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Tempi moderni: vivere alla fine dei tempi
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Brevi riflessioni a partire da un articolo intervista pubblicato su la Repubblica. Ad essere intervistata una filosofa, Myriam Revault d'Allones che ha pubblicato in Francia un libro (La crise sans fin) nel quale si interroga sulla crisi che stiamo vivendo come un sintomo di qualcosa d'altro. Un qualcosa che tocca il nostro modo di vivere completamente immersi nel presente e che ha eliminato il passato (cultura e tradizione) e sta rendendo impossibile ( nella percezione collettiva) il futuro.
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Nuovo realismo, ingenuità della rete e parlamentarie
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Il futuro è imprevedibile ma sono molti i segnali emergenti e i memi che indicano che stiamo vivendo una stagione sull'orlo del caos e foriera di grandi cambiamenti. Alla base di tutto sembra esserci una voglia generale di un ritorno alla realtà, alla verità e alla forza dei fatti e degli oggetti. Favorita dalla crisi che morde la carne delle persone, sta emergendo una nuova rifessione che abbraccia la filosofia e la politica ma anche la tecnologia e l'uso che, più o meno consciamente, ne facciamo. Occasione per parlarne sono le Primarie appena terminate del PD e le Parlamentarie del Movimento 5 stelle.
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3 motivi per cui è utile e necessario riflettere sui Google Glass.
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Secondo alcuni filosofi il mondo non esiste se non nella rappresentazione che ne facciamo. Secondo Watzalawick la realtà è creata dalla comunicazione. Secondo Baudrilliard siamo tutti proiettati nella iperrealtà percepita come più reale della realtà. Secondo Google la realtà, la comunicazione, la percezione e la iperrealtà sono semplicemente Google Glass.
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Le esplorazioni tattili e virtuali che tanto ci piacciono
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Navigare ed esplorare sono termini ormai obsoleti. Non nel loro riferimento a pratiche quotidiane ma nel loro significato originale. Navighiamo la rete ed esploriamo le centinaia di icone sul display del nostro dispositivo mobile ma in realtà siamo immobili nella nostra maggiore 'mobilità'. Esploriamo e visitiamo mondi fantastici e fantasiosi ma questi luoghi sono semplici fantasmi e prodotti della nostra immaginazione. Tocchiamo mari e laghi con i nostri polpastrelli ma il tatto e il contatto con il display appartiene più ad un ordine statico che dinamico.
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Non sanno di far ciò ma lo fanno
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La Rete e i social network sono sempre più l’espressione di un reale fittizio vissuto come reale. A nulla serve spiegare la distorsione della verità in atto perché essa è già nota e accettata dall’utente della rete e dal social networker. Ne deriva un comportamento fatto di ignoranza e di cinismo avvalorato dal suo essere diffuso e condiviso con una grande maggioranza di persone.
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La realtà non esiste, è diventata virtuale!
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Molti esperimenti insegnano a diffidare delle nostre sensazioni immediate e delle nostre percezioni perchè le illusioni sono sempre in agguato. Per scoprire l’illusorietà della realtà e del mondo materiale che ci circonda basterebbe sollevare il velo di Maya. Nella teologia induista Maya ha il compito di far apparire normale la vita materiale ma cosa potrebbe fare oggi con una realtà ibrida nella quale sta diventando complicato distinguere il reale dal virtuale?
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Il display tra finzione e realtà
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Realtà e finzione non sono due mondi inconciliabili o in conflitto ma universi contigui tra cui fluiscono scambi continui. La finzione è stata perseguita e praticata da sempre come un esercizio cognitivo di fuga dalla realtà quotidiana che ci ha portato a preferire la prima alla seconda. Non è un caso che oggi molti preferiscano il finto ma comodo mondo sociale delle reti sociali online a quello reale, forse più libero, relazionale e fatto di legami forti.
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Tu chiamala se vuoi flessibilità…ma per molti è una grande fregatura!
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La parola flessibilità popola da almeno due decenni il vocabolario e il linguaggio dell’economia, del mondo del lavoro e dei media. Se ne parla solitamente per decantare i vantaggi della globalizzazione dell’economia neoliberista e per costruire narrazioni acritiche, se non manipolatorie, di realtà del lavoro piene di opportunità ma in realtà sempre più precarie e senza lavoro. Sparita la classe operaia e la sua capacità di riflettere criticamente sulla realtà per cambiarla, oggi la flessibilità colpisce la classe media e i lavoratori cognitivi (cognitariato), incapaci per il momento di elaborare adeguate strategie di resistenza e cambiamento.
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Velocità di fuga e perdita di orientamento
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Le elezioni comunali di questi giorni sono un segnale significativo della perdita di orientamento di molti politici e della loro difficoltà a comprendere la realtà. La responsabilità è certamente delle leadership attuali ma anche dell’affermarsi di nuove prospettive che, come quella inventata dagli artisti italiani del quattrocento, sono destinate a cambiare tutto. Queste prospettive sono il risultato della diffusione e della pervasività delle nuove tecnologie e dei nuovi media di informazione che hanno cambiato la testa delle persone e il loro modo di guardare la realtà e percepire il mondo. Ne fanno uso/abuso anche i politici ma senza calcolare gli effetti negativi ad esse associati.
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Essenza e apparenza, le verità nascoste della società tecnologica
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La tecnologia ha impresso la sua velocità e voracità alla vita delle persone mutandone le esperienze quotidiane ma anche la percezione del tempo e della realtà. Dominano l’immediatezza, l’urgenza, l’apparenza, il consumismo, la distrazione, il narcisismo e la manipolazione. La realtà virtuale, guidata dalle narrazioni dello storytelling, ha superato la realtà fattuale e si è affermata come spazio vitale percepito come innovativo e migliore di quello della realtà reale. Molta innovazione però è pura invenzione, creata ad arte per nascondere arretratezze persistenti e alimentare consumi calanti.
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