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Apprendere con i social: gli studenti protagonisti o vittime?
La tecnologia, la sua pervasività e l'uso che ne viene fatto stanno creando nella scuola un divario crescente tra molti insegnanti e i loro alunni. Il divario si manifesta come un camminare su due sponde diverse di un baratro dove per ora gli adulti riescono a comunicare urlando qualcosa, mentre i ragazzi sono intenti e concentrati a interagire, anche in classe, con i loro dispositivi mobili. Il rischio è che il divario si vada approfondendo sempre più rendendo sempre più difficile per un insegnante, forse per un adulto, trovare interessi comuni di comunicazione intergenerazionali. Senza interesse può diventare complicato provare a far nascere in loro il desiderio del sapere, trasmettere la luce che solo un insegnante può accendere e far nascere la curiosità per misteri che nessun social network è in grado di svelare. Il problema è che oggi, nell'era tecnologica e digitale, tutto l'amore che un insegnante può dedicare all'insegnamento e al sapere non sembra più sufficiente per chiudere il divario generazionale e riattivare l'attenzione dei ragazzi. Primo punto di partenza per tutto il resto.
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Scuola, tecnologia e futuro dei ragazzi
In una realtà in costante e dinamico cambiamento compito della scuola dovrebbe essere quello di dotare bambini e ragazzi di nuovi strumenti, concetti, abilità e capacità di pensare in modo diverso e critico, in modo che possano affrontare le novità emergenti e i cambiamenti in arrivo. Purtroppo la realtà racconta una storia molto diversa, legata ai ritardi con cui la scuola si sta adattando al nuovo.
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La tecnologia da sola non risolverà i problemi della scuola così come non lo farà La Buona Scuola!
Negli ultimi anni molte scuole italiane si sono dotate di computer e applicazioni e tutte hanno visto le loro aule riempirsi di studenti smanettoni tutti dotati di un dispositivo elettronico. Rimangono arretratezze e disparità ma la tecnologia non è più un problema. Parlarne invece lo è perchè molti sembrano avere affidato alla tecnologia la didattica rinunciando a riflettere sui suoi effetti e sul ruolo che insegnanti e adulti in carne e ossa possono avere nell'educazione dei ragazzi.
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Più che il tablet meglio premiare l’immaginazione
L’isola che non c’è esiste e si chiama Waldorf School of the Peninsula. Si trova nella Silicon Valley, il territorio digitale per definizione e il centro del potere tecnologico che ha cambiato le vite di tutti, comprese le loro abitudini, comportamenti e modi di pensare e di apprendere. E’ un’isola strana ma interessante nella quale è bandito l’uso del tablet, dello smartphone e dei display digitali e viene premiata la capacità immaginativa. E’ un’isola in formato scuola e aperta ai figli dei dipendenti, ipertecnologici, delle numerose aziende che popolano la Silicon Valley.
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La tecnologia non è più un semplice strumento!
La scelta di introdurre in classe nuove tecnologie e prodotti come il tablet è oggetto di grandi discussioni tra favorevoli e contrari. I primi sono sicuramente dei tecnofili convinti che usare le tecnologie in classe possa avere effetti positivi sull’apprendimento. I secondi, anche se non lo sono, vengono classificati come tecnofobi, conservatori e un po’ retrogradi. Gli uni e gli altri discutono spesso sul ruolo che la tecnologia ha nel cambiare la testa dello studente senza arrivare ad alcuna sintesi valida. Forse perché ad essere sbagliato è il merito stesso della discussione.
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Sulla scuola digitale e i suoi programmi prossimi venturi
Sulle pagine sociali del muro delle facce il Prof. Ferri ha condiviso un testo scritto da Nello Iacono degli Stati Generali dell’Innovazione. Un articolo molto interessante che merita visibilità perché illustra in dettaglio le azioni e i programmi previsti per rendere la scuola italiana sempre più digitale. Nel testo si evidenziano anche potenziali rischi e i problemi da affrontare. La lettura si è offerta ad alcuni spunti di riflessione che condividiamo online.
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Previsioni 2016: scuola, cultura, educazione
Obiettivo principale dovrebbe essere la cultura ma cosa fare se non ne esiste la domanda? Gli studenti la cultura se la fanno con Internet e i social network e con un semplice click sembrano sapere più di quanto non sappiano gli insegnanti. Ne deriva un consumismo culturale diffuso che rende complicato all’insegnante parlare, imporre la sua conoscenza e autorevolezza, stimolare curiosità e attimi fuggenti. Sarà così anche nel 2016?
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La scuola senza educazione e i rischi della scuola 2.0
Segnaliamo il libro appena uscito nelle librerie di Adolfo Scotto di Luzio dal titolo Senza educazione. E' un libro a tesi che presenta idee non necessariamente cndivisibili da tutti ma che ha il merito di condividere e suggerire alcune riflessioni sull'uso delle nuove tecnologie nella pratica didattica della scuola italiana. L'autore si propone di dare la sua risposta alla domanda se le nuove tecnologie fanno bene alla scuola. Le risposte in circolazione sono tante quanti sono coloro che interagiscono con la scuola ma serve una riflessione approfondita a partire da chi la scuola la conosce molto bene, l'insegnante.
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Inascolatati prima della legge sulla scuola, gli insegnanti devono continuare a fare proposte
Nel corso del 2015 Solotablet ha intervistato 25 insegnanti. Obiettivo dell'iniziativa era di favorire lo scambio di idee tra insegnanti e scuole sulla scuola digitale e sulle nuove tecnologie viste come strumenti didattici e di apprendimento. Lo scopo era di favorire maggiore visibilità alle idee, agli insegnanti e alla scuola in un momento di cambiamenti e incipienti rivoluzioni. Grazie a queste interviste il portale si è arrichito di idee e conoscenze e chi lo visita di sollecitazioni e suggestioni utili a riflettere sulla scuola e il suo mondo.
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La legge sulla BuonaScuola e il silenzio che ne è seguito
La cosa che colpisce di più, dopo l'approvazione della legge della BuonaScuola in parlamento, è il silenzio attonito e rassegnato che si è impossessato di tutti coloro che a questa legge non hanno mai creduto. La legge mira a stravolgere in modo radicale la scuola italiana per migliorarla. Che ci riesca è cosa dubbia, di certo non succederà in silenzio, in modo autoritario e gestito dall’alto. Per ora però domina l’incredulità e...il silenzio!
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