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Bambini, schermi e loro contenuti
Aumentano gli inviti ai genitori a limitare il consumo dei media digitali e l'esposizione ai display dei loro figli. Molte ricerche sembrano però evidenziare che più del tempo di esposizione conta come la tecnologia viene utilizzata.
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Irresistibili schermi
La maggior parte delle persone ha difficoltà a riconoscere che gli schermi tecnologici possano generare dipendenza e molti genitori sembrano poco preoccupati dell’uso che di questi schermi fanno i loro figli. Una esposizione eccessiva agli schermi (display televisivi, smartphone, tablet, ecc.) è ritenuta socialmente accettabile dai più perché collegata alla pervasività dei nuovi dispositivi mobili e alla impossibilità di farne a meno nelle pratiche di vita quotidiane.
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Spegnere gli schermi per rigenerare la mente
L’idea potrebbe essere proposta ai nativi digitali ma vale anche per gli immigrati digitali, cresciuti per anni in compagnia del grande schermo televisivo. Potrebbe servire a verificare se è vero che l’eccessiva esposizione riduce la capacità di concentrazione e distrae l’attenzione. Aiuterebbe a individuare gli effetti imediati e a prefigurare quelli futuri.
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Proletari cognitivi, dispositivi mobili e invadenza tecnologica
Secondo alcuni sociologi e studiosi la nostra era ha visto crescere la classe dei proletari cognitivi, lavoratori precari e sottopagati ma tutti dotati di dispositivi tecnologici e attivi nel contribuire alla produzione di prodotti intangibili nella forma di informazione, conoscenza, attività intellettuali gratuite. La connettività e il possesso di strumenti per l’accesso hanno accresciuto la possibilità di accedere e usare informazioni, media e risorse ma hanno al tempo stesso creato la condizione per una potenziale colonizzazione cognitiva che passa attraverso la cattura dell’attenzione e l’impedimento a rientrarne in possesso. Una colonizzazione guidata e voluta dalle merci più che dai bisogni.
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La complessità tecnologica che diamo per scontata
Un orologio meccanico è un oggetto tecnicamente complicato ma meno complesso di quanto si possa immaginare. Un singolo chip dello Watch di Apple al contrario è molto più complesso ma la sua complessità rimane nascosta. I prodotti tecnologici disponibili sul mercato sono sempre più complessi ma i consumatori tendono a dare per scontate le loro funzionalità, complessità e relativi conseguenze ed effetti collaterali. E questo rappresenta un problema!
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Social network, vita comunitaria e solitudine
Per un’autrice come Sherry Turkle le nuove tecnologie ci illudono di vivere insieme ad altri e al tempo stesso alimentano la nostra solitudine. Sullo stesso tema ha scritto anche la rivista The Atlantic mettendo in evidenza come la facilità con cui è possibile costruire reti sociali e collegarsi con altre persone non è garanzia sufficiente al superamento dell’isolamento in cui molte persone oggi si percepiscono. Quella che sembra essere venuta meno è la vita comunitaria, sia quella fuori dalla Rete, sia quella esperita attraverso le tecnologie digitali.
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Cartoline cyberpunk per visioni future di tipo tecnologico e distopico
L’origine della narrativa Cyberpunk è fatta risalire al 1980 con l’arrivo sul mercato dei libri di autori di fantascienza come Bruce Betcke, Rudy Rucker, William Gibson, Bruce Sterling e Nalo Hopkinson che diedero origine al sottogenere Cyberpunk. Le loro visioni future non hanno solo soddisfatto lo sguardo curioso dei lettori rivolto al futuro ma hanno dato forma al futuro stesso riempiendolo di contenuti culturali e formali. Ispirato da Internet e dal World Wide Web, il Cyberpunk ha contribuito alla trasformazione del presente attraverso storie e opere artistiche che hanno mescolato letteratura e tecnologia, politica e scienza.
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Abbiamo bisogno di utopia ma sogniamo e costruiamo distopie
Siamo una società tecnologicamente avanzata ma senza una crescita culturale capace di aiutarci a progettare il futuro. Per farlo servirebbe una progettualità utopica che per prendere forma ha bisogno di ottimismo, visione positiva del futuro e fiducia nella realizzabilità di progetti utopici. L’eccessivo attaccamento al presente che ci priva della storia ci impedisce anche di strategizzare il futuro come luogo di promesse e progetti realizzati. Ne deriva una visione negativa e il fiorire di progetti e visioni nella forma di distopie.
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Surplus cognitivo da uso di dispositivi tecnologici
Farsi strada nel sovraccarico di informazioni o staccare la spina non è semplice, soprattutto se si è abituati da anni ad essere sempre connessi e aggiornati. Non farlo significa alimentare il surplus cognitivo e impedirsi di guardare al mondo con occhi liberati dalla tecnologia e riposati. Per farlo bisognerebbe però rinunciare a gesti e abitudini che negli anni hanno finito per dare forma e piacevolezza alla vita di ogni giorno.
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L'adulto deve favorire la solidità del Sé dei ragazzi
Siamo giunti alla conclusione alla fine dell’elenco di quelle che abbiamo descritto come le buone pratiche per il benessere psicobiologico dei ragazzi. Tutte le regole proposte, lo ricordiamo ancora, pur contenendo riflessioni critiche sull’uso della tecnologia, non devono essere pensate come ispirate da tecnofobia e non costituiscono un atto di accusa alla tecnologia. Mettono in evidenza rischi di un suo uso inadeguato, irrispettoso dei bisogni e delle caratteristiche del Sé nella fase dello sviluppo. Rischi che oggi risultano essere facilitati dal clima culturale generale, ispirato e colonizzato anche cognitivamente dalla pervasività della tecnologia, ma anche dalle incertezze nel ruolo genitoriale. Quelle che abbiamo proposto sono regole per un uso sostenibile della tecnologia, con varie norme prudenziali.
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