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Crisi, depressione, malessere e fuga dalla realtà a causa del multitasking!
L’infelicità diffusa a causa di una crisi senza fine induce ansia e depressione e, fortunatamente solo in alcuni, rabbia e reazioni violente. Molti cercano la fuga nei mondi paralleli e virtuali accessibili tramite iPad, phablet e smartphone. Nel farlo ci guadagnano maggiore ansia, depressione e infelicità e sonni disturbati!
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Lentezza digitale e boschi!
I tempi sono strani, non solo per la pandemia. Sempre in accelerazione, obbligati a interpretare e scegliere ogni minuto, viviamo in uno stato di surplus cognitivo che ci rende complicato dare senso ai frammenti di realtà che sgomitano per emergere e catturare la nostra attenzione. Potremmo farlo andando più lentamente ma abituati come siamo alla velocità non sappiamo più cosa sia la lentezza, ne abbiamo perso il ritmo, dimenticato il significato e reso impraticabile la sua pratica. A parole tutti siamo per la lentezza. La Rete è piena di narrazioni che la celebrano.
Si trova in Blog / Tabulario
Tecnologia positiva, una riflessione sulla felicità
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sempre più pervasive, modificano il nostro modo di comunicare, collaborare e creare nuove relazioni. Tuttavia vi sono questioni importanti che devono essere esplorate: i computer ci fanno felici?
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Dieci buone pratiche per un sano equilibrio psicobiologico
L’uso delle tecnologie come babysitter ha un aspetto paradossale. Quando se ne sceglie una in carne ed ossa è sempre una scelta oculata e talvolta difficile: deve avere specifiche caratteristiche che riteniamo adeguate al bambino e generalmente per una che va bene ve ne sono molte altre scartate. Le tecnologia digitali sono standard, sempre le stesse e uguali per tutti. Possibile che vadano sempre bene?
Si trova in Blog / Psicologia e tecnologia
Tecnologie e sviluppo del benessere psicobiologico nei nativi digitali
In un ebook appena uscito, i due autori individuano 8 regole essenziali per un uso psicobiologicamente sostenibile delle tecnologie digitali da parte delle generazioni che crescono immersi in un mondo elettronico.
Si trova in Blog / Psicologia e tecnologia
Non usare le tecnologie come baby-sitter
Accadeva con la TV, fatalmente accade anche oggi con le nuove tecnologie. Un bel display, grande o piccolo che sia, fisso o mobile, ma sempre in grado di sequestrare l'attenzione del bambino per un po' di tempo, permette all'adulto di tirare il fiato. Un alleato efficace, dato il suo potere magnetico e attrattivo, che cattura lo sguardo del bambino immergendolo in mondi fantastici, attività ludiche e storie infinite. In fondo qualche momento per conto proprio è anche positivo per il bambino, che sperimenta la possibilità di stare da solo, in parziale autonomia, tanto il genitore, o chi per lui, è distante il breve spazio di un richiamo!
Si trova in Tecnopillole
Il ben-essere come motore di una nuova economia
Parlarne in tempi di precarietà e di managerialità micropsichica può sembrare anacronistico. E invece oggi più che mai urge un pensiero imprenditoriale realmente controcorrente, capace di ridare al lavoro di milioni di donne e di uomini un posto dignitoso all’interno della loro vita. Che permetta al fare di corrispondere con la più ampia esistenza di chi lavora.
