Tecnologia e religione

Tecnologia e religione

Tecnologia e Religione - Interviste e riflessioni

 Tutte le interviste sono state preparate e proposte da da Carlo Mazzucchelli  e Edoardo Mattei

 "Da più di un secolo la filosofia pone al centro della propria analisi la tecnologia: ne ha studiato le espressioni, gli effetti, gli aspetti morali, economici, psicologici, ma non ne ha tuttavia individuato la più intima identità. La tecnologia, per la filosofia, è rimasta un enorme punto interrogativo al centro della storia, che copre con la sua ombra tutto il reale, ma che non intende rivelare la sua essenza. Fino a qui ci ha condotto il vento filosofico. Da qui sono sopraggiunte le “folate” teologiche." Andrea Vaccaro

Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, cittadini, elettori e credenti. Sulla velocità di fuga e sulla volontà di potenza della tecnologia, sulla sua forza e continua evoluzione, negli ultimi anni sono stati scritti numerosi libri che propongono nuovi strumenti concettuali e cognitivi per conoscere meglio la tecnologia e/o suggeriscono una riflessione critica utile per un utilizzo diverso e più consapevole della tecnologia e per comprenderne meglio i suoi effetti sull'evoluzione futura del genere umano.

Su questi temi SoloTablet sta sviluppando da tempo una riflessione ampia e aperta, contribuendo alla più ampia discussione in corso. L'approccio è coinvolgere e intervistare autori, specialisti e studiosi che stanno contribuendo con il loro lavoro speculativo, di ricerca, professionale e di scrittura a questa discussione. Dopo aver rivolto l'interesse verso la cultura d'ispirazione laica, vogliamo allargare il dibattito, sempre con le stesse modalità, anche alla parte d'ispirazione cattolica.

 

 

 

Hanno partecipato all'iniziativa

  1. Serve uno zaino di competenze sulle tecnologie - Intervista con Patrizia Morgante, Communication Officer della International Union of Superiors General (uisg.org).
  2. Fronteggiare l’incertezza e la precarietà che l’universo tecnologico reca con sè - Intervista con fr Daniele Aucone, frate domenicano, teologo e Promotore dei Mezzi di Comunicazione per la Provincia Romana.
  3. Non vi è nulla di nuovo sotto il sole  - Intervista con Dag Tessore, laureato alla Sapienza di Roma in Lingue e Letterature Orientali con una tesi sul Corano.
  4. Internet è un sesto continente elaborato dal bisogno dell'uomo di superare le difficoltà  - Intervista con don Mauro Leonardi, sacerdote, scrittore, giornalista (Avvenire,  AGI e Metro per citare tre collaborazioni fisse), blogger
  5. Relazioni tecnoliquide: amore e amicizia ai tempi della rivoluzione digitale  - Un articolo inviatoci dal Prof. Tonino Cantelmi Responsabile organizzativo ITCI - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale


 

Manifesto per un nuovo Homo sapiens (The Sapiens)

Per Harari l’Homo sapiens dell’era digitale (Homo digitalis?) si è trasformato in Homo deus, per Vittorino Andreoli in Homo stupidus stupidus. Nel mezzo ci stà un nuovo Homo sapiens, da costruire, come comunità di individui e cittadini con una visione esistenziale, critica della realtà tecnologica e digitale nella quale sono immersi come pesci che non sanno cosa sia l’acqua perché non l’hanno mai lasciata.

E’ un Sapiens capace di guardarsi dentro e di guardare con uno sguardo diverso, di riflettere sul Sé, individuale, di genere e collettivo, disposto ad aprirsi alle novità, alla negatività (neg-attività) dell’esistenza, ai cambiamenti e alle sorprese. Capace soprattutto di elaborare pensiero critico, di riflettere, di decostruire e, nel farlo, di dare forma a pensieri diversi, alternativi, liberi, ribelli, ricchi di senso, utili a vivere la cosiddetta era digitale da esseri umani, in modo esistenziale e non solamente funzionale.

Al nuovo Homo sapiens serve un MANIFESTO e qui ho provato a delinearne uno, aperto al contributo di tutti!

Scrive Noah Harari che “quando la tecnologia ci permetterà di reingegnerizzare le menti umane, Homo sapiens scomparirà […] e un processo completamente nuovo avrà inizio”. La previsione può rivelarsi errata ma se si riflette sulla profondità dei cambiamenti in corso e il ruolo che la tecnologia sta avendo nel determinarli, si comprende che siamo in una fase di cambio di paradigma. Quando il nuovo emergerà noi potremmo non essere più umani. Cyborgsimbionti, semplici intelligenze artificiali più o meno ibridate, potenti, intelligenti e capaci di apprendere ma non più umane.

CONSIGLIATO PER TE:

Cittadini digitali consapevoli

Se questa prospettiva è verosimile è più che mai necessaria una riflessione approfondita, puntuale e critica di quanto sta avvenendo. Paradigmatico per questa riflessione è il tema dell’intelligenza artificiale che, più di altri, suggerisce bene il rischio e la sfida che tutto il genere umano si trova di fronte. Un rischio da molti sottovalutato e una sfida da molti accettata forse con eccessiva superficialità. Un tema che comunque è di interesse generale e vale la pena approfondire. E la riflessione deve essere fatta da tecnici, esperti, fautori della IA, ma senza mai dimenticarsi di essere esseri umani.

