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L'adulto deve favorire la solidità del Sé dei ragazzi

L'adulto deve favorire la solidità del Sé dei ragazzi

14 Ottobre 2021 Redazione SoloTablet
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Siamo giunti alla conclusione alla fine dell’elenco di quelle che abbiamo descritto come le buone pratiche per il benessere psicobiologico dei ragazzi. Tutte le regole proposte, lo ricordiamo ancora, pur contenendo riflessioni critiche sull’uso della tecnologia, non devono essere pensate come ispirate da tecnofobia e non costituiscono un atto di accusa alla tecnologia. Mettono in evidenza rischi di un suo uso inadeguato, irrispettoso dei bisogni e delle caratteristiche del Sé nella fase dello sviluppo. Rischi che oggi risultano essere facilitati dal clima culturale generale, ispirato e colonizzato anche cognitivamente dalla pervasività della tecnologia, ma anche dalle incertezze nel ruolo genitoriale. Quelle che abbiamo proposto sono regole per un uso sostenibile della tecnologia, con varie norme prudenziali.


Secondo estratto dal libro Tecnologie e sviluppo del benessere psico-biologico - Prontuario per genitori e ragazzi, per un uso equilibrato della tecnologia scritto da Alessandro Bianchi Carlo Mazzucchelli.

Un libro che gli autori propongono e suggeriscono per le tematiche trattate e per la rilevanza da esse assunte a causa della pandemia che ha visto crescere in modo esponenziale l'utilizzo di dispositivi tecnologici da parte di adolescenti (60% hanno un cellulare) e anche bambini (al di sotto dei 5 anni sono il 15%). Il libro è disponibile in formato E-BOOK e CARTACEO. 

Un libro scritto come un prontuario di sopravvivenza attiva, pensato per genitori, psicologi e psicoterapeuti. Alcune semplici regole per ridurre la fatica della genitorialità e contribuire al benessere psicobiologico dei bambini.


 Anche se noi ci crediamo assolti … 

Una parafrasi meno accusatoria per una assunzione di responsabilità[1]

Guardando ai propri figli e alle loro azioni, ancora oggi si dice troppo spesso “è il carattere!”. Che poi sarebbe come dire che noi genitori non c’entriamo nulla con come è diventato (sta diventando) nostro figlio. Sintomo di una resa a un destino pre-determinato (magari geneticamente), di fronte al quale ci si trova  senza potere né colpe, ma in balia degli eventi e del fato crudele. Un comodo ma depressivo alibi deresponsabilizzante. Un alibi che, dati scientifici alla mano, non sta in piedi e che dovrebbe essere oggetto di riflessione critica continua, alla ricerca di come fare a eliminarlo. 

Le scoperte dell'epigenetica (vedi Nota 21 e Premessa), affermando che gli stili di vita modificano l'espressione genica e che tali modifiche sono reversibili, hanno mandato in crisi il determinismo genetico e aperto un orizzonte di gestione possibile, quindi di responsabilità e potere che abbiamo solo da assumere. Non possiamo essere assolti (ovvero esentati dai nostri compiti) sinché c'è un orizzonte di cambiamento possibile; che dura per noi genitori per tutta l’età evolutiva, ma che prosegue anche successivamente. 

Poiché non abbiamo adempiuto al compito giungendone al termine, non siamo esentati dall'assumercene il carico. Una responsabilità che, lungi dall’essere un fardello e un’ammissione di colpa, è l’orizzonte di azione che abbiamo a portata di mano e che, se assunta in modo consapevole, diviene potere. 

Come genitori abbiamo dalla nostra esperienza, forza e motivazione alle quali possiamo aggiungere consapevolezza scientifica. Le conoscenze scientifiche non sono degli scienziati ma devono poter essere utilizzate nella vita quotidiana per non perdere gran parte della loro potenzialità. Sta alla scienza aprirsi alla società ma anche a tutti noi andare consapevolmente ad attingerci alle conoscenze scientifiche, alla ricerca di antidoti adeguati alle incertezze dilaganti dell’era post-moderna nella quale la verità (anche scientifica) è stata ampiamente relativizzata, e non solo dalle fake news o dalle false verità (anche scientifiche). 

In particolare nelle scienze umane biologiche è in corso una vera e propria rivoluzione che sta modificando il paradigma di fondo, prima basato su modelli riduzionisti e che oggi apre invece a una visione dell’umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente e la cultura. 

Possiamo cogliere l’essenziale continuità tra il mondo del micro (quello del biologico molecolare) e il macro della cultura, società, ambiente (che nella vita quotidiana vuol dire essenzialmente emozioni e relazioni). Possiamo capire che non sono né il macro né il micro a produrre i funzionamenti, adattivi o disfunzionali, del Sé: le evidenze scientifiche ci dicono che non ci sono organi, luoghi corporei o processi deputati a fare una cosa in esclusiva ma solo processi implicati in (Cit. parag. 1). È  il network, la Rete, il sistema integrato e reticolare, l’essenza dell’Homo sapiens. In un sistema circolare ogni punto è una porta di accesso. Possiamo accedervi con un contributo consapevole alla salute o adagiarci su automatismi. 

