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Le sorprese dei sistemi complessi: riflessione sulla realtà italiana post-elezioni

Le sorprese dei sistemi complessi: riflessione sulla realtà italiana post-elezioni

27 Febbraio 2013 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Le riflessioni sui risultati delle elezioni che hanno cambiato l’Italia sono lacunose e incapaci di raccontare quanto è successo. Non possono farlo perché molti non dispongono ancora degli strumenti necessari a capire la nuova realtà e ad altri manca il linguaggio per raccontarla. Così come il tablet ha reso il personal computer un dispositivo superato, il Movimento 5 stelle ha reso obsoleto un intero sistema politico.

(Una riflessione out-of-tablet sulla situazione italiana, alla ricerca di contradditorio e condivisione con i numerosi vistatori di SoloTablet e di questa rubrica)


Non ho votato il movimento 5 stelle ma non sono affatto sorpreso del suo successo e in qualche modo lo valuto come salutare.

Lo è perché l’Italia è un paese bloccato da troppi anni, che ha bisogno di cambiamenti radicali e rapidi e che soffre per una classe dirigente incapace di strategizzare il futuro in modo che tutti possano averne maggiori benefici e vantaggi.

Il sistema è bloccato per colpa di un sistema mediatico ( giornali, radio e televisioni) che ha fatto sempre molto poco per contribuire alla crescita culturale, di conoscenza e di consapevolezza dell’opinione pubblica ma  ha semplicemente assecondato le richieste del potente di turno e raccontato realtà manipolate dal consenso e dalle imposizioni ideologiche o di lobby. 

Lo è anche per colpa di una opinione pubblica infantile ed inesistente che si è fatta manipolare e che ha accettato per anni, anche nelle ultime elezioni, una manipolazione semantica della realtà, imposta da personaggi non credibili e pervicacemente menzogneri. E incredibilmente lo ha fatto a scapito dei suoi propri interessi (pensionati, piccoli negozianti, contadini, operai ecc.).

Ma un sistema complesso, come lo è la realtà sociale  italiana, non rimane bloccato (in stallo) a lungo, è in costante fase evolutiva e dinamicamente alla ricerca di nuove forme di auto-poiesi (la capacità dei sistemi complessi di riformulare le regole con cui sono organizzati) e di auto-organizzazione. Avvicinandosi al punto massimo di criticità e di entropia anche il sistema italiano ha prodotto i suoi anticorpi e generato quanto serve per il prolungamento della sua sopravvivenza. Lo ha fatto grazie al coagularsi di molteplici forze emergenti  (fenomeni nuovi ed inattesi che risultano più complessi delle parti costituenti il sistema da cui emergono ) che hanno agito da elementi attrattori ( i blog di Grillo, i comitati dei cittadini contro la TAV, in difesa dei beni pubblici come l’acqua, contro le centraline che nelle valli di montagna stanno privatizzando l’acqua a vantaggio di pochi, ecc. ) per una moltitudine che improvvisamente si è fatta maggioranza. L’aggregazione ha seguito la logica di molti fenomeni virali ( non a caso molto è partito dalla rete e da Internet) che si manifestano all’improvviso, con grande rapidità ed altrettanta violenza.

Dopo l’attacco e la febbre che ne consegue, nulla è più come prima. Quantomeno perché il ricordo dell’attacco virale lascia tracce indelebili, nella mente prima ancora che nel corpo e nello spirito.

Questi fenomeni emergenti, poi trasformatisi in virali, erano sotto gli occhi di tutti ed hanno portato ad una nuova fase di evoluzione del sistema che ha sorpreso per la rapidità con cui è avvenuta (come direbbe Varela ci sono in natura dei processi, retti da regole e con piccole o scarse interazioni locali che, messi in condizioni appropriate, danno forma a nuovi livelli o fasi con una nuova identità loro propria).

Molti non hanno però voluto analizzarne o capirne la portata, alcuni hanno cercato di sfruttarne la carica destruente a proprio vantaggio, altri ancora non li hanno neppure percepiti perché carenti,  di strumenti intellettuali e culturali adeguati per riuscire a farlo. La cosa più grave è che tra questi ultimi ci sono anche molti rappresentanti della classe politica che, per mestiere, avrebbero dovuto attrezzarsi per percepire, comprendere e dare risposte a quanto stava accadendo. Disponevano di tutte le risorse e di dati sufficienti per farlo ma non lo hanno fatto. Non hanno percepito il disagio crescente nella società civile e la rabbia dei cittadini e verso cosa si stavano coagulando e indirizzando. Non hanno compreso il ruolo delle nuove tecnologie, di internet e della comunicazione, non hanno capito il fenomeno del social networking, non hanno colto i flussi di pensiero e di informazione così come le nuove forme di collaborazione e interazione (gruppi di lavoro, comunità, reti sociali, meet-up, ecc.).

