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Tutti vogliono raccontare e scrivere storie

Tutti vogliono raccontare e scrivere storie

26 Ottobre 2022 SCRITTURA E TECNOLOGIA
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Le storie, in particolare, sono davvero utili: permettono al pubblico una facile interazione con chi le crea e dimostrano la sua coerenza comunicativa.

Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia e alla sua capacità trasformativa. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, lavoratori, professionisti, cittadini ed elettori. La trasformazione coinvolge anche scrittori, autori, self-publisher, blogger, influencer, aspiranti giornalisti, storyteller, social media manager, esperti di comunicazione, ecc. Il cambiamento interessa la scrittura ma anche l’autorialità che si deve confrontare con le molteplici declinazioni mediali dell’epoca tecnologica, gli ecosistemi narrativi nei quali si opera, lo storytelling transmediale e interattivo, la potenza e le preferenze degli algoritmi, imponendo un riposizionamento e un ripensamento più ampio determinato dalle nuove tecnologie. Il cambiamento impone nuovi concetti, nuove terminologie e nuovi linguaggi, nuovi canali di distribuzione e comunicazione (blog, piattaforme social, siti web, ecc.), suggerisce un approccio epistemologico per definire la produzione e riflettere sulla ricezione e sulle sempre mutanti potenziali audience. Impone anche di prestare attenzione all’avanzata delle tecnologie di intelligenza artificiale, in particolare delle AI generatrici di testi come le GPT3 Open AI.

 

Questi temi fanno parte da tempo di una riflessione più ampia che SoloTablet sta conducendo sulla tecnologia e i suoi effetti. Una riflessione critica e partecipata, fatta coinvolgendo tutti coloro che sono disposti a mettere in discussione modelli e approcci correnti con l’obiettivo di comprenderne meglio i meccanismi e di elaborare strategie alternative, utili anche per la vita personale individuale così come per quella lavorativa e professionale. Lo strumento usato per favorire questa riflessione è l’intervista.

In questo articolo proponiamo l’intervista che Carlo Mazzucchelli  e Alessandra Perotti hanno condotto con Eleonora Villani


In questi anni chi si è affacciato al mondo dei contenuti si è trovato in una dimensione del tutto diversa, a livello tecnologico, rispetto a quella in cui ci si trovava almeno una ventina di anni fa. In qualche modo, ci si è trovati in una realtà diversa, senza avere piena consapevolezza del “prima”. Uno dei cambiamenti maggiori è quello legato al “tempo” della scrittura: gli strumenti consentono una velocità di realizzazione, fornitura e diffusione del contenuto che prima non esisteva. Non solo, oggi abbiamo a disposizione strumenti che ci consentono di analizzare in breve anche l’impatto e i risultati dei nostri contenuti su attività di marketing per esempio.

Sull’uso di quali strumenti tecnologici si basa la tua attività di scrittura?

La mia attività si basa sull’uso di piattaforme social (Facebook, Instagram, LinkedIn, YouTube, Tik Tok, Twitch). Inoltre gestisco anche un blog personale.

Utilizzo quindi il Meta Business Suite di Facebook, i Dashboard per Professionisti (di Facebook, Instagram, Tik Tok) e YouTube Studio.

Per organizzarmi, invece, utilizzo: Trello, Excel, Google Cloud, Google Drive.

Per comunicazioni con i clienti o quando voglio seguire corsi formativi: Zoom e Skype.

Per la scrittura in senso stretto: Word e Office.

Per creare immagini ed editare video: Canva, Filmora, YouCut, Meme Generator.

Questi sono tutti strumenti che mi aiutano e supportano nelle varie fasi di scrittura e realizzazione dei contenuti. 

 

L’evoluzione tecnologica ha tempi propri che si caratterizzano per la velocità con cui si aggiornano, mutano, si perfezionano o cedono il passo ad altri. Lo abbiamo visto anche nell’arco di pochi anni e se osserviamo i social network ci rendiamo conto quanto si debba stare sempre “sul pezzo”. Cambiano inoltre i tools che ci consentono ulteriori facilitazioni nel lavoro di content creator. Un’analisi dell’evoluzione dei propri strumenti può dirci anche molto sul nostro approccio e su come lo gestiamo.

