Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 libri per una lettura critica della tecnologia è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Kelly Kevin– Quello che vuole la tecnologia
Scheda libro
Titolo intero: Quello che vuole la tecnologia
Titolo originale: What Technology Wants
Genere: Scienze applicate
Listino: 29,00
Editore: Codice Edizioni
Collana: Codice
Pagine:400
Data uscita: 22/02/2011
Valutazione *****
Commento
Un libro importante da gustare piano alla scoperta del 'technium' e della sua volontà di potenza. Non tutte le visioni ottimistiche e tecnofile di Kelly sono da condividere ma con esse si devono confrontare tutti coloro che hanno deciso di elaborare una riflessione critica sulla tecnologia. Per capire più in profondità molti dei fenomeni tecnologici, sociali ed economici attuali servono libri come questo.
Autore
Kevin Kelly è uno scrittore, fotografo e ambientalista statunitense. Studioso di cultura digitale e asiatica, è cofondatore della rivista Wired di cui è stato direttore, ha partecipato alla creazione della prima comunità online The well e ha diretto Whole Earth Review. I suoi scritti sono apparsi sui maggiori quotidiani e periodici americani. Ha raggiunto il successo globale con il suo libro Out of Control pubblicato nel 1994. È un esponente chiave della cybercultura con uno sguardo positivo e tecnofilo, ben lontano e molto più profondo di molte sottocultura digitali oggi imperanti. Attualmente Kelly promuove un inventario di tutte le specie viventi, un progetto conosciuto anche come Linnaean enterprise.
Soltanto in un modo, ovvero offrendo opportunità […] la possibilità di conseguire buoni risultati si chiama tecnologia […]
la tecnologia espande la possibilità che chiunque possa trovare uno sbocco per le proprie inclinazioni personali…per questo motivo abbiamo l’obbligo morale di incrementare il meglio della tecnologia […]
questa è la tecnologia: l’accumulo di saperi , pratiche, tradizioni e scelte che consente a un singolo individuo di generare e prendere parte a un numero maggiore di idee…”
Il libro di Kevin Kelly, si legge tutto di un fiato e contiene molte intuizioni e riflessioni in grado di aiutare tecnologi, tecnofili e tecnofobi, tecnici e umanisti, fisici e biologi a ripensare le loro idee sulla tecnologia e relativi effetti sullo sviluppo umano. Dopo Out of Control, Kevin Kelly ha scritto una nuova opera essenziale per la comprensione della contemporaneità dell'era tecnologica nella quale siamo tutti immersi. Un libro utile, a comprendere i fenomeni della tecnologia a livello culturale e antropologico, ma anche a capire fenomeni come quello dei tablet o del successo di aziende innovative e di moda come Apple.
Il trionfo della tecnologia
La tesi su cui è costruito l’intero libro è riassunta sinteticamente nel titolo stesso e poi anticipata nel primo capitolo nel quale l’autore si interroga su cosa possa volere da noi una collezione di invenzioni umane inanimate come quelle che oggi riconosciamo sotto la categoria tecnologica. Pur ammettendo di vivere il suo rapporto con la tecnologia in modo contraddittorio Kevin Kelly ritiene che la risposta stia nella trasformazione della tecnologia in una specie di organismo umano animato e mosso da forse evolutive simili a quelle che operano nell’evoluzione della mente umana. L’osservazione delle tendenze conflittuali delle moderne tecnologie e della tensione che caratterizza la nostra vita quotidiana, combattuta tra i benefici dall’avere più tecnologia e la necessità personale di averne meno, è il punto di partenza di un percorso che non ha esiti scontati e che sottopone al lettore numerosi spunti utili a una riflessione critica fatta di numerose informazioni e nuove conoscenze.
Quello che vuole la tecnologia è un libro di quasi 400 pagine, ricco di riflessioni, esempi e comparazioni storiche che ci racconta come la tecnologia nel suo complesso non sia solo un guazzabuglio di fili e metallo, ma un organismo vivente e in continua evoluzione, con esigenze proprie e tendenze inconsce. Con l’occhio da studioso della complessità, Kelly ci presenta la realtà di una tecnologia nella sua fase di evoluzione attuale e diventata un sistema complesso in grado di auto-organizzarsi.
L’occhio dello studioso è rivolto verso le traiettorie future e i percorsi su cui è indirizzata la tecnologia. Si fa aiutare dalla storia dell’evoluzione tecnologica con narrazioni finalizzate a favorire l’ascolto di quello che la tecnologia vuole con l’obiettivo di preparare noi e i nostri figli alle tecnologie che inevitabilmente verranno. Solo allineando noi stessi con gli imperativi a lungo termine di questo sistema quasi-vivente, ci dice Kevin Kelly, saremo in grado di godere al meglio dei suoi doni. Una visione fiduciosa e trasparente, che travalica la distinzione tra umano e artificiale, tra scienza e umanesimo. Tra quello che la tecnologia vuole e quello che il genere umano ha sempre sperato per sé.