Nel primo caso, anche se parte del mondo procede diversamente, in questo processo siamo padroni di casa. Teniamo in pugno le chiavi  senza abdicare. Facciamo subito qualcosa 

Siamo lo stesso coinvolti 

I giochi non sono finiti, il Sé è flessibile non solo nelle età dei nostri figli ma anche nella nostra. Continuerà a esserlo anche in quelle successive. Il nostro cervello, si è modificato continuamente nel corso della nostra vita e continuerà a modificarsi, formando nuove cellule e creando nuove connessioni, in barba a uno dei tanti dogmi che hanno incernierato la comprensione del Sistema Nervoso umano sino quasi alla fine del '900: la non rigenerabilità dei neuroni. 

Si riteneva che le cellule cerebrali[2] costituissero una sorta di bonus, consegnatoci alla nascita, e destinato al solo consumo. Al massimo potevamo gestire il patrimonio in modo oculato o dissennato. Oggi sappiamo invece che continuamente si formano nuove cellule, in un processo appunto definito Neurogenesi. Per quanto il ritmo di produzione non sia comparabile con quello elevatissimo della primissima infanzia, la scoperta (oltre ad aprire nuove possibilità di cura) testimonia che vi è sempre la possibilità per accogliere, gestire e fissare nuove informazioni e nuovi apprendimenti. I giochi proseguono con la vita. Con essi il coinvolgimento. 

Non abdichiamo quindi e sentiamoci coinvolti, gettando via il senso di colpa assieme al “tanto ormai, non ci possiamo fare più nulla!” 

Se si è deciso di non abdicare e si è alla ricerca delle informazioni e conoscenze utili a favorire uno sviluppo sano di bambini sempre più incantati e incatenati dalla tecnologia, gli strumenti informativi sono numerosi, soprattutto in Rete. Qui noi ne proponiamo uno, in forma di questionario (vedi a seguire), che permette un esame di coscienza, finalizzato non a individuare colpe da assolvere con penitenze, ma a evidenziare margini di azione per implementare il proprio ruolo di guida. Anche e soprattutto nell’era tecnologica attuale. 

È un semplice questionario autovalutativo, ma con ambizioni operative che propone alcune scelte possibili: Molto, Abbastanza, Poco, Per Niente. Non è un test. Ogni risposta Poco o Per niente è chiaramente negativa, spia ma non certezza di un'area di rischio. Ciò che più conta è lo spazio potenziale di spostamento verso la sinistra (molto – abbastanza – poco – per niente), verso il Molto: è quello il cambiamento ancora possibile, e l'orizzonte di potere che possiamo agire. In che modo posso agirlo, effettuando il cambiamento è progettualità operativa individuale e familiare, per la quale, si spera, le regole che abbiamo proposto in questo e-book possano essere state di aiuto. 

La proposta è di utilizzarlo in 3 modi: 

  • Primo uso: compilatelo individualmente con sincerità, senza barare e riflettendo se non è chiara la risposta. Non c'è alcuna fretta, la riflessione è più importante che la risposta in se. Però non lasciamo in bianco alcuna casella. 
  • Secondo uso: confrontatelo con l'altro genitore, o con la persona che è più vicina a quel ruolo. Prendetelo come occasione di condivisione e riflessione ulteriore e passo avanti nella programmazione dello spostamento verso sinistra. 
  • Terzo uso: confrontatelo con i figli, come un gioco di società. Anche un po’ per volta in più occasioni. Se il figlio è piccolo trasformatelo nel lessico adeguato alla sua età (già questo è un utile sforzo). Vuole essere una occasione di avvicinamento, una discussione sui temi della tecnologia intrecciata alla relazione tra noi. In alcuni punti non sarà facile; ma abbiamo dalla nostra esperienza, amore, motivazione e conforto scientifico … per ridurre il Gap. 

 

QUESTIONARIO OPERATIVO

  molto – abbastanza – poco – per niente

   O          O          O         O

 Quanto affrontiamo l'argomento tecnologie?

  1. Quanto diamo regole?
  2. Sono efficaci?
  3. Riusciamo noi stessi a rispettarle?
  4. Nella relazione con i figli è stato attraversato in modo soddisfacente il seguente Funzionamento di fondo? (rileggiamo, insieme se nel secondo o nel terzo uso del questionario,  l'elenco del paragrafo precedente, riflettendo su ognuno) 

         Tenuti                             

         Contatto                         

         Lasciare                  

         Tenerezza                       

         Amore                    

         Condivisione                    

         Considerati                     

         Sensazioni                       

         Calma

         Controllo

         Forza

         Consistenza

         Affermazione

         Vitalità

         Piacere

         Creatività

         Autonomia 



[1] “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti…  recita nel 1973 Fabrizio De Andrè ne “La canzone del Maggio”, all'interno dell’album “La storia di un impiegato”. Allora duro atto di accusa alla Borghesia.

[2] Le cellule cerebrali non sono solo i neuroni deputati alla trasmissione degli impulsi nervosi. Via sono altre cellule con funzioni di supporto come le cellule della glia.

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