Con quali strumenti hai iniziato e come si è evoluto il tuo lavoro?

Ho iniziato diffondendo post su Facebook.

Le mie pubblicazioni hanno sempre avuto un ritmo davvero serrato (una volta al giorno). All’inizio preparavo il materiale sul PC e condividevo i contenuti facendo quotidianamente un copia/incolla.

La svolta, per me, è avvenuta quando è stata data la possibilità di programmare i propri post. E questo vale anche per YouTube.

Poter scegliere ora e giorno ha davvero facilitato il mio lavoro.

Non solo: aver aggiunto Instagram al pannello di controllo di Facebook, con la possibilità di programmare per entrambe le piattaforme, nello stesso momento, è stata una mossa davvero apprezzabile.

Le storie, in particolare, mi sono davvero utili: permettono al pubblico una facile interazione con il creator e dimostrano la sua coerenza comunicativa. 

 

Abbiamo accennato a un “prima”: un prima quando la tecnologia di oggi non esisteva e quando piano piano hanno iniziato a diffondersi i primi strumenti che hanno portato una grande rivoluzione (pensiamo all’email per esempio, e qui andiamo abbastanza indietro). Il “prima” comportava diverse tipologie di tempistiche e soprattutto di relazioni che sono cambiate, non solo, anche un’organizzazione del lavoro molto differente.

Che idea hai del “prima” che tu non hai vissuto, quando non c’era questa tecnologia?

Sono nata nel 1991 e ho ricordi sfuocati del primo modem di casa. O meglio: del rumore che faceva quando veniva acceso. Era collegato da un filo lunghissimo che dalla camera portava al telefono. La connessione a Internet era comunque molto lenta e snervante (se penso a quella odierna). Per le ricerche scolastiche dovevo affidarmi alle varie Enciclopedie comprate dai miei genitori o confrontarmi con i miei compagni.

Ricordo i floppy disk di mio padre e i primi CD (programmi per PC e videogiochi da installare).

Per quanto riguarda l’organizzazione professionale: ho notato una differenza abissale nel lavoro dei miei genitori.

Prima, a casa, c’erano mucchi di fogli, fascicoli e cartellette. Intere cataste di materiale mandato via fax. Carte stampate solo su un lato del foglio che, quando non servivano più, utilizzavo per disegnare.

Ora vedo i miei genitori lavorare da PC e tablet. Organizzare le riunioni su tool virtuali e non più su planner aziendali (o agende cartacee, immancabilmente, regalate dalla banca di fiducia).

Sicuramente, ora, ho la sensazione che tutto sia organizzato meglio ma questa, forse, è solo una percezione falsata: i mucchi di carte occupano spazio fisico in una stanza, le cartelle sul computer, creano disordine solo sul desktop. 

Considerando che la mancanza di vissuto del “prima” ci rende per molti aspetti più liberi e forse anche più performanti, va anche detto che ci manca (per quanto possiamo sempre supplire con lo studio e l’informazione) comunque l’esperienza “dell’aver provato” a non avere uno strumento piuttosto che un altro, così come a impostare il nostro lavoro di scrittura e di conseguente divulgazione dei contenuti con diverse modalità

Vorresti provare a non avere gli strumenti che oggi hai a disposizione?

Sì, ma solo per sperimentare questa modalità. Per capire “come funzionava il lavoro” prima dell’avvento di una tecnologia così massiccia.

Quindi, se mi venisse proposto di rinunciarvi completamente, in tutta sincerità, direi di no: non credo che gli strumenti del passato possano essere più funzionali di quelli che abbiamo ora.

Un esempio su tanti: l’ospedale.
Per me è inconcepibile pensare a una prenotazione allo sportello, senza l’aiuto di server e programmi che snelliscono il lavoro degli impiegati e dell’utenza.

