Lo spunto di questa riflessione nasce dalla lettura di un breve testo scritto da Valerio Eletti (Movimento a 5 stelle: avanguardia nella teoria delle reti e delle complessità), un esperto di teorie della complessità, per commentare l'iniziativa del Movimento 5 stelle denominata Parlamentarie e finalizzata alla selezione dei prossimi candidati dal movimento alle elezioni politiche 2013.
Nel testo Eletti cita il libro Link - La scienza delle reti di Barabási Albert-László per spiegare che non esiste contraddizione tra esaltazione del processo democratico in rete e ferrei vincoli di vertice da parte del Movimento 5 Stelle. Tutto nasce da uno sviluppo non lineare che ha visto all'opera "regole locali semplici e rigide per favorire l'evoluzione complessa del sistema" (cfr. Barabasi, Link - La scienza delle reti, Einaudi 2002).
Ci dice Valerio Eletti che "Dal punto di vista delle teorie delle reti e della complessità, infatti, dando regole chiare e rigide a livello locale si permette a un sistema reticolare di evolversi su pattern visibili a priori nel loro insieme (seppure non prevedibili nel dettaglio)."
Se decidiamo di osservare (impossibile analizzare in modo oggettivo perchè siamo troppo e sempre delle parti in causa) la realtà politica italiana come sistema complesso, è indubbio che il Movimento 5 stelle stia agendo da fattore attrattivo di sentimenti ed idee emergenti che una volta coagulatesi potrebbero provocare una evoluzione in senso adattativo dell'intero sistema politico italiano. In questo processo un ruolo importante lo sta giocando la rete, sia come Internet-tecnologia che come Web-network di persone e di relazioni.
Dal punto di vista dello scienziato che osserva e cerca di capire i fenomeni in atto, l'uso della rete fatto da Grillo-Casaleggio e dal movimento che a loro si richiama è sicuramente una realtà interessante, sia da un punto di vista degli strumenti tecnologici e dei mezzi coinvolti che degli approcci impiegati. Una realtà che suscita anche il mio interesse e curiosità, soprattutto perchè gli esiti sono ancora del tutto imprevedibili e potrebbero essere anche molto interessanti, oltre che positivi per l'Italia.
Quello che emerge dalla riflessione di Eletti è la convinzione che le nuove tecnologie digitali e del web siano oggi strumenti potenti e positivi per un avanzamento 'adattativo' del sistema politica verso la creazione di maggiore democrazia. Personalmente non ne sono convinto e gli argomenti usati da chi ha deciso in questi giorni di polemizzare sulle modalità con cui si sono svolte le Parlamentarie, ne sono, per me, una prova tangibile ( dove si trovano i server con i dati? Chi li gestisce? Qual'è la trasparenza garantita nella selezione? Chi decide di cancellare un profilo invece di un altro? ecc.).
Il ruolo positivo delle nuove tecnologie è indubbio ma eleggerle acriticamente a strumento di democrazia è una forzatura ( un punto di vista ) che non aiuta a comprendere una realtà sociale resa oggi più complessa anche dalla crisi da 'fine dei tempi' (Slavoy Zizek). Per garantire forme efficaci di cambiamento sociale le tecnologie da sole non sono sufficienti. E' necessario rimanere calati solidamente nella realtà. La testimonianza di 3 milioni di persone che hanno partecipato alle primarie del partito democratico sembrano la dimostrazione efficace di un bisogno grande di partecipazione nella realtà concreta fatta di incontri tra persone reali e non di collegamenti online tra profili virtuali più o meno completi ed aggiornati.
Voglia di realtà va emergendo!