Si trova in Tecnopillole
Non lasciare solo il bambino con videogiochi o altri strumenti tecnologici
La tecnologia ha cambiato comportamenti, abitudini, stili di vita e modi di pensare. Sta modificando il modo di relazionarsi agli altri e a sé stessi, la nostra identità, il modo con cui classifichiamo noi stessi e le realtà di cui facciamo esperienza. L'identità del proprio Sé non è un regalo del nostro codice genetico e neppure una destinazione finale. È un viaggio continuo, fatto di impegno e duro lavoro individuale. È un processo che inizia dall'infanzia e dura nel tempo, impegnando funzioni cognitive, emotive, relazionali e processi biologici profondi. Dall’esito di questo viaggio discenderà la capacità del cucciolo umano di soddisfare poi nella vita, in modo indipendente, i propri bisogni di fondo, ovvero la sua salute e benessere. È un processo che vede coinvolti genitori e figli, giovani e adulti, maschi e femmine, che inizia con il differenziare sé stessi dagli altri ma anche con il rispecchiarsi dentro uno specchio. Oggi lo specchio è diventato un display. Il viaggio che porta alla costruzione del Sé avviene in costante compagnia di tecnologie hardware e software che disegnano, con i loro schermi, piattaforme e applicazioni, nuove mappe mentali e relazionali. Creano al tempo stesso nuovi bisogni, sollecitando interrogativi pressanti e suggerendo nuove riflessioni. Chiamati a una riflessione critica e consapevole sono soprattutto i genitori di bambini e bambine, Nativi Digitali, che stanno crescendo e sviluppando il loro Sé in stretta simbiosi con i dispositivi che i genitori hanno loro regalato. Benché sempre connessi e impegnati a rappresentare il loro Sé sul display degli schermi dei loro dispositivi, i bambini digitali sono in realtà alla costante ricerca di rapporti solidi e duraturi con i loro genitori. Per comprendere cosa i bambini Tecnorapidi vogliono veramente bisogna che i genitori diventino Tecnovigili. Un modo per farlo è saper identificare rischi e opportunità delle nuove tecnologie e adottare buone pratiche capaci di prevenire o eliminare i rischi e favorire le opportunità. Ai genitori Tecnovigili questo e-book propone alcune regole o buone pratiche da adottare per contribuire, insieme ai loro ragazzi Tecnorapidi, al loro sviluppo psicobiologico sano ed equilibrato. Alcune semplici regole per un prontuario di sopravvivenza attiva, utili per ridurre la fatica della genitorialità, per conoscere meglio gli effetti della tecnologia sui bambini, per costruire relazioni solide con i propri figli e per contribuire pro-attivamente allo sviluppo del loro Sé.
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Usa la tecnologia in modo bilanciato, limitato e controllato
Bilancia e carote, due metafore a cui facciamo ricorso per sostenere l’importanza di un uso bilanciato della tecnologia così come di altre risorse che ci caratterizzano come umani. Due figure retoriche usate per facilitare la comprensione e l’approfondimento di tematiche non necessariamente percepite come importanti nella costruzione del benessere psicobiologico delle persone. Due metafore che sembrano lontane tra loro in termini semantici ma che si arricchiscono a vicenda nel contesto nel quale le stiamo utilizzando. Parlare di bilance e carote consente di comunicare concetti difficili da comunicare e, a volte, da comprendere. Significa soprattutto fornire strumenti utili a far recepire i significati simbolici che spesso, a livello inconscio, assegniamo alle tecnologie a all’uso che ne facciamo. Significa erigere ponti per facilitare analogie, conoscenze, creatività e intuizione, narrazioni e riflessioni, interazioni e mediazioni con la realtà, sia essa quella attuale (termine usato da Pierre Levy per Reale) sia essa virtuale o digitale.
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I social non sono una scorciatoia
In quanto esseri sociali al vertice della top ten delle gerarchie e tra le principali occasioni di stress troviamo le relazioni (intese come costruzioni di legami tra persone). I primi tempi della vita ne dipendono completamente, quelli successivi in gran parte. Per quanto possiamo amare la vita solitaria, il posizionamento sociale è principale fattore di soddisfazione e di benessere psicobiologico: che vuol dire condividere esperienze vissute insieme, sentirsi riconosciuti, accolti, ascoltati, rispettati e rispecchiati, presenti nell’attenzione e nel cuore dell’altro in una posizione importante. Per i giovani, che generalmente non vagheggiano ancora isole deserte, sicuramente di più. La prevedibilità dei movimenti relazionali ed il loro ragionevole controllo (non tanto quello effettivo ma la percezione di riuscire a cavalcare le relazioni con soddisfazione) permette di gestirne lo stress. Al contrario, le situazioni di cosiddetta sconfitta sociale si configurano come condizioni di stress severo.
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