Tutti sono a caccia della nostra attenzione. Lo sono entità intangibili come le Marche con le loro pubblicità online e quelli più tangibili che nella forma di prodotti riempiono scaffali di punti vendita offline e online e lo sono anche realtà come Facebook, YouTube, Instagram o Twitter, tutte impegnate a competere tra di loro per trattenere a sé e con sé il maggior numero di persone rubando loro tempo, risorse e soprattutto attenzione.
La lotta per la conquista dell’attenzione non è economica e non può essere condotta in modo superficiale. Richiede investimenti, molto studio e altrettanta conoscenza, molta pratica ed esperienza e anche capacità predittiva per individuare per tempo nuove tendenze e nuovi stili di vita emergenti. L’obiettivo è sempre lo stesso, intrappolare la mente e l’azione dei potenziali clienti-utenti mentre sono impegnati nelle loro attività quotidiane, di studio, di lavoro, in cucina, a suola o durante il tempo libero.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
L’obiettivo è più facilmente raggiungibile se il destinatario dell’azione è un giovane nativo digitale che passa 40 ore a settimana a interagire con il display del suo dispositivo mobile, un po’ più complicato se l’azione è rivolta a immigrati digitali o a persone che non hanno ancora ceduto il passo alla tecnologia nel dominio delle loro vite. I nativi digitali, se mantengono i ritmi attuali di esposizione agli schermi, passeranno il 30/40% della loro esistenza davanti a un display tecnologico, offrendosi come target potenziale per una miriade di messaggi, commerciali, promozionali ma anche politici capai di cambiare la vita e il destino individuale ma anche sociale delle persone.
Non si tratta di scomodare George Orwell o il Grande Fratello ma è evidente a tutti che la lotta per catturare l’attenzione degli utilizzatori di prodotti informatici e nuovi media è tale da avere già cambiato la realtà nella quale agiscono le persone. I meccanismi per raggiungere l’obiettivo, spesso nella forma di BOT o algoritmi, sono innumerevoli e sempre più direttamente integrati all’interno dei media, degli strumenti e dei canali che usiamo. Ad esempio Amazon e Instagram usano il meccanismo delle recensioni e delle raccomandazioni, Facebook quello dei Like per catturare l’attenzione del visitatore o utente, per trattenerlo, coinvolgerlo e farlo partecipare. Ogni secondo o minuto in più speso all’interno di un social network è un secondo o minuto in meno passato con applicazioni e in spazi competitivi.
Il Web è diventato così uno spazio studiato, costruito e gestito per catturare la vista, produrre reazioni cognitive e visuali tali da attivare e imprigionare l’attenzione, il tutto con logiche di presentazione dei contenuti, di design e di coinvolgimento tesi a minimizzare lo sforzo, a semplificare l’esperienza e a produrne effetti positivi e piacevoli.
Farsi coinvolgere e riuscire a mantenere standard elevati di attenzione sono esperienze che tutti vorrebbero avere ma forse non tutti sono disposti a rinunciare a esperienze di attenzione diverse e non mediate tecnologicamente. Guardare il mondo in modi sempre diversi e dedicare la propria attenzione alla scoperta di cose nuove sono capacità tipicamente umane in grado di offrire prospettive molteplici e diverse e di dare a tutti la possibilità di creare mondi. Una capacità al momento non ancora disponibile alle macchine o praticabile solo all’interno dei loro mondi digitali e virtuali.