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I tempi sono folli e ci aspetta nuovo caos
I tempi pazzeschi sono quelli tecnologici, ricchi di promesse e in cui tutto sembra possibile. Ma folli sono anche i tempi economici e sociali caratterizzati dalla crisi, dall'aumento dei conflitti e dalla ricerca di nuove armonie nelle quali realizzare nuove forme di convivenza sociale e di esistenza individuale. Per raggiungere questi obiettivi non si possono più accettare le regole esistenti ma bisogna agire per cambiarle. Per farlo bisogna decidere cosa si vuole ottenere, il primo passo per navigare sull'orlo di un caos che è destinato ad aumentare.
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Il change management prepara al cambiamento, alla novità
I consulenti che si occupano di change management devono avere spirito di osservazione, saper mappare processi e ruoli, saper coordinare, comunicare ed organizzare training. Ma per mia esperienza (ed è la scelta che abbiamo fatto in azienda) è meglio avere una persona interna che si occupi di change management, non un consulente esterno. Avere esperienza nella funzione ed anzianità aziendale fanno sì che si conoscano sia i processi che le persone, e questi sono degli asset da non sottovalutare.
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Il cliente al centro, strategie e strumenti nell'era della mobilità
Di focalizzazione al cliente si parla da 10-15 anni e si dovrebbe continuare a farlo. Senza una relazione forte e capace di liberare il valore del cliente, nessun vantaggio competitivo reale è raggiugibile o mantenibile nel tempo. Per mettere il cliente al centro non è sufficiente dichiararlo o inserirlo nella propria visione aziendale. Bisogna "intervenire sul codice genetico dell'organizzazione per sviluppare i geni della relazione" (Busacca 2002). E bisogna dotarsi di nuovi strumenti e tecnologie. Le aziende che hanno saputo portare a termine questa operazione sono oggi leader di mercato, una su tutte Apple.
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Innovazione è consapevolezza di un mondo in rapida trasformazione
L’ ostacolo maggiore per l’innovazione rimane sempre l’atteggiamento delle persone, la mancanza di una cultura e di un mindset aperto al cambiamento, la mancanza di lungimiranza nel tentativo di mantenere inalterato lo status quo. E’ importante perciò che le aziende lavorino sulla propria cultura interna e accettino il cambiamento, cercando di fare proprie le innovazioni anche dal punto di vista della comunicazione altrimenti il rischio diventa quello di dover essere costrette a chiudere.
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L'innovazione è fare meglio, trovando soluzioni e risolvendo problemi
"Quando mi trovo ad illustrare quello che sarà il mio lavoro in azienda uso un parallelismo con il mondo dello sport, ed è quello del preparatore atletico: io mi presento come il loro preparatore atletico, pronto a guidare il loro training, pronto a supportarli attraverso le sfide più dure, l’acido lattico, il sudore, per raggiungere la giusta preparazione ed affrontare il campionato; d’altronde la trasformazione digitale non è una sfida semplice, bisogna essere molto allenati per ottenere dei successi."
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L’innovazione in azienda non è un lusso, è una necessità.
Mi piace in particolare definire l’innovazione come il processo che mettiamo in atto nel rendere comprensibile e fruibile per l’adattabilità umana, che lavora in termini lineari, l’avanzamento tecnologico, che per sua natura è invece un processo esponenziale. Perché l’innovazione sia utile dobbiamo riuscire a comprenderne le dinamiche e metabolizzarne i risultati, favorendo una crescita continua e mantenendo la necessaria visione d’insieme.
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La disruption va bene ma da sola non è sufficiente
Si parla molto di digital disruption per indicare la necessità di rompere schemi e tradizioni e ricercare nuovi modelli e processi di business con l’obiettivo di conquistare nuovi mercati. E’ quello che ha fatto Apple con l’introduzione dell’iPhone e poi dell’iPad. Le aziende sono abituate a scelte e modelli di tipo incrementale e spesso incapaci a introdurre cambiamenti radicali. Questi ultimi non sembrano interessare i clienti abituali e consolidati ma sono dotati di una capacità di propagazione virale. Meglio allora strategie miste, di breve e di lungo periodo.
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La lampadina non è stata creata innovando la candela.
Innovare è importante ma “saper innovare” richiede talento, intuito, visione e un contesto socio-economico che permetta il fiorire del processo creativo senza il timore di fallire o di essere stigmatizzati. Il vero innovatore è come un artista: è in grado di vedere l’opera d’arte imprigionata nel marmo dei nostri pregiudizi. Questa metafora racchiude, secondo me, alcuni elementi imprescindibili senza i quali non sarebbe possibile nessun processo creativo. Il processo di innovazione in Italia è un tema complesso.
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La trasformazione digitale non è un progetto
Si continua a pensare che la trasformazione digitale sia perseguibile come un normale progetto e secondo metodologie e modalità tradizionali. Sfugge ancora a molti la sua carica disruptive e il suo essere una rivoluzione e non una semplice evoluzione.
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Labirinti tecnologici e nuove tendenze
La tecnologia evolve, velocemente e quasi senza pià avere bisogno del nostro supporto. E’ una evoluzione così rapida dall’averci costruito intorno un vero e proprio labirinto del quale è quasi impossibile comprendere la forma e la struttura. Per uscirne bisogna capire le tendenze evolutive emergenti e acquisire nuove consapevolezze.
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