
L’ultima puntata della saga Galaxy Note 7 mette in scena l’invio di un contenitore anti-fuoco per impacchettare il dispositivo da ritornare a Samsung. Mentre Samsung sta leccandosi le ferite di un danno economico e di immagine drammatico, soprattutto per il contesto competitivo nel quale si è manifestato, molti consumatori che avevano acquistato il Galaxy Note 7 stanno ricevendo delle interessanti scatole da imballaggio che devono essere usate per garantire il ritorno del dispositivo in casa Samsung in modo sicuro e senza incidenti.
Il modello restituito può essere sostituito da un altro modello Samsung o dal corrispettivo pagato per il suo acquisto. In entrambi i casi il Galaxy Note 7 posseduto va riconsegnato a Samsung. L’azienda è così spaventata che possano accadere altri incidenti dall’aver chiesto ai suoi clienti di usare per la spedizione il kit antifuoco (thermonuclear-proof box costruito con fibre di ceramica) a loro spedito, munito anche di un paio di guanti da forno di colore blu.
Samsung Galaxy X, sarà pieghevole?
L’incidente che ha interessato Samsung e che in passata aveva lambito altri produttori rimane comunque un interessante caso di studio che suggerisce nuove riflessioni. Una di queste la stanno facendo molti analisti che mettono in guardia produttori e consumatori sull’importanze delle fasi di test che sempre accompagnano il rilascio di un prodotto. Fasi di test da sempre presenti in ogni manifattura di prodotti tecnologici ma sempre più accorciate dall’urgenza imposta dalla competizione e dalla necessità di portare sul mercato nuovi modelli praticamente ogni anno solare.
Il modo con cui solitamente questi test (molti di base legati alla misurazione di valori quali l’umidità, la temperatura interna, le vibrazioni, ecc.) vengono eseguiti è di mettere alla prova con una serie di test mirati qualsiasi componente del dispositivo per verificarne usando centinaia o migliaia di dispositivi finiti (test per verificarne la funzionalità nella vita reale). L’obiettivo è di individuare con appositi test di stress eventuali problemi prima che siano i consumatori a rilevarli, come è successo con il Galaxy Note 7.
Permanentemente discontinuato con una perdita di 17 miliardi di dollari per Samsung
Le fasi di test non sono brevi ma richiedono tempi lunghi. Troppo lunghi per un mercato basato sull’urgenza e sulla velocità. Gli investimenti necessari sono tanto più grandi quanto maggiore è l’urgenza ma, come ha dimostrato la prima azione di Samsung che ha spedito 500.000 nuovi Galaxxy Note 7 in sostituzione di quelli ritenuti pericolosi e poi rivelatisi anch’essi tali, non sempre producono gli effetti desiderati. Oggi siamo ancora in attesa di conoscere in modo trasparente l’origine del problema, probabilmente non localizzabile solo nella batteria.
La fase di test per gli smartphone è particolarmente importante per il ruolo che le batterie giocano in questi dispositivi e per la loro potenziale pericolosità. Spesso queste batterie sono prodotte da terzi e poi assemblate con i circuiti e quanto serve in fabbriche diverse. Una situazione che si presta al possibile errore e che rende ancora più importante la fase di test, quella sulla batteria da parte di chi la produce e quella sul dispositivo dopo che è stato assemblato.
La fase di test è tanto più rilevante quanto più alti sono i potenziali ambiti di errore nella fase di produzione, di assemblaggio e di cooperazione tra attori diversi nella filiera produttiva. Un ambito spesso portatore di problemi è la comunicazione ma non bisogna dimenticare quelli più prevedibili che avvengono in catene di produzione sempre più automatizzate e con la presenza di lavoratori che operano in condizioni di quasi schiavitù e un livello di sfruttamento che li rende facili portatori di handicap e generatori di problemi.
In alcuni casi è sufficiente che una vite non venga avvitata correttamente e che si scopra il problema alla fine di una giornata per dover riprendere e rivedere decine di migliaia di dispositivi. Questo livello di potenziale problematicità e di complessità evidenzia l’importanza di tutte le fasi di test. L’incidente di Samsung ne ha enfatizzato una volta di più il loro ruolo e è servito all’azienda coreana per probabili riflessioni sui tempi di produzione e su una interpretazione diversa dell’urgenza e della velocità. I produttori concorrenti hanno avuto la fortuna di apprendere una lezione per il futuro senza avere dovuto pagarne, per il momento, alcuna conseguenza.