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Stiamo guadagnando la consapevolezza di ciò che andiamo perdendo ( Cristina Sassi)
Quando ancora Steve Jobs reggeva in mano davanti ad una platea piuttosto perplessa il primo IPad e quasi tutti si domandavano che farne se non utilizzarlo per leggere il giornale in spiaggia, nelle associazioni, nelle famiglie, negli operatori a contatto con persone disabili e nei disabili stessi cominciava a germogliare la sensazione di avere trovato la porta di accesso verso ben altro che la navigazione in internet durante le vacanze.
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Su YouTube un’intervista ad Heidegger appare come un contenuto come un altro!
Credo che chiunque abbia a che fare seriamente con il linguaggio, pensatori, poeti, artisti, non possa non notare come quello odierno stia cambiando, modificato, come tutti gli altri aspetti significativi della vita, dalla razionalità tecnologica. Il punto essenziale non è tanto cosa noi possiamo fare con la tecnologia ma cosa la tecnologia può fare con noi, uomini potenti inclusi, come modifica il nostro essere umani. E non mi riferisco tanto né a modifiche apportabili ed apprezzabili scientificamente, né tanto ai temi del post- o transumanismo, quanto ad un riorientamento del modo di pensare e delle idee.
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Tecnica ed economia guidano il mondo, etica e politica, quando possono, seguono appresso.
La tecnica e la tecnologia non sono neutrali perché essere creano un mondo con determinate caratteristiche che incidono profondamente sul nostro essere-nel-mondo, cioè sul nostro modo di pensare e agire, quindi sulle nostre credenze, abitudini, stili di vita, sul modo di divertirci, di procreare e di soffrire. Per questo motivo Severino sosteneva che oggi la tecnica da mezzo è diventato un fine; e non perché la tecnica si proponga un fine o degli scopi per l’umanità ma perché tutti i fini e gli scopi cui gli uomini aspirano non si possono raggiungere se non attraverso la mediazione della tecnica.
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Tecnologia: servono antropologi della modernità e un presidio etico! (Silvia Marigonda)
Se quasi due miliardi di persone sono iscritte a Facebook, io non posso “non voler saperne niente”, perché significherebbe che volutamente sono avulsa dal contesto di due miliardi di persone. Se la società civile, e persino la più tradizionale politica, sempre più comunica attraverso Twitter, o se le HR cercano candidati via Linkedin, io non posso rifiutare a priori questi sistemi, perché rischio di auto-emarginarmi oppure di venire un giorno travolta da un processo di digitalizzazione che a mio parere è inevitabile.
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Tecnologia: urgente una riflessione critica e etica
Ritengo che la tecnologia abbia un altissimo potenziale di sviluppo e che esso sia legato in buona parte alla creazione di una co-operazione tra uomo e macchina. Per esempio, possiamo immaginare che da qui ai prossimi 20 anni la robotica diventi una tecnologia sempre più utilizzata non solo in ambito industriale ma anche in ambiente domestico. È una tendenza che sembra essere plausibile alla luce dei dati degli ultimi anni che hanno visto il progressivo affermarsi sul mercato di semplici ma funzionali robot, come i robot aspirapolvere.
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Tecnologicamente consapevoli ma recuperando l'intimità!
L’uomo, l’inventore della tecnica, dovrebbe a mio avviso recuperare quell’intimità per la vita e solo conseguentemente porsi la questione della tecnica, mi riferisco ad una scelta di campo: l’uso non consapevole degli strumenti non è una questione digitale ma umana.
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Una gestione più consapevole, prudente e oculata delle tecniche è quantomai urgente, imprescindibile.
Se l’esperienza umana, come è piuttosto evidente, è tecnologicamente mediata, l’impiego della tecnica è a sua volta connotato culturalmente e storicamente. Sicché la questione relativa all’agire tecnico non può essere adeguatamente affrontata e regolata se non facendo anche riferimento ai quadri etici, normativi, epistemici entro cui le attività e le tecnologie si inscrivono e acquisiscono senso. Occorre riflettere su quale sia la visione del mondo soggiacente alle odierne pratiche scientifiche, tecnologiche, sociali e domandarsi se questa sia la migliore possibile per rispondere efficacemente alle problematiche odierne.
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Usiamo i mezzi programmati da qualcun altro. Solo una élite è in grado di trarne reali vantaggi!
Penso che i social network facciano ormai parte della nostra vita e che, soprattutto, rispondano a un bisogno impellente di tutti noi. Rispolverando la vecchia e cara piramide di Maslow è possibile sottolineare che, tolti i bisogni fisiologici e di sicurezza, tutti gli altri bisogni - socialità, autostima e autorealizzazione – possono essere soddisfatti dai social. Basti pensare ai selfie che si fanno per ricevere like (autostima), ai video che si caricano su YouTube (auto-realizzazione), ai gruppi di WhatsApp (socialità) e via dicendo.
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Va riequilibrato il rapporto tra la nostra vita e la pressione tecnologica (Carlo Infante)
Il grande frullatore dei social, con facebook in testa a tutti, la pervasività di Google, l’opacità di sistemi d’interaction design come l’Internet delle Cose e, nel prossimo futuro, l’espansione di grandi reti di transazioni post-monetarie come Blockchain, stanno delineando un futuro digitale in cui si rischia di erodere il nostro spazio vitale e senziente. E’ proprio per questo che dobbiamo innalzare il nostro livello di coscienza e proattività proprio sul campo del pensiero-azione nell’uso dei sistemi digitali, cercando di tradurre la tecnologie in linguaggi funzionali alla nostra evoluzione culturale.
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Viviamo sempre indossando delle lenti (Riccardo Dal Ferro)
Philip K. Dick, il grande scrittore di fantascienza (e filosofo di prim’ordine, aggiungerei), l’ha detto in maniera impeccabile nei suoi romanzi: siamo sempre posseduti da qualcosa che plasma il mondo così come lo vediamo. L’illusione è di possedere il mondo. Le lenti di domani saranno quelle della tecnologia, dell’ibridazione uomo-macchina, del cosiddetto “transumanesimo”? Credo di sì, in misura ampia o ridotta. Il punto fondamentale è: agiremo per trovare alla base di questo cambiamento (di queste “lenti”) i fondamenti etici, sociali e filosofici che ci permetteranno di procedere senza farci troppo male?
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