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La tecnologia da sola non risolverà i problemi della scuola così come non lo farà La Buona Scuola!
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Negli ultimi anni molte scuole italiane si sono dotate di computer e applicazioni e tutte hanno visto le loro aule riempirsi di studenti smanettoni tutti dotati di un dispositivo elettronico. Rimangono arretratezze e disparità ma la tecnologia non è più un problema. Parlarne invece lo è perchè molti sembrano avere affidato alla tecnologia la didattica rinunciando a riflettere sui suoi effetti e sul ruolo che insegnanti e adulti in carne e ossa possono avere nell'educazione dei ragazzi.
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A scuola con il tablet
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Scuola, tecnologia e futuro dei ragazzi
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In una realtà in costante e dinamico cambiamento compito della scuola dovrebbe essere quello di dotare bambini e ragazzi di nuovi strumenti, concetti, abilità e capacità di pensare in modo diverso e critico, in modo che possano affrontare le novità emergenti e i cambiamenti in arrivo. Purtroppo la realtà racconta una storia molto diversa, legata ai ritardi con cui la scuola si sta adattando al nuovo.
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L’insegnante 2.0
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Le necessità formative evolvono continuamente e le attività formative si arricchiscono sempre più grazie ai tanti strumenti nuovi e tecnologici a disposizione. Agli insegnanti si chiede di formare i nuovi cittadini di domani, capaci di entrare con successo nel mondo del lavoro e di rimanerci grazie all’acquisizione di competenze disciplinari, trasversali e relazionali adeguate. Si parla di educare al successo e di meritocrazia, ma non bisogna mai perdere di vista il fatto che la scuola è una comunità di scambio e di crescita continua dove, in primis, si formano persone.
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Gioie e dolori del docente digitale
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Insegnare nella Scuola Digitale per Competenze richiede competenza tecnologica, ma soprattutto competenza didattica, conoscenza dei nuclei fondanti della propria disciplina, capacità di creare percorsi formativi flessibili ed efficaci, capacità di coinvolgere gli studenti nelle attività didattiche in classe affinché si creino i presupposti per l’apprendimento costruttivista, il cooperative learning e lo sviluppo delle competenze trasversali oltre a quelle disciplinari.
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Innovare la didattica si può!
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Innovative Design dei processi educativi scolastici è un progetto di ricerca-azione di interesse nazionale per formare gli insegnanti e costruire collaborativamente un nuovo metodo didattico attivo. Esso è stato ideato da ANP e realizzato con il contributo di Fondazione Telecom Italia in tre anni di lavoro sistematico con un gruppo di 100 docenti di ogni ordine e grado, provenienti da tutta l'Italia, e poi diffuso per la prova dei fatti mediante un Contest nazionale che ha coinvolto ulteriori docenti di tutta Italia.
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La scuola che vorrei … Insegnare oggi
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L'insegnamento è annoverato fra le professioni più appaganti (insieme a quella di infermiere e di pompiere), ma la scarsa considerazione da parte degli amministratori pubblici, l'aumento della burocrazia e la penuria di risorse concrete per l'innovazione didattica mina profondamente la fiducia dei docenti.
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Apprendere con i social: gli studenti protagonisti o vittime?
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La tecnologia, la sua pervasività e l'uso che ne viene fatto stanno creando nella scuola un divario crescente tra molti insegnanti e i loro alunni. Il divario si manifesta come un camminare su due sponde diverse di un baratro dove per ora gli adulti riescono a comunicare urlando qualcosa, mentre i ragazzi sono intenti e concentrati a interagire, anche in classe, con i loro dispositivi mobili. Il rischio è che il divario si vada approfondendo sempre più rendendo sempre più difficile per un insegnante, forse per un adulto, trovare interessi comuni di comunicazione intergenerazionali.
Senza interesse può diventare complicato provare a far nascere in loro il desiderio del sapere, trasmettere la luce che solo un insegnante può accendere e far nascere la curiosità per misteri che nessun social network è in grado di svelare.
Il problema è che oggi, nell'era tecnologica e digitale, tutto l'amore che un insegnante può dedicare all'insegnamento e al sapere non sembra più sufficiente per chiudere il divario generazionale e riattivare l'attenzione dei ragazzi. Primo punto di partenza per tutto il resto.
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