La partecipazione alle primarie è uno dei molti esempi di voglia di realtà che sta emergendo. E' una voglia di realtà emergente nel dibattito politico che si sta spostando sempre più sui problemi concreti e sempre meno sulla semplice comunicazione, sta avvenendo nei programmi televisi nei quali non funziona più la conversazione gridata e manipolatoria che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni televisi, sta avvenedo a livello di riflessione filosofica con l'emergere di un nuovo pensiero legato al realismo che cerca di contrapporsi alla categorie e alle riflessioni post-moderniste, sta emergendo in molti studi di analisi critica della tecnologia alla quale ci siamo arresi e soprattutto abbiamo affidato l'educazione e la screscita dei nostri figli, sta emergendo infine nella vita di ogni persona obbligata a fare i conti con una realtà esistenzaile ed esperienziale sempre più distante da quella raccontata dai media e dal potere esistente.
Questo ritorno alla realtà è importante per il recupero di verità ( in rete nessuno sa se sei un cane che batte sulla tastiera o un robot! ) ma anche per uscire fuori dalla devastazione psichica che è stata operata negli ultimi anni anche grazie al ruolo dei media (non solo televisivi) e delle tecnologie digitali.
Un ritorno alla realtà di questo tipo può favorie il recupero del significato prima ancora del valore di parole importanti come democrazia, solidarietà, partecipazione, socialità.
Non è detto però che funzioni perchè non esistono probabilmente le condizioni materiali, sociali e psichiche che servirebbero. I molti movimenti di pensiero e di protesta che si stanno propagando in ogni parte del globo sembrano comunque indicare che qualcosa si stia muovendo. Per ora sono solo segnali emergenti e fenomeni attrattivi da osservare con attenzione, studiare e comprendere nelle loro linee di tendenza e di possibilità.
Necessità di un pensiero critico
A contribuire ad un ritorno alla realtà è anche la discussione fisosofica del momento, molto incentrata sulla necessità di utilizzare/produrre nuovi strumenti per il recupero del pensiero critico e per rendere la critica della realtà più efficace attraverso il recupero di parole e concetti come verità e realtà. Molta parte del pensiero postmoderno si è rifatta alla affermazione di Nietzsche che "non ci sono fatti ma solo interpretazioni",* oggi il nuovo realismo filosofico non si propone di negarne la validità in assoluto ma di rifiutarne l'uso aberrante che ne è stato fatto per giustificare in molti casi il conflitto (non la verità), l'interesse e la prevalenza del più forte, e per "mostrarne il nesso essenziale che essa (l'interpretazione) ha con la verità e la realtà (Bentornata Realtà).
Il dibattito sul nuovo realismo (Bentornata realtà) è utile per le sue implicazioni concrete sui fatti della politica, dell'economia e della vita delle persone. Il postmoderno con l'idea che tutto è socialmente costruito ha indotto una accettazione della realtà così com'è che ha portato ad una specie di immunizzazione, allo scetticismo, alla mistificazione e ad un quietismo, ricercato per eliminare ogni attrito del reale.
Il nuovo realismo suggerisce la strada della critica, della emancipazione e della non mistifcazione. In primo luogo del mondo reale nella sua composizione di fatti e oggetti che suggeriscono oggi nuovi comportamenti morali.
Il lato oscuro della tecnologia
Alla critica non può sfuggire la tecnologia e in primo luogo Internet come espressione della sua fase di evoluzione attuale. Dalla esaltazione utopistica ed entusisatica della rete a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci anni, si sta passando an una analisi più attenta e critica dei vari fenomeni che la caratterizzano.
Per il momento sono ancora poche voci nel deserto ma la forza delle verità che affermano sta creando nuovi memi che si diffondono rapidamente perchè trovano terreno fertile in una realtà in grande ebollizione e cambiamento. Ad essere oggetto di analisi e di critica sono gli strumenti della rete come Google (The Filter di Eli Pariser), i social newtorwk (Facebook, twitter ecc.) ma anche l'uso che della rete fanno movimenti e potere (il libro del cyber-utopista Castells e quello più critico di Eugeny Morozov).
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Continuare ad esaltare il ruolo dei social network nelle rivoluzioni che hanno caratterizzato le sollevazioni in alcuni paesi arabi o i movimenti di lotta politica in Cina e Iran, significa non capire il ruolo manipolatorio e di controllo che gli stessi strumenti hanno quando sono utilizzati e piegati ai loro scopi da governi più o meno autoritari o democratici.
