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Il GDPR è attivo, il Web è morto?
Tutti stanno ricevendo decine di email spedite in ottemperanza alle norme del GDPR europeo (General Data Protection Regulation). Grazie ad esse ogni cittadino europeo può ora aggiornare le policy della propria privacy online e accedere, modificare ed eventualmente cancellare informazioni personali e dati che ha deciso di non condividere o rendere pubblici. Il GDPR riafferma la privacy come un diritto di ogni cittadino europeo. Secondo alcuni però il GDPR potrebbe contribuire alla fine del Web per come si è sviluppato fino a oggi.
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La trasparenza digitale ai tempi di Facebook
In questi giorni, mentre Zuckerberg è stato impegnato a illustrare ai senatori americani come funziona la sua creatura, in molti hanno toccato il tema della trasparenza dei dati e delle informazioni degli utilizzatori del social network più popolato al mondo. Il concetto di trasparenza è menzognero e falsificante, ha vari significati che non sempre sono compresi, soprattutto quando si rispecchiano nel loro contrario, ad esempio dando forma a maggiore opacità e ignoranza.
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Usare e sopravvivere a Facebook
Mentre i media tradizionali continuano a occuparsi di Facebook e dei social media, più interessati al mercato pubblicitario che alla privacy degli utenti, gli abitanti della parte abitata della Rete sembrano avere fatto la loro scelta. Hanno in grande maggioranza deciso di non abbandonare Facebook, Twitter, Instagram e gli altri social network che frequentano. Al termine dello scandalo Cambridge Analytica Facebook avrà ancor più utenti, continuerà a usare i dati delle persone e a fare guadagni con gli inserzionisti.
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Privacy l'è morta? Resistere alla sorveglianza è ancora possibile!
Per molti la privacy è morta e non esiste speranza che la si possa risuscitare. La pervasività della tecnologia è tale da rendere impossibile sfuggire all'apparato di sorveglianza che un'infinità di apparecchiature, software, algoritmi, oggetti intelligenti e piattaforme ormai sono in grado di esercitare, sempre e ovunque, online come offline. Il Web non è più quello di una volta ma un luogo dove si vendono dati e informazioni e dove chi lo frequenta è diventato la vera merce da scambiare, archiviare, analizzare e consumare.
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La vita intima regalata a Facebook
In fondo al proprio animo tutti lo percepiscono in modo sempre più chiaro. Qualcosa non funziona nel modo in cui si abita la parte sociale della Rete. Non c'era bisogno dello scandalo delle informazioni cedute o rubate da Cambridge Analytica per capirlo.
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Da Homo sapiens a Homo Sapiens Digitalis
Condivido volentieri il mio intervento al convegno SIPNEI del 3 febbraio 2018 sull'era digitale. Un convegno che è stato un'occasione di incontro per una maggiore consapevolezza critica utile a far luce sulla complessità del fenomeno tecnologico ed incentivare una riflessione costruttiva. In questo incontro io ho portato il mio contributo che ora condivido qui con chi segue SoloTablet.
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Una buona privacy fa bene anche al business
I dubbi sulla gestione dei dati e sulla privacy stanno provocando ingenti ritardi nei cicli di vendita, con picchi fino al 65%, per le aziende di tutto il mondo, secondo uno studio di Cisco.
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L’illusione di sfuggire alla sorveglianza tecnologica
Negli Stat Uniti, il paese più tecnologicamente sorvegliato al mondo, il tema è all’ordine del giorno. Le voci critiche sugli effetti e sui rischi della pervasività della sorveglianza tecnologica aumentano, ma pochi si illudono ormai sulla possibilità di vivere in contesti da essa liberati e autonomi. Oggi le tecniche di sorveglianza di massa hanno raggiunto livelli tali da spegnere ogni speranza e annegare ogni illusione. Unica possibilità è la fuga da qualsiasi oggetto tecnologico, il ritiro in mondi lontani dal mondo e in spazi ancora vergini e incontaminati dalla tecnologia. Una speranza resa vana dal proliferare di satelliti orbitanti, da droni sempre più curiosi e potenti, da Bot sempre più intelligenti e iperattivi, dalla pervasività crescente di sensori che alimentano reti degli oggetti e tecnologie indossabili e dalla crescente ignoranza e mancanza di consapevolezza umana. Rimangono due sole possibilità: fregarsene o provare a resistere. Senza farsi molte illusioni!
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Google, trasparenza e sorveglianza
Tutti usiamo un motore di ricerca, in maggoranza quello di Google. Pochi si interrogano sulla trasparenza generata usandolo. Un numero ancora minore si interroga sull'uso che viene fatto dei dati e delle informazioni prodotte e delle tracce generosamente lasciate online. Pochissimi si interrogano sul ruolo che aziende come Google, ma anche Facebook o Amazon, svolgono oggi nella vita di ognuno. Ad esempio un ruolo di sorveglianza diffusa che si trasforma in dominio e controllo. Un tema centrale nel dibattito pubblico corrente dominato dalla necessità di maggiori controlli a causa delle minacce terroristiche incombenti.
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Il digital divide tecnologico e la sicurezza
Tutti oggi possono usare la tecnologia ma non tutti lo fanno. Tra quelli che lo fanno, i Nativi Digitali lo fanno con grande rapidità e facilità, gli immigrati digitali con maggiore riluttanza e difficoltà. I risultati di questi diversi atteggiamenti non sono tutti misurati e condivisi. Chi fa uso degli strumenti digitali sembra comunque avere un'opportunità e molte possibilità in più, anche in ambito sicurezza e difesa della privacy.
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