L’Homo sapiens si trova in una fase critica della sua evoluzione millenaria. La tecnologia che ha creato avanza molto più rapidamente di quanto la sua consapevolezza e coscienza gli permettano di padroneggiarla. La sfida che Homo Sapiens si trova davanti non è negare l’avanzata della tecnologia e la sua evoluzione accelerata, ma fare uno sforzo maggiore per comprenderla meglio, per conoscerne implicazioni ed effetti, per individuare in che modo metterla al servizio e a vantaggio degli esseri umani senza cedergli il controllo e farsi condizionare.

Il manifesto del nuovo Homo sapiens

 2019 - Foto di viaggio tra i vulcani e le spiagge nere della Kamchatka

Per riuscire a fare questo l’Homo sapiens dell’epoca digitale contemporanea dovrebbe impegnarsi a:

  • Non dare tutto per scontato affidandosi alla tecnologia, ai suoi giocattoli, ai suoi algoritmi e alle sue piattaforme (“aprire una breccia nella normalità acquisita…osando uno scarto…” - Francois Jullien)
  • Rallentare (unico modo per ri-trovare slancio) per poter meglio ascoltare, sentire, accorgersi, relazionarsi, parteciparsi (“[…] pratica di affidabilità, capace di fecondare la relazione con senso ed appartenenza” - Anna Maria Palma), appartenere, recuperare un campo di senso (capacità di ri-organizzare la realtà) utile alla (tecno)consapevolezza (prendere coscienza, rendersi conto, realizzare)
  • Interrogarsi, dubitare e porsi delle domande sulla relazione con la tecnologia e le sue piattaforme che si esprime in sottomissione, complicità, passività e adeguamento (“sono più importanti le idee della tecnologia” – Vittorino Andreoli)
  • Elaborare pensiero critico sui comportamenti indotti dall’uso della tecnologia recuperando gli argomenti che servono alla critica
  • Riflettere sugli effetti di strumenti tecnologici di cui sappiamo sempre meno, di cui non conosciamo i linguaggi e il codice con cui sono stati creati e del cui utilizzo sociale siamo spesso inconsapevoli, disinformati o misinformati
  • Resistere al pensiero conformistico delle narrazioni digitali e di chi le suggerisce
  • Conoscere meccanismi, processi, modelli di business, finalità, strategie, ecc. alla base delle piattaforme tecnologiche e di chi le possiede
  • Approfondire la conoscenza del proprio Sé, del proprio valoredi quanto serve per dare forma a nuove narrazioni capaci di raccontare sè stessi e non i profili digitali che siamo diventati
  • Volgere lo sguardo al di fuori dei mondi online per vedere, prendere coscienza delle realtà di vita materiale dei mondi offline: realtà declinabili in povertà, disuguaglianze, precarietà, mancanza di lavoro, iper-consumismo, malattie psichiche, crisi ambientali e molto altro
  • Costruire nuove narrazioni, diverse da quelle ormai prevalenti perché uniformate, modellate e mediate tecnologicamente, poco meditate, dominate dal chiacchiericcio godereccio e felicitario della vita digitale e online
  • Decostruire terminologie, parole e concetti (social network mondi chiusi o aperti? Internet libera e democratica?) per dare loro significati veritieri e far emergere ciò che è rimasto implicito o nascosto
  • Disubbidire per non conformarsi alle regole date, a guru, paraguru, influencer, sacerdoti e sacrestani, storyteller e filosofi dell’era digitale
  • Trasgredire (il riferimento è a un libro di Francesco Varanini) le leggi bronzee dell’era digitale
  • Contrastare le tecnocrazie e tecno-burocrazie emergenti, le loro chiese new age e relative ideologie religiose, i loro sacerdoti e intellettuali al servizio
  • Dissentire da quanti agiscono per impedire che lo si possa fare
  • Recuperare la capacità di negare, il negativo (il neg-attivo di Jullien) come elemento per contrastare la falsa positività delle narrazioni correnti in cui tutto deve essere adeguato e adatto
  • Ribellarsi alla omologazione, alla profilazione, alla trasparenza assoluta, all’invasione della privacy personale, all’invadenza degli algoritmi a caccia di dati,
  • Produrre cultura tecnologica alternativa (“If we allow our self a congratulatory adoration of technology to distract us from our own contact with each other, then somehow the original agenda ha been lost.” – Jerome Lanier)
  • Proteggere le prerogative dell’essere umani coltivandone le specificità di senso, di sentimento e di saggezza
  • Riscoprire la collettività, la socialità e la dimensione relazionale incarnata, facendo prevalere la visione del noi più di quella individuale
  • Sostenere le iniziative finalizzate a mantenerci esseri umani capaci di sognare ed (e)sperimentare, di immaginare percorsi e futuri diversi, di desiderare, di agire in scenari e progetti al limite dell’impossibile,
  • Esistere, vivere esistendo, sperimentando, conquistandosi nuove libertà fuori dai pantani virtuali inerziali, ripetitivi e abitudinari nei quali ci siamo imprigionati