Eugeny Morozov nel suo libro 'L'ingenuità della rete' scrive che in Cina e in Russia gli spazi di intrattenimento online sono studiati appositamente per spostare l'attenzione dei giovani dall'impegno e dalla partecipazione civile. I social network sono stati strumenti potenti di collegamento, scambio e organizzazione delle proteste in Egitto ma è molto probabile che le stesse sarebbero esplose anche senza questi strumenti tecnologici. Le rivoluzioni arabe nascono da bisogni concreti che toccano la vita concreta delle persone. Gli strumenti tecnologici possono aver accelerato il fenomeno ma non sono sicuramente, per sè stessi, propagatori di nuova democrazia.
Parlamentarie, Primarie e internet
Per tornare alla lettura che mi ha dato lo spunto di qusta riflessione, le Parlamentarie possono sicuramente essere un fenomeno interessante da osservare come scienziati della complessità ma vanno anche viste come espressione di un uso della rete autoritario e manipolatorio. E' illusorio che attraverso SMS, Twitter, Facbook ( Pensare nei tempi e negli spazi dei social network) ed altre tecnologie simili si possano compiere rivoluzioni ed è grave non comprendere come lo strumento digitale tanto decantato come poratore di maggiore democrazia e libertà sia esso stesso motore potente per altra manipolazione (la personalizzazione di Google), nuovi autoritarismi e minori libertà ( basti pensare alla privacy delle persone).
Per parafrasare alcune delle riflessioni che Eugeny Morozov ha proposto nel suo libro, chi oggi esalta il ruolo della rete deve fare attenzione al pericolo dell'internet-centrismo e adottare un approccio meno dettato dall'euforia della rete per assumere atteggiamenti più realistici. Quello che abbiamo visto dispiegarsi con le Parlamentarie non è stato un esercizio di vera democrazia ma l'affermarsi di una filosofia dell'azione politica internet-centrica che invece di fermarsi ad indicare cosa possiamo o dobbiamo fare in rete, ci spiega come dobbiamo farlo. E' un approccio che tende a formulare pensieri sul mondo sempre a partire dalla rete (democratica) invece che dai contesti nei quali deve avvenire il cambiamento. Così facendo si perde di vista la natura fortemente politica della tecnologia (della scienza?) e in particolare di internet e si finisce per inneggiare alla logica della rete come l'unica realtà in grado di modificare il mondo.
Ad essere erroneo non è l'uso pragmatico della rete, anche a scopi politici, ma il metodo che privilegiando lo strumento finisce per nascondere le "sfumature e le indeterminatezze sociali, culturali e politiche dell'ambiente". Lo sienziato della complessità che osserva la interdipendenza (contraddizione) tra processo democratico in rete (blogosfera, parlamentarie, ecc.) e ferrei vincoli di vertice e di controllo delle Parlamentarie finisce così per dimenticare che il mezzo tecnologico non è, come vorrebbero i movimentisti a 5 stelle, un qualcosa di stabile e definito ma è esso stesso continuamente rimodellato da forze eterogenee e non sempre orientate al meglio in termini di maggiore libertà, democrazia e partecipazione. A forza di trattare internet come una costante della loro attività e approccio politico questi scienziati finiscono per non cogliere la loro responsabilità nell'insistere nella difesa di un mezzo che non è di per sè portatore di maggiore libertà e democrazia dimenticando in questo modo le molte violazioni alle stesse perpetrate proprio dagli strumenti tanto decantati come Google, Twitter, Facebook ecc.
Grazie alle Parlamentarie e agli italiani che si saranno lasciati convincere è probabile che alcuni (molti?) vincitori delle stesse vengano eletti al parlamento nel 2013. C'è da augurarsi che alle prese con i problemi reali delle persone, da politici possano anche rivedere la loro visione di Internet e recuperino la loro originaria passione per il mezzo che li portava ad usarlo ma anche a valutarlo criticamente. In questo modo potranno crescere come politici ma anche dare un contributo grande alla difesa della libertà e della democrazia che aveva caratterizzato Internet alle sue origini.
