
I dati previsionali di mercato continuano a evidenziare il declino delle vendite di iPhone. Lo smartphone di Apple vende meno, forse perchè si sono allungati tempi degli aggiornamenti tacnologici che i consumatori in passato facevano ad ogni nuovo rilascio di modelli nuovi, sia perché la proposizione della concorrenza si è fatta più aggressiva e soprattutto molto competitiva. Senza contare che, per gli estimatori dei Galaxy, Samsung è da tempo avanti a Apple in numerosi ambiti tecnologici e innovazione.
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Lo smartphone è diventato per molti lo strumento preferenziale di personal computing e poco importa se sia inserito o meno all’interno di un ecosistema più grande nel quale vengono utilizzate anche dispositivi diversi, come un tablet o un personal computer. L’utilizzo fa la differenza così come la fa, in molti casi, il ruolo che la tecnologia ha assunto nella vita personale. Spesso lo smartphone non è altro che l’elemento principale di una rete di dispositivi, comunicanti tra di loro, dei quali non si può fare a meno. Ad esempio gadget con tecnologie indossabili o assistenti personal casalinghi come Google Home. Se si è abituati a usare Siri, il passaggio a quest’ultimo può essere un problema e viceversa.
La realtà di mercato racconta però una storia diversa rispetto a quella caratterizzata dal boom dello smartphone. Il mercato dal 2010 è completamente cambiato. Lo smartphone non è più un semplice telefono, ma è diventato, grazie alle APP, uno strumento potente che, per le molteplici funzionalità di cui dispone, è capace di catturare una quota elevata dell’attenzione individuale. Attenzione rubata ad altri dispositivi di cui si impara a fare a meno. La colonizzazione del tempo e dell’attenzione da parte dello smartphone si è affermata anche perchè molte APP sono diventate servizi, disponibili anche attraverso altri dispositivi.
Questi servizi sono multipiattaforma e disponibili a prescindere dall’ecosistema nei quali vengono utilizzati. Offrono esperienza di utilizzo, funzionalità e soluzioni simili in ambienti diversi e ciò sembra essere apprezzato dagli utenti. Le aziende produttrici d smartphone stanno cercando di aumentare la retention, creare fedeltà e limitare l’abbandono introducendo servizi proprietari legati alla tipologia dell’hardware. Le preferenze dei consumatori sembrano però andare in altre direzioni. Preferiscono potere usufruire dei servizi mantenendo la loro libertà di scelta sul tipo di dispositivo da usare. Una libertà contrastata dall’introduzione di assistenti personali , pensati anche per creare assuefazione a relazioni personali che non possono essere le stesse se sperimentate con Siri o con BixBy. Il contrasto è praticato sfruttando le numerose informazioni che gli utenti forniscono ai produttori attraverso l’uso che fanno del loro dispositivo. I dati e le informazioni raccolti servono a pianificare campagne marketing e di comunicazione mirate e personalizzate. I risultati non sembrano però soddisfare gli sforzi e le aspettative.
Non è un caso allora che i maggiori produttori, in primo luogo Apple, si stiano orientando verso l’offerta di servizi indipendenti dall’ecosistema in cui sono usati. Nel caso di Apple ad esempio sembra vincente la scelta di puntare su servizi legati alla salute e al benessere personali. Una strategia volta a catturare nuove opportunità di business, anche se a scapito di modelli di business consolidati e che nel passato hanno garantito il successo di mercato rispetto alla concorrenza. L’offerta di questo tipo di servizi diventa un elemento forte di motivazione all’ingresso di un nuovo ecosistema o per non lasciarlo. Anche se si è scelto di passare da una marca di smartphone ad un’altra.
Se questa tendenza all’offerta di servizi indipendenti dagli ecosistemi si consoliderà, il mercato dello smartphone potrebbe mutare. Senza per questo mettere in crisi le leadership che negli anni società come Apple hanno acquisito.