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Machines are unable to learn based on real life experience ( Muneeb Sikander)
With respect to the evolution of AI, I believe the question of whether machines can think is no more interesting than the question of whether a submarine can swim. It is humans who decide where AI should be applied. As more and more artificial intelligence is entering into the world, more and more emotional intelligence must enter into leadership. Finally, I am not as keen on the idea of singularity as Kurzweil defines it.
Si trova in Blog / Homo sapiens e Homo digitalis
CGIL, Uber, Robot e algoritmi vari
Gli algoritmi tecnologici che abitano, anche a nostra insaputa, i numerosi mondi paralleli che frequentiamo sono responsabili della nostra felicità leggera che ci accompagna quotidianamente, nelle nostre interazioni tecnologiche, ma lo sono anche di forme di assoggettamento delle quali non tutti sono completamente consapevoli. L'algoritmo sembra sempre più in grado di realizzare i suoi sogni, gli internauti sembrano sempre più contenti di affidarsi ai sogni di altri, quelli suggeriti, prodotti in serie, calcolati e personalizzati da chi gli algoritmi li produce e li diffonde, su piattaforme e dentro ecosistemi applicativi che stanno dominando il mondo.
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Post elezioni e algoritmi, in attesa di un presidente del consiglio!
Da quasi tre mesi l'attenzione dei media è tutta focalizzata sul tentativo dei pentastellati di formare un nuovo governo. L'attenzione è centrata sul programma, sul contratto proposto alla Lega di Salvini e sul premier da trovare. Poco o nulla è stato scritto sul fatto che il cambiamento emergente, i cui effetti positivi o negativi saranno tutti da verificare e valutare, interessa anche gli algoritmi che finora hanno fatto funzionare il sistema Italia e determinato le gerarchie sociali che lo rappresentano.
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Nelle mani avide degli algoritmi
Ognuno è libero di pensare, per quanto sia possibile, di conoscere sé stesso. L’algoritmo, di ognuno di noi, pensa di saperne di più, grazie alla miriade di dati, disseminati online, a cui ha accesso. Dati che, quando sono analizzati, servono a un’entità puramente tecnologica e digitale di decidere identità, profili, gusti e preferenze di ognuno, di condizionarne i processi decisionali e le scelte.
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Facebook: le regole non bastano!
Negli ultimi anni Facebook è andato fuori strada. I tentativi recenti di imporre regole, restrizioni e implementare nuovi algoritmi per il controllo dei contenuti non sembrano essere sufficienti. Il social network continua a raccogliere una infinità di contenuti violenti, offensivi e volgari ma soprattutto è diventato strumento potente di lotta politica e diffusione di false notizie create ad arte per alimentarla.
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Democrazia liberale e tecnologia
Carole Cadwalladr è la cronista dell'Observer che ha scoperchiato lo scandalo di Cambridge Analityca e che per questo motivo è stata cancellata a vita dal social network. In un video la Cadwalladr ha spiegato anche come i social abbiano influito sulla Brexit. Da guardare e ascoltare attentamente. Facebook e altri social network stanno facendo male alle democrazie in ogni parte del mondo. Ma fdorse non ne siamo consapevoli.
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Il software è ormai parte di tutti noi
Si dice da tempo che il software si stia mangiando il mondo, forse se lo è già divorato. Nel farlo ha eliminato la distinzione tra mondo fattuale e mondo virtuale trasformando la realtà in realtà digitale. Una realtà che ci ha avvolto come una pellicola di plastica trasparente ma resistente e nella quale nuotiamo come tanti pesci in un acquario. Un ‘acquario mondo’ digitale simile a una placenta calda e accogliente, nella quale molti, quasi tutti, sembrano volere rimanere acquattati.
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E’ possibile resistere all’algoritmo?
La tecnologia odierna non è più neutrale, tanto meno lo sono gli algoritmi che la governano. I computer che tutti usano sono molto diversi da quelli di un tempo. Non sono più semplici terminali di connessione ma parte integrante di una infrastruttura in Cloud composta da migliaia di server, di software e di algoritmi di cui sappiamo poco o nulla. Algoritmi potenti e sofisticati, incaricati di raccogliere masse smisurate di dati, in forma di informazioni e comportamenti, per poi organizzarli, renderli utilizzabili, anche in forma di sorveglianza e controllo. Difendersi da questi algoritmi robotizzati sembra impossibile. Ciò non toglie che ci si possa continuare a interrogare come farlo.
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🌗🌘🌑🌒 Che fine fanno i post su Linkedin?
Dove vanno a finire i nostri post online? Tutta colpa dell’algoritmo? Cosa possiamo fare noi umani per battere la sua logica e intelligenza artificiale? Quanto conta la qualità e quanto pesa il numero repentino di MiPiace. Vale la pena continuare anche se i post non sono visualizzati? Una domanda che molti si pongono e che non ha tante risposte convalidate e certe. Per me è una curiosità nella forma di dubbio che credo di condividere con molte altre persone. Persone che come me abitano la piattaforma Linkedin in modo attivo, osservano l’andamento dei feed, si ingelosiscono del successo di alcuni e della dissolvenza o non visibilità di altri. Sul tema e sul ruolo dell’algoritmo di Linkedin la letteratura è vasta, in particolare in lingua inglese, poi ripresa e riprodotta anche in lingua italiana, con un tocco di interpretazione anarchica e creativa tipica dell’italiano che sa sempre come va il mondo. Su questo tema ho provato a cimentarmi anche io proponendo alcune riflessioni, spero utili ma soprattutto alla ricerca di falsificazioni, critiche o conferme che potrebbero trasformarsi in uno scambio profittevole. Forse!
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Fidarsi o non fidarsi questo è il problema
La rapida evoluzione delle intelligenze artificiali pone numerosi problemi di natura etica. Molti si stanno interrogando su quanta fiducia possiamo dare a macchine, algoritmi e robot, quanta libertà possiamo dare loro nel raccogliere dati e informazioni, analizzarle e piegarle a interessi privati, in che modo possiamo intervenire per impedire che i pregiudizi di coloro che implementano le nuove tecnologie possano creare macchine e automatismi imposti dagli effetti negativi, discriminatori e indesiderati.
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