🍒🍒𝐏𝐀𝐑𝐓𝐈𝐑𝐄 𝐎 𝐑𝐄𝐒𝐓𝐀𝐑𝐄!

Avendo sempre viaggiato molto (https://lnkd.in/dqUBiqEr) e avendo smesso di farlo (rispetto a prima) per colpa del Coronavirus, ora mi accingo a ripartire. Sempre però mantenendo solide le radici alla terra da cui provengo. Una terra montanara, da sempre attraversata dalle migrazioni di un tempo (l’uomo di Similaun e molti altri) e dagli eserciti (Annibale, Carlo Magno, Napoleone e molti altri). L’homo sapiens è migratore per nascita e per evoluzione ma ha da sempre compreso che fermarsi, restare in un posto, scegliere una località, non è sempre stata una necessità ma anzi ha costituito una opportunità di vita e di salvezza.
 
Nel caos attuale nel quale fingiamo tutti di stare bene e che le crisi riguardino solo gli altri, mentre ci stiamo incamminando verso la liquidazione di una specie, quella umana, un modo per allontanare l’apocalisse incombente potrebbe essere quello di rallentare, guardarsi intorno, diventare stanziale, radicarsi, ritornare alle terre di origine per difenderle, proteggerle, farle (ri)vivere: “dimostrando attenzione alla terra, ai boschi, alla memoria, al futuro”.
 
Nel libro Teti parla di nostalgia e di solastalgia (crasi di solace – consolazione – e nostalgia). La nostalgia è l’emozione che si prova nello stare lontani da una terra a cui si è sempre richiamati, la consolazione nasce dalla cura (sollecitudine, premura, attenzione, riguardo, ecc.), dal rispetto, dal farsi carico, dal recupero di paesaggi ed ecosistemi, dall’azione concreta, da pratiche etiche, dalla capacità di OLTREPASSARE (https://lnkd.in/eeFqRq5S) il presente per tornare a immaginare futuri possibili, anche utopici.
 
Io nel mio piccolo ci provo, anche senza rinunciare a viaggiare!
 
“𝑵𝒐𝒏 è 𝒏𝒆𝒄𝒆𝒔𝒔𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒇𝒇𝒆𝒓𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒂 𝒄𝒓𝒆𝒂𝒕𝒊𝒗𝒊𝒕à. 𝑰𝒏 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒄𝒉𝒊 𝒅𝒆𝒄𝒊𝒅𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒂𝒓𝒆, 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒑𝒖ò 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒈𝒖𝒂𝒓𝒅𝒂𝒓𝒍𝒐, 𝒎𝒆𝒏𝒕𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒊 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆 𝒓𝒂𝒅𝒊𝒄𝒊 𝒑𝒖ò 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒊ù 𝒊𝒍 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒕à 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒐 𝒄𝒊𝒓𝒄𝒐𝒏𝒅𝒂, 𝒑𝒖ò 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒑𝒓𝒆𝒕𝒂𝒓𝒍𝒐. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒍𝒆 𝒊𝒅𝒆𝒆 [𝒅𝒊 𝑷𝑨𝑪𝑬] 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒂𝒓𝒆, 𝒑𝒊ù 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒈𝒂𝒎𝒃𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒖𝒐𝒎𝒊𝒏𝒊.” ( Mario La Cava, Malafarina, 1988)