Credo che la tecnologia – e non solo – si muova di pari passo con la società che abita quel determinato periodo storico. Lo sviluppo tecnologico risponde a richieste specifiche, a necessità che sentiamo il bisogno di soddisfare.

Quindi mi piacerebbe che le innovazioni tecnologiche venissero sviluppate ulteriormente, ricalibrando ciò che, oggi, ancora non funziona (non parlo solo dal punto di vista della “velocità di esecuzione” ma anche di risorse da mettere a disposizione, tutela degli utenti e accessibilità). 

 

"Scrivere bene un articolo o un saggio significa fare emergere una tesi di fondo, intorno alla quale sono selezionati gli argomenti pertinenti; dominare perfettamente sintassi e testualità; usare un lessico puntuale e spesso non banale. La punteggiatura è funzionale e non rinuncia affatto a segni che vengono dati troppo facilmente come fuori corso" – Luca Serianni (Leggere, scrivere, argomentare – Laterza, Pag. VIII)

C’è una questione che può essere analizzata sia “prima” che “dopo” perché sempre con essa ci dobbiamo misurare: la creatività.

Creatività considerata facoltà umana, capacità di creare. La tecnologia incide sulla nostra creatività di persone che scrivono? E in quale misura?

C’è chi sostiene che la tecnologia spenga un poco la creatività umana, molti invece vedono nello sviluppo tecnologico un’esaltazione della creatività stessa e la possibilità che essa si perfezioni e si esplichi attraverso varie e prima impensabili modalità.

Qual è secondo te il rapporto creatività/tecnologia?

La tecnologia, per me, è uno strumento e in quanto tale non ha potere di spegnere qualcosa di così complesso come la creatività umana. Anzi, potrebbe essere utilizzata per alimentare l’immaginazione.

Un esempio attuale è MidJourney: un sistema basato su un’intelligenza artificiale in grado di creare immagini grazie a dei prompt da parte degli utenti. Si descrivono come: “Un laboratorio di ricerca indipendente che esplora nuovi mezzi di pensiero per espandere i poteri immaginativi della specie umana”.

L’aspetto interessante è che le opere create dagli utenti possono essere “vendute”, i diritti rimangono ai creatori delle immagini.

Alla fiera di Stranimondi, a Milano, c’erano ben due autori che avevano utilizzato questo programma per inserire delle immagini originali e personalizzate all’interno dei loro romanzi.

Questo ha creato forte malcontento tra molti artisti che vedono minacciato il loro lavoro.

Personalmente non sono una grande fruitrice di MidJourney ma apprezzo i disegni digitali di creator che lavorano sulle loro tavole virtuali.

Così come apprezzo i musicisti che creano le loro canzoni utilizzando tool specifici e autori che scrivono le loro opere su fogli Word e non solo su carta.

Allo stesso modo amo l’ebanista che usa scalpello e lima per modellare il legno e il cuoco che prepara i ravioli uno per uno, a mano.

La tecnologia, quindi, non deve spaventare o dare la sensazione di sminuire l’intelletto, anzi, dovrebbe essere un supporto per chi sceglie di servirsene. 

 

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura?

Suggerisco “Next”, di Michael Crichton: tecnologia, genetica, controllo delle autorità giudiziarie sugli individui e il loro corpo. Offre, senza dubbio, molti spunti di riflessione.

Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future?

Mi piacerebbe rimanere sempre aggiornata sul Metaverso e sui suoi sviluppi. E sull’impatto sociale derivato da questa novità.

Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a?

Metterei delle storie interattive su Instagram con un box di domande o, meglio, dei sondaggi che catturino l’attenzione delle persone. 

Cosa pensa del nostro progetto SoloTablet? Ci piacerebbe avere dei suggerimenti per migliorarlo!

Mi piace molto, lo trovo interessante e stimolante. Queste domande mi hanno ricordato tanti particolari del passato che avevo quasi rimosso e confermato molte delle mie convinzioni, aiutandomi ad argomentarle. Grazie.

Oblò

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