Appendice
Il testo qui pubblicato non ha alcuna pretesa filsofica e/o scientifica. E' il frutto di una semplice riflessione di un lettore curioso e alla ricerca di spiegazioni dei fenomeni che percepisce come emergenti nella società in cui vive. Il dibattito in corso sul nuovo realismo ha suscitato molte reazioni da parte di scrittori, pensatori vari e filosofi. A sollevare le critiche dei filosofi è stato il fatto che nel dibattito si sono cimentati molti giornalisti e che lo stesso sia avvenuto prima ancora che sui libri, sui giornali e sulla stampa. Il filosofo Carlo Sini ha liquidato il nuovo realismo con un lapidario 'tutte cazzate' e critico è stato anche Emanuele Severino che in suo articolo ha scritto: "Nuovo realismo, vecchio dibattito Tutto già conosciuto da millenni.
Per chi fosse interessato ad approfondire il dibattito ed eventualmente a prendere una posizione può leggere i seguenti articoli disponibili anche in rete:
- Emanuele Severino espone la sua visione dei fatti al Corriere della Sera
- Bentornata Realtà? Un dialogo con Maurizio Ferraris di Leonardo Caffo
- È il crepuscolo delle tradizioni. Capitalismo, religione e politica non guidano più il mondo di Emanuele Severino
- Il neorealismo vintage di Maurizio Ferraris
- Immersi nella realtà, confusi dal linguaggio di Guido Vetere
- Il ‘nuovo’ realismo? Operazione di marketing di Gianni Vattimo
- Da Lyotard a Pannella: miseria del postmodernismo di Pierfranco Pellizzetti
- Caro Vattimo, si può filosofare anche sul semaforo di Mario de Caro
- Nuovo realismo, Alessandro Ghisalberti interviene nel dibattito
- Il tutto non esiste ci sono solo i fatti di Markus Gabriel
- Il nuovo realismo e la sfida dell’esistenza di Giacomo Pisani
- Non dimentichiamo la scienza di Marco Fortunato
- Verum ipsum factum – confutazione del nuovo realismo di Andrea Catena
- L’impressione di realtà e l’era digitale di Alberto Cassani
- Resistere dopo la fine: il pensiero e la filosofia postmoderni di Emiliano Zappalà
- Sinistra e Nuovo Realismo di Luca Taddio
- La ricetta di Zygmunt Bauman
- Ma la verità ci salverà dal populismo di Pietro Barcellona
- Quale realismo nel tempo del nichilismo di Stefano Petrucciani
- Il vero realismo è quello (post)idealistico. Fichte, Gentile, Gramsci e altre suggestioni filosofiche
- Vedo. Prima di aprire gli occhi di Edoardo Boncinelli
- Realismo con un pò di relatività di Hilaty Putnam
- Iperbolica modernità. Come raccontare la realtà senza farsi divorare dai reality di Raffaele Donnarumma
- Reality Show. Fatti e interpretazioni oltre il post-moderno
- Vattimo – Flores d’Arcais, conversazione
- LA REALTÀ ESISTE ANCHE PER IL MIO COMPUTER
- La debolezza della convergenza di Adriano Ardovino
- Cosa c'è dietro il nuovo realismo di Franca D'Agostini
- Per farla finita con il postmoderno di Paolo Flores D'Arcais
- L'idolatria dei fatti di Pier Aldo Rovatti
- Rassegna stampa sul Nuovo Realismo
Bibliografia:
- Addio alla verità di Gianni Vattimo
- Bentornata realtà di AA.VV
- L'ingenuità della rete di Eugeny Morozov
- La sollevazione di Berardi Bifo
- Manifesto del nuovo realismo di Maurizio Ferraris
- Occupy Wall Street
- Programma Movimento 5 Stelle