Non avendolo compreso non hanno potuto costruire modelli adeguati e nuovi capaci di ricalibrare continuamente la lettura della realtà per ottenere previsioni più accurate e vicine alla realtà della realtà delle cose.

In assenza di nuovi modelli ( non sempre funzionanti per la loro caratteristica ‘riduzionistica’ della realtà) o semplici strumenti di osservazione la classe politica italiana non ha saputo cogliere le variabili che stavano determinando l’evolvere del sistema Italia verso una situazione sempre più caotica, eterogenea e frammentata. Non ha quindi compreso che la formazione del consenso stava avvenendo in forme diverse dal passato e che stavano evolvendo in modo virale nuove opinioni e tendenze, nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione. Queste novità frammentate hanno infine trovato una loro capacità o polo di aggregazione e oggi hanno dato forma ad una forza consistente fatta di quasi 160 eletti al parlamento italiano che molti guardano come un evento sorprendente e difficile da comprendere.

E ora? Ora tutto è più complicato anche se forse più semplice che in passato. Bisogna prendere atto che la realtà è cambiata, che le regole vecchie non funzionano più e che bisogna dare corpo e forma al nuovo che avanza, anche per impedire che possa creare effetti distruttivi. Il nuovo richiede una nuova ontogenesi che si deve affermare grazie ad una grande volontà di cambiamento, molta radicalità e rapidità nel farlo, persone capaci e attrezzate culturalmente e politicamente per affermarlo, approcci non più improntati all’imposizione e al comando ma alla interazione, al dialogo, al coinvolgimento e alla collaborazione. Il risultato sarà una nuova fase di sviluppo del sistema Italia che farà emergere nuove realtà ma anche nuove strutture cognitive di interpretazione e racconto delle stesse.

La sorpresa causata dall’emergere della nuova fase e dalle modalità con cui si è affermata ( internet e la rete ) deve spingere chi vuole ancora far parte della classe dirigente politica italiana e chi aspira a farlo ( i rappresentanti del movimento 5 stelle, i nuovi eletti del PD ecc.) a dotarsi di nuove armi di comprensione e osservazione della realtà.

Armi che devono abbandonare il politichese ed abbracciare nuovi linguaggi e sistemi cognitivi di interazione con la realtà. In un sistema bloccato ci possono stare le convergenze parallele e un sistema di corruttela che si regge su un accordo non scritto tra maggioranza e opposizione.

Ma quando un sistema complesso e perciò, non statico, si rompe, emergono fenomeni globali che non possono essere più spiegato con forme mentali del passato. Con l’arrivo del Movimento 5 stelle in parlamento la dinamica del sistema politico italiano non avrà più un suo equilibrio globale, presenterà un grande livello di interazione tra i singoli componenti e agenti del sistema, si affermerà una gerarchia di livelli di interazioni reciproche che metterà in crisi il modello centralizzato di gestione e controllo attuale.

Nel prossimo futuro dovremo tutti fare i conti con un sistema molto poco razionale, molto più dinamico e caotico e caratterizzato da elevate aspettative non molto razionali ( dal reddito garantito, alla eliminazione dell’IMU, al prestito in tempo reale, ecc.).

I media che suggeriscono approcci studiati a tavolino, modelli riduzionistici e preconfezionati, i tecnici che continuano a proporre ricette e ipotesi di scuola, i politici che persistono nel far finta di niente certi che ‘Adda passà 'a nuttata', istituzioni che mirano alla propria sopravvivenza mantenendo inalterarata la relazione con i loro cittadini e infine cittadini che non fanno nulla per dotarsi di nuove lenti di lettura della realtà in cambiamento, ebbene tutti questi si ritroveranno completamente spiazzati dal cambiamento che avanza.

Il nuovo potrà anche essere peggio del vecchio ma non per questo cesserà di lottare per emergere, affermarsi e portare ad una nuova fase evolutiva e di auto-organizzazione. 

Il futuro del futuro è il presente! 

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