modularità è garantita così come lo è l’integrazione. Ne deriva una maggiore facilità d’uso e user experience stimolanti che, una volta sperimentate, suggeriscono al consumatore la loro ripetizione. Innovazione, qualità, user experience e facilità d’uso sono gli elementi della strategia Apple che si riscontra nelle nuove soluzioni così come nei suoi prodotti Mobile.
Le nuove soluzioni proposte da Apple spiegano forse perché l’azienda non sembri interessata al market share ma al profitto. La strategia non è limitata al mercato dello smartphone ma punta a nuovi mercati, ben più ampi e molto più ricchi di quanto non lo sia il mercato, ormai saturo, dell o smartphone. La competizione di Apple non è con Samsung ma con i nuovi produttori che potrebbero emergere con una proposizione finalizzata al mondo tecnologico futuro che verrà. Un mondo nel quale tutti gli oggetti e e le persone saranno interconnessi e interagiranno tra loro, nel quale cambierà il modo con cui verranno svolte le attività giornaliere, erogati i servizi e risolti i problemi.
I concorrenti attuali di Apple, per competere dovrebbero anche loro guardare oltre lo smartphone. Pochi sono nelle condizioni di farlo, con l’eccezione forse di Samsung e Google e, per i mercati cinesi, l’emergente Xiaomi.