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Abbiamo bisogno di un Umanesimo 3.0
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Nella corsa alla tecnologia d’avanguardia si sta perdendo di vista il pezzo più importante: l’uomo con la sua capacità di creare relazioni e con il suo anelito alla crescita personale e spirituale. Anche e soprattutto in ambito lavorativo. Il fattore umano è essenziale affinché il progresso tecnologico acquisti valore e significato.
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Per la società ipertecnologica servono manager della complessità
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Segnaliamo una intervista con Piero Dominici, docente di Comunicazione pubblica e Attività di Intelligence all’Università degli Studi di Perugia. Una intervista ricca di spunti per una riflessione sull'era tecnologica che vada oltre la superficie delle pratiche duffuse e della comunicazione e che richiama l'attenzione sui grandi cambiamenti in atto. Mutamenti che richiedono di frequentare e abitare ambiti di sapere diversi, di coltivare i talenti in modo da prepararsi a gestire un mondo in costante trasformazione e che richiede manager capaci di confrontarsi con la flessibilità e la complessità.
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Vincere l'incompetenza diffusa con l'apprendimento
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Parlare di incompetenza diffusa può sembrare una esagerazione ma non lo è. Parlarne significa porre attenzione all'ignoranza che cresce e alle difficoltà che la conoscenza incontra ogni giorno di più. L'incompetenza non è quella tecnica o settoriale ma quella che emerge dal rifiuto dell'opinione degli esperti e dalla convinzione narcisistica di saperne più di loro. Servirebbe un sapere di base che non c'è più, servirebbe maggiore informazione, soprattutto servirebbe un apprendimento continuo. Un'attività su cui investono le aziende innovative e proiettate bel futuro.
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