Secondo Kevin Kelly la tecnologia, come la personalità umana, è modellata da tre forze: uno sviluppo preordinato e inevitabile, l'influenza della storia e la forza di gravità del passato e infine il libero arbitrio collettivo di una società, in parole semplici le scelte che noi tutti facciamo ogni giorno.
A ognuno di noi piace pensare che in futuro tutto sarà possibile, nella tecnologia non lo è. Le prime due forze sono spesso in contrasto e condizionate dal nostro libero arbitrio, inteso come facoltà di compiere scelte individuali e prendere decisioni politiche collettive. Di fronte a tutte le possibilità esistenti, l’ambito delle scelte possibili è limitato anche se, rispetto a diecimila anni fa, le possibilità sono enormemente aumentate.
La tecnologia è spinta dalla forza dell'inevitabilità e si muove costantemente in avanti come mossa da una legge di causa ed effetto. Questa inevitabilità non nega la creatività, l'intelligenza, l'unicità di un singolo individuo, la sua possibilità di scelta o il desiderio intenzionale di puntare verso una direzione piuttosto che in un'altra. In parole povere mentre il telefono e la tecnologia per computer come i tablet erano in qualche modo inevitabili come prodotti di percorsi già iniziati, ci è voluto uno Steve Jobs per creare, produrre e portare al successo prodotti come l'iPhone, l'iPod e l'iPad.
La natura tripartita della tecnologia (Kevin Kelly ha coniato in realtà la parola Technium) corrisponde a quella dell'evoluzione biologica. Il vettore dell'inevitabilità è determinato dalle leggi della fisica e dall'auto-organizzazione emergente che guida l'evoluzione verso determinate forme. I dettagli dell'evoluzione rimangono imprevedibili, non i suoi macro-schemi. L'aspetto storico-contingente del cambiamento evolutivo è piegato qua e là da casualità e opportunità che si sommano per dare forma a nuovi ecosistemi dotati di motori propri. Tutto ciò sarebbe comunque monco se non intervenisse la funzione adattativa dell’innovazione creativa che aiuta il singolo individuo (singola specie) a risolvere nel contingente i problemi legati alla sopravvivenza quotidiana. Mentre in biologia ciò è spiegato con la forza selettiva, cieca e inconscia della natura, nella tecnologia la funzione adattativa è aperta alla volontà e alla libera scelta degli esseri umani (voglio l’iPad).
Nell'evoluzione biologica non c'è nessun designer, nella tecnologia (technium) c'è ed è per giunta un designer intelligente: 'sapiens'! Con le nostre scelte contribuiamo a plasmare il futuro della tecnologia (dopo l’iPad tutti i produttori hanno dovuto fare scelte diverse e le dovrà fare anche Apple se uno dei concorrenti attuali riuscisse a far compiere un ulteriore passo in avanti al technium nel suo stadio di evoluzione attuale).
"Invenzioni e scoperte sono cristalli innati nel technium, che attendono di manifestarsi. Non c'è nulla di magico in questi schemi, nulla di mistico nel fatto che la tecnologia abbia una direzione. Tutti i sistemi adattativi complessi che mantengono un'auto-organizzazione stabile (dalle galassie alle stelle marine alla mente umana) esibiranno forme emergenti e direzioni intrinseche. Chiamiamo queste forme inevitabili......." Kevin Kelly, Cosa Vuole la tecnologia
Nel suo tentativo di spiegare a cosa serve la tecnologia, Kevin Kelly ci coinvolge in un viaggio nella storia (la tecnologia ha anticipato il genere umano) del ‘technium’ (sistema tecnologico evolutivo completamente interconnesso) non solo nei suoi aspetti hardware e software ma soprattutto culturali, sociali, istituzionali, artistici e cognitivi. Nel viaggio impariamo così quanto sia stata veloce, grazie all'innovazione tecnologica (ad esempio il linguaggio), la marcia dei nostri antenati attraverso il pianeta. Da allora la tecnologia è cresciuta in modo esponenziale in termini di novità prodotti, e soluzioni, tutte creazioni umane che oggi riempiono in parte le nostre case ma in particolare i grandi supermercati e punti vendita della grande distribuzione.
L’evoluzione non è avvenuta in isolamento ma ha interessato contemporaneamente luoghi diversi (l’abaco e gli strumenti di caccia) della terra ed è avvenuta nella forma di un processo inesorabile e prevedibile che spesso si è manifestato con forme simili nello stesso periodo storico e di tempo (ad esempio l’invenzione della lampadina o della radio). La tecnologia si è evoluta al nostro fianco da sempre, fino a diventare e a creare una specie di corpo esteso, capace di sfruttare tecnologie che si sono susseguite nel tempo, cambiando lo scenario e il paesaggio nel quale sono state immerse. Questo corpo esteso negli esseri umani si è manifestato nelle menti favorendo l’evoluzione di nuove idee (“le idee non sono mai sole e volano in stormo”), di innovazioni costanti (“gran parte dello sviluppo avviene automaticamente”), e di cambiamenti (“i miglioramenti anche minimi sono compensati dal loro replicarsi, così che le innovazioni si diffondono costantemente attraverso la popolazione”). La prevedibilità dell’evoluzione tecnologica non riguarda singoli prodotti o singole invenzioni ma la sua essenza concettuale e ‘biologica’.
Nel suo essere tecnofilo Kelly sembra non prestare attenzione al fatto che l’evoluzione solitamente non prevede la presenza di leggi e di forze che spingono in un’unica direzione e non funziona come lui la descrive. Molti processi evolutivi sono semplicemente contingenti e dipendenti dall’ambiente in cui si manifestano e dettati da ‘caso e necessità’ come ha scritto molti anni fa il biologo Monod ma anche come ha sostenuto l’antropologo Stephen Jay Gould (non stareste leggendo questo testo se un meteorite non avesse casualmente colpito la terra 65 milioni di anni fa). Kelly sembra suggerire una specie di determinismo evolutivo identificabile anche in alcune fasi di transizione rappresentata dal linguaggio, dal sapere orale e dalla scrittura, dalla stampa, dal metodo scientifico, dalla produzione di massa fino alla comunicazione globale e ubiquitaria moderna.
La tecnofilia di Kelly, in alcune parti del libro, rasenta il misticismo tecnologico e la deificazione della tecnologia come forza propulsiva (“la tecnologia è attualmente un fenomeno divino che riflette la forza di dio”). Ne parla in modo esplicito nell’ultimo capitolo del libro quando sostiene che “la tecnologia può rendere migliore una persona […] offrendo opportunità”, oppure che “il technium è necessario per il miglioramento umano” e che “se esiste dio, il technium è l’arco che sta sulla sua spalla” (sembra di sentire il Nietzsche del superuomo, corda tesa tra il bruto e l'abisso, una fune sopra l'abisso). Dio è presente anche nei nuovi prodotti e manufatti tecnologici come smartphone e tablet (“in un telefono cellulare c’è più divinità che in una rana”).
Secondo Kelly “la tecnologia estende la possibilità che chiunque possa trovare uno sbocco per le proprie inclinazioni personali e per questo motivo abbiamo l’obbligo di incrementare il meglio della tecnologia”. Uno sguardo troppo accondiscendente impedisce all’autore di cogliere anche gli effetti indesiderati per farne argomento di approfondimento e di nuove riflessioni.
Manca nel libro di Kelly qualsiasi riferimento all’economia e alle forze economiche che la possono guidare quali il marketing, la psicologia e la sociologia. Una maggiore attenzione ai fenomeni sociali e psicologici avrebbe potuto permettere una visione critica di alcune tendenze comportamenti emergenti e degli effetti negativi delle nuove tecnologie e dei media sociali, ad esempio sulle nuove generazioni di nativi digitali. Generazioni che, secondo Kelly, dovrebbero essere evolute in parallelo e in modo ‘integrato’ con l’evoluzione del technium.
I critici di Kevin Kelly ritengono che il suo tentativo di costruire una teoria dalle solide basi sia fallito così come lacunose siano le previsioni e le prescrizioni che associa alla tecnologia. Difficile pensare che Kelly abbia cercato di proporre una teoria del tutto e di averlo fatto mettendo la tecnologia al centro. Il libro è semplicemente la proposizione di uno studioso, attento delle trasformazioni indotte dalla tecnologia, e il tentativo di interpretare il fenomeno tecnologia nella sua specificità e sorprendente novità.
Una frase come “…la tecnologia sta acquistando una propria autonomia e sempre più imporrà la propria agenda che comunque include come principale conseguenza la massimizzazione delle possibilità a nostro vantaggio”, sembra suggerire una visione celestiale del mondo tecnologico prossimo venturo. Kelly sembra convinto che questa visione sia giusta e usa tutti gli espedienti di scrittore e le conoscenze di esperto per convincere anche i lettori della sua bontà. Che ci riesca è discutibile ma sicuramente è nel giusto quando ci suggerisce di impegnarsi costantemente in giochi infiniti come quelli del technium, dell’evoluzione e della vita. Tutti giochi senza confini e che si giocano per continuare a tenere in vita il gioco. Benché la singolarità sia vicina come scrive da tempo Ray Kurzweil, l’obiettivo principale è “di poter continuare a giocare, di esplorare ogni mondo possibile per farlo, di includere tutti i giochi e tutti i possibili giocatori, di ampliare la nozione di gioco, di usare tutto, di impadronirsi di niente, di seminare in tutto l’universo giochi improbabili e di andare oltre tutto ciò che è venuto prima”.
Così facendo “saremo in grado di generare più scelta, più opportunità, più connessioni, più diversità, più pensiero, più bellezza e più problemi: maggiori problemi che si sommano a maggiori benefici, in un gioco infinito che vale la pena di giocare”.
Questo è quello che vuole la tecnologia!
Bibliografia
- Out of control The New Biology of Machines, Social Systems and the Economic World (Perseus Books, 1995)
- New Rules for the New Economy: 10 Radical Strategies for a Connected World (Penguin, 1999)
- Bicycle Haiku (2001)
- Asia Grace (2002)
- Cool Tools (2003)
- Bad Dreams (2003)
- Quello che vuole la tecnologia (2010), Codice Edizioni